IL GRANDE AFFRESCODELLA CULTURA INDIANA
Giuliano Confalonieri
Mahabharata è il più vasto poema epico in sanscrito della letteratura induista, 18 libri con 106.000 distici: avventure straordinarie, conflitti estremi, nascite miracolose, sfide, magie, duelli e battaglie. Lo scopo è quello di tagliare i legami che uniscono gli eroi umani al mondo degli dei, trapiantarli sulla terra, metterli di fronte alle loro responsabilità. “Quando il significato delle cose non viene compreso la pace della mente è disturbata e quindi dobbiamo decidere se accettare o rifiutare la comprensione della natura delle cose. Negare la loro realtà è non coglierne il significato, così come asserirne la vanità. Il ritorno alle origini serve a trovare il significato, ma basarsi sulle apparenze significa lasciarsi sfuggire la causa. Tutte le cose si muovono e si mescolano. Vivere così significa essere privi di ansietà perché non pensi a ieri, non a domani, non ad oggi”. L’iconografia del poema è variegata come il testo, riportando disegni, pitture ed arabeschi di un tempo lontanissimo. Si ritiene che il contenuto derivi da un originale lavoro molto più breve. Gli studiosi hanno analizzato gli eventi astronomici descritti nel poema datando i fatti al 1478 a.C. oppure, in alternativa, al 3100 a.C. La datazione esatta degli avvenimenti descritti è di importanza secondaria rispetto all'imponente contenuto filosofico, etico e culturale dell'opera, e alla sua posizione all'interno della letteratura sanscrita classica. Come la maggior parte della letteratura indiana antica, il cantico veniva trasmesso oralmente, di generazione in generazione. Il poema ha una struttura complessa poiché raccoglie leggende che costituiscono parte del ricco patrimonio mitologico indiano. L'epopea termina con la morte di Krishna che conclude un’era per iniziare l’ultima (Kali Yuga).
La composizione poetica sulla quale molto è stato scritto e detto contiene un racconto variegato sulla storia dell’uomo e sulle deità alle quali si aggrappa per sopravvivere alle angosce esistenziali. L’aut-aut del filosofo danese Kierkegaard (I am in search of the poetry of life. One image, text, thought or person at a time) chiede all’uomo di scegliere, in considerazione del libero arbitrio – nel bene e nel male – concesso alla nostra razza. Dobbiamo dunque appoggiarci su certezze che non sono verità assolute ma solamente ipotetiche.
giuliano.confalonieri@alice.it
|
||