Enrico Lucchese
ARTISTI E OPERE DEL SETTECENTO
ALLA NARODNA GALERIJA DI LUBIANA:
MIGLIORI, HENRICI, PAROLI
L’importanza di un
museo si misura anche nella qualità dei suoi cataloghi, una
considerazione che può essere applicata con giustezza alla galleria
nazionale della capitale slovena, la cui pinacoteca è stata oggetto
delle ricerche di Federico Zeri. L’ampia schedatura, condotta dal grande
conoscitore assieme a Ksenija Rozman, su dipinti dal medioevo all’età
contemporanea conservati presso la Narodna galerija e nel resto della
Slovenia,1
si distingue per l’essenzialità e densità delle informazioni offerte in
modo piano, secondo un modello catalografico tipicamente anglosassone.2
Pur non giungendo
sempre allo svelamento dell’autore di ogni opera considerata, il
catalogo di Zeri e Rozman ha offerto dunque gli strumenti per ogni
successiva attribuzione o approfondimento.
1. Francesco Migliori, Dio
padre, la Madonna con il Bambino, san Giuseppe (o Pietro),
san Sebastiano, san Rocco, san Francesco d’Assisi e sant’Antonio da
Padova.
Lubiana, Narodna galerija.
È il caso di un
modelletto per pala d’altare con Dio padre, la Madonna con il
Bambino, san Giuseppe (o Pietro), san Sebastiano, san Rocco, san
Francesco d’Assisi e sant’Antonio da Padova (fig. 1), pervenuto alla
galleria di Lubiana dal locale Narodni muzej e correttamente assegnato a
pittore veneziano della prima metà del XVIII secolo.3
Se la presenza nel
dipinto di santi dell’Ordine francescano e di Rocco e Sebastiano,
patroni contro le epidemie di peste, hanno suggerito una commissione
legata a tali due fattori, la questione della paternità della tela è,
per usare le parole della stessa scheda, ancora aperta nonostante la sua
indubbia qualità pittorica, ben ravvisabile nella fresca quanto attenta
esecuzione dei panneggi, delle carni e, soprattutto, nella cura
chiaroscurale dell’intera composizione.
Tali elementi formali permettono di restituire ora con sicurezza il
bozzetto, che presenta comunque una condotta rifinita al punto da
individuare peculiari stilemi (dai profili dei singoli personaggi a
determinati atteggiamenti e pose), alla mano di un interessante minore
veneziano di primo Settecento, Francesco Migliori (1684–1736).4
A questo pittore, la cui attività venne funestata da una malattia
mentale che gli precluse la rinomanza adeguata ai propri meriti,5
sono state rivendicate di recente delle opere in Friuli6
e a Rovigno d’Istria7
che, con il dipinto sloveno in esame, attestano una sua notevole
presenza a nord-est di Venezia. Avvicinabile con facilità alle due
palette di Lavariano o a quella di Rivolto di Codroipo come anche alla
serie di tele per la chiesa veneziana di San Marcuola, databili
quest’ultime a partire dal 1729 fino all’anno della scomparsa
dell’artista,8
Dio padre, la Madonna con il Bambino e santi di Lubiana
testimonia l’adesione di Migliori maturo agli insegnamenti di Sebastiano
Ricci: da questi Francesco desume la “forza di colorito” controllata da
una “esattezza di disegno”9
che non può vedere estraneo l’astro di Antonio Balestra10
coniugato con la conoscenza della cultura bolognese, chiamata per altro
in causa pure per i suoi inizi neotenebrosi al seguito di Piazzetta e
Bencovich, artisti anch’essi – come si sa – legati all’ambiente
pittorico felsineo. A ulteriore confronto per il dipinto della Narodna
galerija si possono proporre ancora due inediti di Francesco Migliori.11
2. Francesco Migliori,
Giuseppe spiega i sogni. Collezione privata.
