Orologi da polso

 

 

Alessandra Doratti

 

 

 

 

 

È indubbio che il perfezionamento nei meccanismi degli orologi portatili - dall'avvento decisivo dello scappamento ad ancora svizzero al sistema di produzione antiurto, alla progressiva riduzione del volume e del peso nella sempre più precisa misurazione del tempo - abbia avuto un ruolo determinante nella storia degli orologi da polso. Eppure autorevoli studiosi ricordano che tecnicamente tutto sarebbe stato pronto per la diffusione massiva dell'orologio da polso almeno un secolo prima del trionfo. Essi ricordano che tra il 1770 e il 1787 gli studi di Perrelet e di Breguet erano già arrivati alla razionalizzazione di un sistema di carica automatica, e che lo stesso Breguet aveva messo a punto un sistema antiurto assai prima che si cominciasse a praticare e a perfezionare il metodo parachute. La moda stessa, del resto, avrebbe dovuto anticipare l'arrivo dell'orologio da polso anche per l'uomo. Nei primi decenni dell'Ottocento, infatti, pantaloni e gilet diventano attillatissimi e l'uomo comincia a conoscere i problemi che lo costringeranno, alle soglie del Duemila, a girare per la strada addirittura con il borsetto. I produttori di orologi si rendono conto dell'imbarazzo e provvedono mettendo sul mercato orologi sempre più piatti e di sempre minori dimensioni: tanto che per arrivare all'orologio da polso, a questo punto, non mancherebbe in pratica che il cinturino. Ma anche queste ingegnose miniature restano per l'uomo ancora orologi da tasca e solo le donne sembrano approfittare del progresso sfoggiando i loro orologini da polso, con il debito tributo alla gioielleria.

 

Entusiasmo, femminile resistenze maschili


Perché dunque questa resistenza maschile all'orologio da polso? Una resistenza c'è, astiosa quanto ingiustificata, fino all'alba degli anni Venti. «La sciocchezza oggi di moda» scrive nel 1917 il professor Bock di Amburgo, autorevole studioso del costume, «di portare l'orologio a braccialetto e cioè esponendo lo strumento ai movimenti più violenti e agli sbalzi più pericolosi della temperatura scomparirà presto, speriamo bene», Rifacendosi ai misteri dell'inconscio, qualche autore sostiene che la riluttanza dell'uomo ad accettare l'orologio da polso si spiega nel timore di assumere un aspetto femminile individuato nel braccialetto: il che può essere anche vero, ma nessuno potrebbe provarlo.
Certo è che il problema non si pone più quando le oggettive necessità della vita ne ribaltano i termini. Jaquet e Chapuis ricordano che nel 1880 Girard-Perregaux fornisce orologi da polso agli ufficiali superiori della Marina da guerra tedesca. Qualche anno più tardi, durante la guerra dei Boeri, altri orologi da polso svizzeri sono dati in dotazione agli ufficiali dell' artiglieria inglese ed uno di loro rilascia alla direzione dell'Omega, che la fa pubblicare immediatamente sui giornali di tutta l'Europa, una dichiarazione nella quale si afferma la ormai inderogabile necessità di un'ora comune nell'azione dei reparti mandati al combattimento.
La prima guerra mondiale segna la svolta decisiva. La divisa, tanto degli ufficiali che dei soldati, non favorisce la complessa, per quanto elegante e gratificante operazione di ricerca e di lettura dell'orologio fatto per i taschini dell'abito borghese. Bisogna sapere l'ora precisa, e saperla subito, di giorno e di notte, possibilmente restando immobili. Se già Napoleone diceva che soltanto lui sapeva quanto valgono, in guerra, anche i cinque minuti, adesso milioni e milioni di uomini da una parte come dall'altra del fronte sanno che anche pochi secondi ed anche pochi centimetri possono decidere della loro vita o della morte.
Sono del 1914 anche i primi cronografi da polso realizzati da Gaston Breitling, figlio di Leon, che fondò la casa nel 1844 e che legò il suo nome proprio alla fabbrica dei contatori e dei cronografi da tasca.
L'orologio da polso comincia a entrare così, dopo secoli di avventure individuali, nella prepotenza della diffusione di massa. La guerra moderna, fondata sul movimento sincronizzato delle unità di terra, del mare e dell'aria, ha creato il bisogno oggettivo, e l' industria non ha chiesto che di soddisfarlo, battezzando i nuovi prodotti con nomi riferiti alla guerra: gli svizzeri ad esempio producono un modello Army, e gli americani si fanno fare da Cartier l'orologio da polso Tank.
La guerra finisce, la storia dell'orologio da polso continua, favorita questa volta nella conquista dei mercati, dal progresso industriale che la guerra stessa ha innescato.
La totale autonomia del meccanismo è stata raggiunta, il servizio è stato migliorato consentendo di leggere l'ora persino di notte attraverso lancette e numeri fosforescenti dovuti prima al fosforo e poi, verso la fine degli anni Cinquanta e Sessanta, al radio, sostanza radioattiva il cui uso è ora vietato e sostituito dal tritium. Nuove strade si aprono, sono quelle dello sport, che proprio con gli anni Venti si avvia alla sempre più precisa, infinitesimale contabilità dell'agonismo, e sono soprattutto quelle di una società ormai profondamente cambiata da nuove esigenze. La gente viaggia sui treni, sul tram-way, corre in automobile, viaggia per mare e qualche temerario anche per aria, su incredibili macchine volanti, i diplomatici hanno impegni continui, gli esploratori attraversano interi continenti, i medici raccomandano l'esercizio del moto controllato, tanto che sia uomini che donne portano nei tacchi delle scarpe ingegnosi contapassi meccanici. In ogni caso poter contare sulla pronta lettura dell'ora esatta è una necessità. Ma prima ancoraè la giornata della gente comune che impone nuovi ritmi legati alla distribuzione delle diverse attività nelle frazioni di tempo.

