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Giuliano Confalonieri

 

 

MASOLINO DA PANICALE

LORENZO GHIBERTI

 

 

 

 

 

Nato a Panicale in Valdarno nel 1383, Masolino il cui stile pittorico è influenzato dal gotico ma attento anche alle teorie del nuovo secolo ed al talento del giovane Masaccio, nel 1423 realizzò la Madonna col Bambino di Brema che (insieme alla Madonna della Pinacoteca di Monaco, alla S. Anna degli Uffizi ed agli affreschi della Cappella nella chiesa del Carmine a Firenze) rappresenta la sua produzione toscana prima del 1425 quando fu chiamato alla corte ungherese. Lavorò anche a Roma, congiuntamente a Masaccio, al polittico della Madonna della Neve per Santa Maria Maggiore ed agli affreschi con Storie della Santa e di S. Ambrogio nonché alla Crocifissione nella Cappella di Santa Caterina in San Clemente. Al 1423 risale la Madonna col Bambino di Brema che, insieme alla Madonna di Monaco, alla S. Anna  degli Uffizi fiorentini ed agli affreschi  nella chiesa del Carmine, rappresentano la produzione toscana prima del 1425 quando fu chiamato alla corte ungherese. La pittura di Masolino è l’aggiornamento del gotico alla ricerca degli effetti di carattere naturalistico. Tra il 1425/1428 lavorò a Roma con Masaccio, al polittico  Madonna della Neve per Santa Maria Maggiore ed agli affreschi con Storie della Santa e di S. Ambrogio nonché alla Crocifissione nella Cappella di Santa Caterina. Nel 1435 a Castiglione Olona decorò la volta della Collegiata con Storie della Vergine e  la Cappella cardinalizia con Storie del Battista  (in questa occasione le costruzioni quattrocentesche ad arcate si fondono con paesaggi suggestivamente luminosi). Tommaso di Cristoforo Fini, suo vero nome, iniziò la carriera come allievo di Lorenzo Ghiberti – orafo, scultore ed architetto – al centro della contrastata vicenda della cupola del Duomo, risolta più tardi con l’intervento innovativo di Filippo Brunelleschi (1377/1446). Le sue opere più importanti: Madonna dell'umiltà, gli affreschi di Empoli e quelli della cappella Brancacci al Carmine a Firenze (Peccato originale, Predicazione di S. Pietro, Guarigione dello storpio) mantengono le caratteristiche di eleganza tipiche della sua arte. “Il primo documento fiorentino a testimoniare la presenza di M. è datato nel settembre 1422, ed egli vi è citato in quanto affittuario di un appartamento nei pressi della chiesa di S. Felicita; all’anno successivo risale l’iscrizione all’arte dei medici e speziali, mentre nel 1424 egli risulta affiliato alla Compagnia di S. Luca, la confraternita dei pittori”. Con Masaccio realizzò anche la tavola raffigurante S. Anna, la Madonna, il Bambino e cinque angeli, oggi conservata nella Galleria degli Uffizi. Dopo il 1° settembre 1425 (giorno in cui sottoscrisse a Firenze un atto di procura), Masolino partì per l’Ungheria al servizio del potente capitano di ventura fiorentino Filippo Scolari (meglio noto con il soprannome di Pippo Spano), con il quale s’impegnò per tre anni. In Ungheria soggiornò fino al 1427/1428, periodo protratto per i crediti da incassare. Tornato a Roma eseguì un ciclo di affreschi nella basilica di S. Clemente (Vasari riporta di averlo visitato insieme a Michelangelo). L’Annunciazione è la tavola di dimensioni maggiori fra quelle che si sono conservate. Si tratta di un’opera accurata, preziosa nei colori e raffinatamente decorativa. Il cardinale Orsini, figura di rilievo sulla scena culturale capitolina del Quattrocento, custodiva un’importante biblioteca ed era in rapporti con i più eminenti letterati dell’epoca. L’incarico che affidò a Masolino rivela la rinnovata attenzione alla cultura classica, radicata presso le Corti e le dimore rinascimentali. L’opera fu distrutta nel XV secolo, quando il palazzo fu gravemente danneggiato dalle truppe della famiglia Colonna, acerrima rivale della dinastia Orsini. Sulle pareti della grande sala, Masolino creò una galleria di oltre trecento personaggi celebri rappresentati a figura intera: dai progenitori Adamo ed Eva al XV secolo, ambiziosa sintesi della storia universale. Alla fine del 1433 eseguì gli affreschi nei pressi di Varese, realizzati su commissione del cardinale Branda Castiglioni che progettava di trasformare il  paese in una città ideale caratterizzata dal moderno stile toscano, tanto nell’architettura quanto nella pittura e nella scultura. La prima opera fu probabilmente il ciclo di affreschi con Storie di S. Giovanni Battista. Ai lati della porta di accesso sono rappresentati l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata, interno, tutti gli spazi murari sono ricoperti di affreschi in una narrazione continua, dei principali episodi legati alla vita del santo: l’Annuncio a Zaccaria e la Visitazione (inframmezzati dalla Veduta di Roma), la Nascita del Battista, la Nomina del Battista, la Predica del Battista, il Battista nel deserto, l’Incontro con Gesù, il Battesimo di Cristo, il Battista rimprovera Erode ed Erodiade, il Battista imprigionato, il Battista nella sua cella, la Decollazione, il Festino di Erode, Salomè presenta a  Erodiade la testa del Battista, il Seppellimento del santo.

 

 

 

Lorenzo Ghiberti, Autoritratto, 1425-52, Firenze, Battistero.

 

 

     Lorenzo Ghiberti (Firenze 1378/1455) – Orafo e scultore, padre del suo collaboratore Vittorio, divenne insieme a Brunelleschi, l’architetto dell’opera del Duomo. Confermò con successo l’attività della sua bottega partecipando alla commissione di alcune chiese ed alla fonte battesimale di Siena. Nel 1425 elaborò la terza porta della fonte (Michelangelo la definì del Paradiso), lavoro concluso solamente nel 1452 per il notevole impegno che richiesero i dieci riquadri delle Storie bibliche. Negli ultimi anni di vita scrisse un trattato in tre parti nel quale discute di anatomia e delle proporzioni in base alle conoscenze dell’epoca. La seconda parte è ritenuta l’antesignana della storia dell’arte moderna perché commenta con sagacia le maggiori personalità del settore attive nel Trecento e nel Quattrocento. Tra i suoi aiutanti ebbe il giovane Donatello che suggerì migliorie nella composizione eliminando particolari che avrebbero appesantito l’opera. Abbandonato ogni legame con l'arte medievale, le soluzioni per la terza porta dimostrano l'aggiornamento dell’artista sui principi della rappresentazione proposti da Brunelleschi e Donatello. Terminò anche l'arca dei Tre Martiri e l'arca di San Zanobi nel Duomo fiorentino.

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it