Negli inventari del
1722 della collezione di Augusto III a Dresda si ricordava di lui una
serie di dipinti di tematica sacra e profana, tra cui un Giuseppe
spiega i sogni andato poi distrutto durante la seconda guerra
mondiale, soggetto che appare replicato in una tela passata in asta a
Roma come di maestro veneto del XVII secolo (fig. 2)12:
la sua piena autografia può essere documentata dalla figura del compagno
di carcere di Giuseppe, analogo al Sileno del corteo di Bacco e
Arianna dello stesso gruppo delle tele spedite in Germania
all’inizio del terzo decennio del Settecento,13
cronologia da tener presente anche per l’opera ora pubblicata.
3. Francesco Migliori,
Santi Felice e Fortunato torturati. Chioggia, cattedrale di Santa
Maria Assunta.
Deve essere considerato di Francesco Migliori pure l’olio su tela con i
Santi Felice e Fortunato torturati della parete destra nella
cappella absidale di sinistra della cattedrale di Chioggia (fig. 3). Il
dipinto, posto accanto a pitture di Gaspare Diziani e Giambettino
Cignaroli, fa parte di una serie di sei scene dedicate ai patroni della
città veneta,14
un insieme “studiato in modo episodico e frammentario, quando non sia
stato letto in modo assolutamente acritico”.15
Propugnatore della decorazione della cappella dei Santi Felice e
Fortunato fu il vescovo chioggiotto Giovanni Soffietti (1716–1731) che
diede “alle stampe a Venezia nel 1728 un suo progetto per illustrare le
fasi del martirio dei santi attraverso un ciclo pittorico”,16
al quale concorsero i locali podestà di cui si vedono gli emblemi e i
monogrammi incastonati nello zoccolo sottostante le varie tele; tra 1734
e 1745 viene datata la collocazione delle opere della parete destra
dell’ambiente.17
Ora, se per il vicino dipinto di Diziani appare proposta per via
stilistica una cronologia al 1735 e per la Decollazione dei santi
Felice e Fortunato di Cignaroli è certo l’anno 1737,18
relativamente ai Santi torturati del duomo di Chioggia va quindi
ipotizzato un arco temporale circoscritto al 1734–1736, l’anno probabile
della morte di Migliori: rimandano al suo stile caratteristico i volti e
le soluzioni anatomiche dei vari personaggi, molto vicini al simile per
tematica Martirio dei santi Ermagora e Fortunato della sacrestia
di San Marcuola a Venezia (di cui si può certificare un primo pagamento
nel 1729).19
Ritornando ai cataloghi sloveni di Zeri, è evidente la predilizione,
abituale per il filologo, nei confronti di personalità artistiche
secondarie che si dimostrano comunque di notevole importanza per la
comprensione di determinati periodi, gusti e attitudini culturali.
4. Carl Henrici, Concerto
orientale. Lubiana, Narodna galerija.
5. Carl Henrici, Concerto
orientale. Lubiana, Narodna galerija.
A questo gruppo può
essere ricondotto anche Carl Henrici (1737–1823),20
del quale sono conservate, come deposito dell’accademia musicale di
Lubiana, presso la Narodna galerija due tele di argomento orientale, di
cui una firmata e datata 1786, provenienti dalla collezione Attems a
Bistrica (fig. 4–5).21
Nelle schedature Zeri segnalava due repliche con varianti (64 x 98 cm)
apparse alla Galerie Pardo di Parigi nel 1983: ad esse bisogna
aggiungere altre due versioni di dimensioni più ridotte messe in vendita
qualche anno più tardi sempre a Parigi ma all’Hôtel George V,22
ulteriore testimonianza del successo di una composizione derivata da
un’invenzione di Carle Van Loo a sua volta incisa nel 1766 da Claude
Antoine Littret de Montigny.23
Di tasso superiore appare invece il dipinto, ancora una volta parigino,
esposto nel 1999 dall’antiquario Biancarelli come di anonimo veneziano e
da intitolare Ester denuncia Aman davanti ad Assuero (fig. 6):24
un’originale interpretazione nordica dello straordinario Banchetto di
Antonio e Cleopatra che Giambattista Tiepolo aveva eseguito verso il
1744 (oggi a Melbourne) e del cui modelletto (Parigi, Musée Cognacq-Jay)
Pietro Monaco trasse un’incisione.25
Autentico capolavoro di Henrici, avvezzo a opere dalle composizioni e
dalla condotta pittorica molto meno complesse, il nuovo dipinto francese
dimostra, come i due pendants di Lubiana,26
quale magico potere d’attrazione Venezia, alla stregua di una Cleopatra
reincarnata, esercitasse nel Settecento nei confronti dei forestieri,
artisti e commitenti.27
All’influenza
veneziana, misurata in una prospettiva molto più ‘paesana’ ma non per
questo meno affascinante, rimanda pure una paletta di Antonio Paroli
(1688–1768), pittore educatosi in laguna e attivo per lo più a Gorizia e
dintorni.28
7. Antonio Paroli, Sante
Orsola, Monica e Caterina d’Alessandria. Collezione privata.