 


La lunga marcia della tecnica cronometrica


L'orologio da polso negli anni Venti esce dalla fase pionieristica; le grandi marche che credono e puntano molto sulla diffusione di questo nuovo tipo di orologio creano dei modelli che faranno storia. Con piccole e insignificanti modifiche si trasformano gli orologini da donna fino ad ora usati come spilla o pendenti da collo in orologi da polso. Si vedono comunque ancora in commercio casse con cerniere e quadranti in smalto vetrificato di origine ottocentesca. I prezzi sono vertiginosi specie per quanto riguarda i modelli delle Case tradizionali. Il mercato degli anni Trenta preferisce di gran lunga la produzione degli orologi da polso anziché quelli da tasca che da questo momento segneranno un costante declino. Alcune marche realizzano i loro modelli su ordinazione, personalizzando così l'orologio; si iniziano anche le costruzioni con fasi di luna che preludono agli anni Quaranta: ci sono in questo momento orologi ricercatissimi. Negli anni Quaranta la ricerca tecnica è concentrata sul miglioramento della resistenza e l'impermeabilità della cassa. Sono anni in cui il mercato è esigente e si creano soprattutto modelli di tipo complicato e sportivo quali: cronografi, cronografi rattrappanti e calendari astronomici (con fasi di luna). Il metallo usato per la fabbricazione della cassa non è più necessariamente di tipo nobile e oltre all'oro, pur sempre usato, si utilizza anche l'acciaio inossidabile. Alla fine del decennio ha inizio la produzione di orologi muniti di parachute.
Gli anni Cinquanta segnano il trionfo degli orologi automatici che diventano sempre più precisi. Se prima solo la Rolex ora anche le altre marche sono in grado di garantire un perfetto automatico, con l'inserimento della data sul quadrante e sistema paraurti. Questo tipo di orologeria vede ben quotati gli orologi complicati e solo poche marche e modelli hanno il privilegio di essere collezionati.
Negli anni Sessanta e Settanta l'orologio da polso ha raggiunto l'apice della produzione. Gli orologi raffinati sono di grandi marche, ma si diffondono comunque marche economiche con esemplari di buon livello.

 

 

 

Alessandra Doratti