Partendo dall’alto,
vi sono raffigurate le Sante Orsola, Monica e Caterina d’Alessandria
(fig. 7),29
riconoscibili per i caratteristici attributi: Orsola reca le frecce del
suo martirio, la madre di Agostino è in abito monacale e porta un
pastorale, prefigurazioni degli ordini religiosi femminili, la
principessa egiziana ha la consueta ruota dentata spezzata. Sul retro
della tela è conservata un vecchio cartellino che recita »Gian Bettino
Cignaroli 1706–1770. Giovanni Paroli da Gorizia (700) [attrib. da Comm.
Morassi]«.30
La primitiva attribuzione a Cignaroli, che non deve stupire visti i
legami del veronese con la committenza del nobile erudito goriziano
Sigismondo d’Attems, mecenate anche di Antonio Paroli,31
venne quindi rifiutata già da Antonio Morassi. Lo studioso avanzò più
convincentemente il nome di Paroli, da confermare recisamente alla luce
delle ricerche di Šerbelj. È tutto di questo petitmaître lo
smaltato stile naïf – ma per questo non sprovveduto – con cui
sono eseguite le tre sante, tipiche interpreti di un repertorio noto nel
territorio, che disinvolte galleggiano nello spazio secondo una
tradizione visiva provinciale: protagoniste di una paletta da oratorio
collegabile con ogni probabilità agli aspetti devozionali divulgati
dalle suore orsoline, presenti nel capoluogo isontino con un importante
monastero e con molte proprietà nelle vicinanze (come per esempio a
Ruda),32
le sorridenti Sante Orsola, Monica e Caterina d’Alessandria
abbondano, come frequentemente accade per fenomeni creativi lontani dai
grandi centri artistici, di rustica poesia.
Enrico Lucchese
ZBORNIK ZA UMETNOSTNO ZGODOVINO (NOVA VRSTA).
vol. XLIII; pp. 246-258 , ISSN: 0351-224X
NOTE
1
1 Federico Zeri [Ksenija Rozman], Tuji slikariji od 14. do 20.
stoletija (Lubiana, Narodna galerija), Ljubljana 1983; Federico Zeri
Ksenija Rozman, Evropska tihožitja iz slovenskih zbirk – Natura morta
europea dalle collezioni slovene (Lubiana, Narodna galerija),
Ljubljana 1989; Federico Zeri Ksenija Rozman, Evropski slikarji iz
slovenskih zbirk – Maestri europei dalle collezioni slovene
(Lubiana, Narodna galerija), Ljubljana 1993; Federico Zeri Ksenija
Rozman, Evropski slikarji: Katalog stalne zbirke, Ljubljana 1997,
di cui esiste una prima traduzione sintetica (Federico Zeri
Ksenija Rozman, European painters. Catalogue of Permanent
Collection, Ljubljana 1997) e, infine, un’ulteriore completa in
memoria dello stesso Zeri (morto nel 1998): Federico Zeri Ksenija
Rozman,
European Paintings. Catalogue of the Collection, Ljubljana 2000.
2 Nella storia del “genere letterario” della schedatura
scientifica delle opere d’arte pare allora fondamentale l’esperienza
dello stesso Federico Zeri all’inizio degli anni Settanta per conto del
Metropolitan Museum di New York, modello per tutti i cataloghi che lo
studioso realizzò successivamente a Lubiana.
3 Lubiana, Narodna galerija. Inv. 1236. Olio su tela
applicata a tavola, cm 25,7 x 20,1. Zeri [Rozman] 1983, cit. n. 1, p.
121: cat. 35; Zeri Rozman, Evropski slikarji …, 1997, cit. n. 1, p. 91
cat. 60; Zeri Rozman, European painters …, 1997, cit. n. 1, p. 46: cat.
60; Zeri Rozman 2000, cit. n. 1, p.93: cat. 60.
4 Per un profilo, Rodolfo Pallucchini, La pittura nel
Veneto. Il Settecento, II, Milano 1996, pp. 70–76.
5 Ignorato dalla penna di Anton Maria Zanetti sia nel 1733
che nel 1771, Migliori venne ricordato ai suoi tempi da Pietro
Guarienti,
Abecedario pittorico del M. R. P. Pellegrino Antonio Orlandi
bolognese contenente le Notizie de’ professori di pittura, scoltura, ed
architettura in questa edizione corretto e notabilmente di nuove Notizie
accresciuto, Venezia 1753, p. 194:“nella prima sua età e maniera
dipinse con tale forza di colorito, ed esattezza di disegno, che da
tutti gli veniva fatto il pronostico di dover essere col tempo il
migliore pittore della sua età; ma per un impensato accidente avendo
perduto il cervello, benché dopo qualche tempo avesse riacquistato la
cognizione e il giudizio, pure non poté più riprendere il vago ed
aggiustato stile di dipingere, onde prima della sua disgrazia
pregiavasi”.
6 Giuseppe Pavanello, Schedule sei e settecentesche. IX. Due
dipinti di Francesco Migliori in Friuli, Arte in Friuli Arte a
Trieste, 16–17, 1997, pp. 90–91; Idem, Schedule settecentesche: da
Tiepolo a Canova. V. Una pala di Francesco Migliori a Rivolto di
Codroipo, Arte in Friuli Arte a Trieste, 18–19, 1999, pp. 72–74; Guseppe
Bergamini, in Apocalisse. L’ultima rivelazione (Illegio, Casa delle
esposizioni, 28. 4.–30. 9. 2007. ed. Alessio Geretti), Milano 2007, p.
201, cat. 55.
7 Višnja Bralić, Slikarski izvori i tokovi u Zbirci starih
majstora. Slike od 16. do 18. stoljeća – Invenzioni e intepretazioni
pittoriche nella Collezione d’Arte Antica. Dipinti dal XVI al XVIII
secolo (Rovigno, Museo Civico), Rovinj 2005, pp. 80–82; Eadem, in
Višnja Bralić Nina Kudi Burić, Istria pittorica. Dipinti dal XV al
XVIII secolo. Diocesi Parenzo-Pola, Rovigno – Trieste 2005, pp.
350–352.
8 Cf. Pallucchini 1996, cit. n. 4, pp. 72–76, con
bibliografia.
9 Guarienti 1753, cit. n. 5, p. 194.
10
Cf. Pavanello 1999, cit. n. 6, p. 72.
11
Cf. Pallucchini 1996, cit. n. 4, p. 71. Richiamano senza dubbio la
pittura a Bologna nel Settecento pure i quattro ovali di Zara e di Traù
assegnatigli da Radoslav Tomić, Djela Francesca Migliorija u Dalmaciji,
Radovi Insituta za povijest umjetnosti, 24, 2000, pp. 161–164,
che – seguendo il ragionamento dello studioso croato – evidenziano un
netto orientamento accademico emiliano: proprio per tale motivo i
dipinti in Dalmazia, a mio parere, vanno espunti dal catalogo di
Francesco Migliori per essere meglio accostati ai modi del bolognese
Francesco Monti o della sua cerchia, artista in rapporto con l’ambiente
artistico veneto come sancito da Ugo Ruggeri, Francesco Monti “falso
veneziano”, Nicola Grassi e il Rococò europeo (atti del congresso
internazionale di studi, Tolmezzo 1982), Udine 1984, pp. 239–253.
12
Olio su tela, cm 75 x 127: era il lotto 107 della vendita del 17
febbraio 2002 presso la casa d’Aste Antonina, a Roma.
13
Cf. Angelo Walther, in: Gemäldegalerie Dresden alte Meister: Katalog
der ausgestellen Werke, Dresden 1992, p. 267; Pallucchini 1996, cit.
n. 4, pp. 70–71; Gemäldegalerie alte Meister Dresden. II.
Illustriertes Gesamtverzeichnis (ed. Harald Marx), Köln 2005, p.
366.
14
Cf. Rodolfo Pallucchini, Nota per Gaspare Diziani, Arte Veneta,
II, 1948, pp. 135–137; Giuseppe Lorenzetti, Venezia e il suo estuario,
Trieste 1963, pp. 841–842; Anna Zugni Tauro, Gaspare Diziani,
Venezia 1973, p. 71; Antonio Umberto Marcato, Chioggia, in La
Laguna, III, La storia e l’arte. Chioggia-Cavarzere-Cona
(ed. Camillo Semenzato), Venezia 1992, p. 247 e ss.; Debora Tosato,
Giambettino Cignaroli a Venezia, Arte Veneta, 49, 1999/1, pp.
103–104, 111; Vincenzo Tosello, Cattedrale di Chioggia. Santa Maria
Assunta. Cenni storici-artistici, Chioggia 2006, p. 9.
15
Sandro Sponza, Dipinti restaurati nella cattedrale, Chioggia
1983, riportato da Marcato, 1992, cit. n. 14, p. 252.
16
Marcato 1992, cit. n. 14, p. 252: si tratta di Giovanni Soffietti,
Relazione istorica del martirio, traslazioni, e invenzioni de’ santi
fratelli e martiri Felice, e Fortunato protettori di Chiozza,
Venezia 1728.
17
Iginio Tiozzo, La cattedrale di Chioggia. Notizie storiche,
Chioggia s. d., pp. 32–33, riporta inoltre un’attribuzione tradizionale
a Giambattista Tiepolo per il dipinto in esame, da lui intitolato
Stiramento dei corpi dei santi Felice e Fortunato; Pallucchini 1948,
cit. n. 14, p. 136, lo considerava di “mediocre tiepolesco”; Sandro
Sponza, Chioggia, Quaderni della soprintendenza ai beni artistici e
storici di Venezia, 14 (Restauri a Venezia 1967–1986), 1986, pp.
154, 157, lo assegnava a “pittore di notevole qualità” seguace di
Giambattista Pittoni, con datazione al 1735.
18
Cf. rispettivamente Zugni Tauro 1973, cit. n. 14, p. 71 e Tosato 1999,
cit. n. 14, pp. 103, 111 n. 19.
19
Cf. Paola Sorato, Due artisti poco conosciuti nella chiesa di S.
Marcuola a Venezia: G. Susali e F. Migliori, Atti dell’Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CXXXVIII (1979–1980), pp.
388–389; Pallucchini 1996, cit. n. 4, pp. 72, 75.
20
Per un recente profilo, Marina Botteri Ottaviani, Carl Henrici: un
pittore, una città, Bolzano 1700–1800. La città e le arti
(Bolzano, Museo Civico), Milano 2004, pp. 194–221.
21
Pubblicati da Anica Cevc, Stari tuji slikari XV–XIX. stoletja.
I. Ljubljana (Lubiana, Narodna galerija), Ljubljana 1960, p. 37 cat.
94–95; cf. Zer [Rozman] 1983, cit. n. 1, pp. 153–154: cat. 82–83; Zeri
Rozman 1997, cit. n. 1, pp. 158–160 cat. 104–105, in cui viene segnalata
una Mascherata recentemente ripresentata da Botteri Ottaviani
2004, cit. n. 20, pp. 218–219; Zeri Rozman, European painters …, 1997,
cit. n. 1, p. 75: cat. 104–105; Zeri Rozman 2000, cit. n. 1, pp.
162–164: cat. 104–105: di Henrici è segnalata anche una tela,
raffigurante un Ballo in maschera, al Pokrajinski muzej a
Maribor. Artista girovago nella prima fase della propria carriera,
Henrici ebbe modo di soggiornare anche a Lubiana, Zagabria e a Trieste
prima di approdare a Venezia: nel capoluogo giuliano sono conservate due
sue opere di tematica identica a quella delle tele a Lubiana presso il
castello di Miramare (cf. Il Museo storico del castello di Miramare,
ed. Rossella Fabiani, Vicenza 2005, p. 181 cat. 355–356); una Madonna
con il Bambino dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste (inv.
682) gli viene attribuita con convincenti argomenti da Elisabetta De
Giosa, Antonio Caccia e la sua collezione nella Trieste del secondo
Ottocento, A. A. 2003–2004 (tesi di laurea, relatore Enrico
Lucchese, Università degli studi di Trieste), pp. 91–92.
22
Olio su tela, cm 48,5 x 64. Sono pessime le due illustrazioni presenti
nel catalogo dell’asta del 14 aprile 1989.
23
Cf. Zeri Rozman 2000, cit. n. 1, p. 163; Luca Scarlini, Alpi d’Oriente:
Carl Henrici e le turcherie, Bolzano 1700–1800. La città e le arti
(Bolzano, Museo Civico), Milano 2004, pp. 263, 272–273 cat. 61.
24
Ester, 5–7.
25
Nella stampa la composizione fu trasformata nel Convito di Nabal, cf.
Davide Apolloni, Pietro Monaco e la raccolta di Centodieci stampe di
pittura della storia sacra, Monfalcone 2000, pp. 262–263. Per i
dipinti tiepoleschi cf. Francis Haskell, Algarotti and Tiepolo’s
‘Banquet of Cleopatra’, The Burlington Magazine, C/663, (June),
1958, pp. 212–213; Adriano Mariuz, Le storie di Antonio e Cleopatra.
Giambattista Tiepolo e Girolamo Mengozzi Colonna a Palazzo Labia,
Venezia 2004, pp. 14–16.
26
Cf., per la fortuna di questi soggetti esotici anche nella bottega
guardesca, catalogo della mostra Guardi. Quadri turcheschi,
(Venezia, Fondazione Giorgio Cini, ed. Alessandro Bettagno) Milano 1993.
27
Cf. Mariuz 2004, cit. n. 25. Come ipotesi di lavoro pare allora lecito
chiedersi se è possibile instaurare, come sembra, dei rapporti tra
Henrici e Johann Heinrich Tischbein il Vecchio (1722–1789), le cui opere
di genere come I giocatori al ridotto di collezione privata
veneziana, rivelano nei modi pittorici e in certe fisionomie caricate
inaspettati paralleli con la simile produzione dello slesiano (cf.
Giuseppe Pavanello, Johann Heinrich Tischbein, un pittore tedesco del
Settecento a Venezia, Arte Veneta, 45, 1993/2, pp. 78–85).
28
Cf. Ferdinand ?erbelj, Antonio Paroli 1688–1768 (Lubiana, Narodna
galerija), Ljubljana 1996; Idem, La pittura barocca nel Goriziano
(Lubiana, Narodna galerija), Ljubljana 2002, in particolare per
Giacobbe e Rachele al pozzo e per il Ritrovamento di Mosè ora
alla Narodna galerija di Lubiana, pp. 138–139 cat. 39, con bibliografia.
29
Collezione privata. Olio su tela, cm 124 x 71,5.
30
Più sotto vi è anche l’indicazione dell’ultimo restauro, concluso il 16
febbraio 1983 da Lucio Zambon.
31
Cf. Enrico Lucchese, Nuove opere di Antonio Paroli e un appunto sulla
decorazione della villa di Sigismondo d’Attems, Barok na Goriškem.
Il Barocco nel Goriziano (ed. Ferdinand Šerbelj), Nova Gorica –
Ljubljana 2006, pp. 405–414.
32
Cf. Il monastero di sant’Orsola a Gorizia. Trecento anni di storia e
arte, Milano 2001.
Referenze
fotografiche:
© Narodna galerija, Lubiana (1, 4, 5); archivio dell’autore (2, 3, 6,
7).
UDK 75.034.7(450)
izvirni znanstveni članek – original scientific paper
UMETNIKI IN DELA 18. STOLETJA V LJUBLJANSKI NARODNI GALERIJI: MIGLIORI,
HENRICI, PAROLI
S pomočjo katalogov ljubljanske Narodne galerije, ki sta jih uredila
Federico Zeri in Ksenija Rozman, je za slike 18. stoletja iz omenjene
galerije in drugih evropskih središč mogoče predlagati nove atribucije.
Osnutek za oltarno sliko z Bogom očetom, Marijo z detetom, sv. Jožefom
(ali Petrom), sv. Sebastijanom, sv. Rokom, sv. Frančiškom Asiškim in sv.
Antonom Padovanskim, ki je v Narodno galerijo prišel iz ljubljanskega
Narodnega muzeja, lahko z gotovostjo pripišemo beneškemu slikarju
Francescu Miglioriju (1684–1736). Temu zanimivemu umetniku lahko
pripišemo še dve platni: prvo – Jožef, ki razlaga sanje – ponavlja motiv
Migliorijeve slike, ki je bila leta 1722 omenjena v zbirki Avgusta III.
v Dresdnu, in drugo, ki skupaj s slikami Giambettina Cignarolija in
Gaspara Dizianija tvori dekoracijo kapele Santi Felice e Fortunato v
stolnici v Chioggi in ga lahko datiramo okrog 1735–36.
Dve deli Carla Henricija (1737–1823), ki sta v lasti ljubljanske
glasbene akademije in ju hrani Narodna galerija, sodita – kot sta
ugotovila že Zeri in Rozmanova - v repertorij eksotičnih motivov, ki jih
je slikar večkrat upodobil. To potrjujeta tudi dve varianti ljubljanskih
slik, odkriti na pariškem trgu zumetninami. Iz tega kroga izhaja tudi
doslej neobjavljena slika Estera pred Ahasverom obtoži Hamana, ki
je severnjaška interpretacija odlične Gostije Antonija in Kleopatre,
ki jo je Giambattista Tiepolo izdelal okrog leta 1744 (sedaj Melbourne,
National Gallery of Victoria) in katere osnutek (Pariz, Musée
Cognacq-Jay) je Pietro Monaco prevedel v grafiko. Veliko bolj
»podeželska«, čeprav nič manj zanimiva, je še zadnja neobjavljena slika,
delo Antonia Parolija (1688–1768), ki se je šolal v Benetkah in deloval
v Gorici in njeni okolici. Dve njegovi sliki je ljubljanska Narodna
galerija kupila leta 1998, torej potem, ko sta Federico Zeri in Ksenija
Rozman že katalogizirala zbirko. Tu objavljena slika, ki je bila prvotno
pripisana Giambettinu Cignaroliju, kasneje pa jo je Antonio Morassi
atribuiral Paroliju, predstavlja svetnice Uršulo, Moniko in Katarino
Aleksandrijsko. Gre torej za oratorijsko sliko, ki jo z vso verjetnostjo
lahko povežemo s pobožnostjo uršulink, ki so imele v Gorici pomemben
samostan, v okolici pa številne posesti.
Slikovno gradivo:
1. Francesco Migliori, Bog oče, Marija z detetom, sv. Jožef (ali
Peter), sv. Sebastjan, sv. Rok, sv. Frančišek Asiški in sv. Anton
Padovanski. Ljubljana, Narodna galerija.
2. Francesco Migliori, Jožef, ki razlaga sanje. Zasebna zbirka.
3. Francesco Migliori, Mučeništvo sv. Feliksa in Fortunata.
Chioggia, stolnica Marijinega vnebovzetja.
4. Carl Henrici, Koncert na orientalskem dvoru. Ljubljana,
Narodna galerija.
5. Carl Henrici, Koncert z lutnjo. Ljubljana, Narodna galerija.
6. Carl Henrici, Estera pred Ahasverom obtoži Hamana. Zasebna
zbirka.
7. Antonio Paroli, Svete Uršula, Monika in Katarina Aleksandrijska.
Zasebna zbirka.