Le Ceramiche di Faenza

 

Alessandra Doratti

 

 

 


Sin dall'XI secolo era presente in Italia una produzione di ceramica dipinta a smalto stannifero chiaramente influenzata dalla tradizione araba con cui i vasai italiani erano in contatto in seguito alle spedizioni dei crociati.
La decorazione di questa antica ceramica italiana, che veniva prodotta in Umbria, Lazio, Toscana, Romagna e lungo le coste adriatiche, era prevalentemente geometrica, con figure disegnate con la rigidezza e il formalismo dell'arte bizantina. Nella prima metà del XV secolo, con il Rinascimento fiorentino, dalla Toscana sorse e dilagò uno stile decorativo che attingeva i propri motivi dall'architettura classica.
Il momento decisivo nell'evoluzione della ceramica italiana a smalto stannifero fu segnato dall'arrivo dalla Spagna della produzione ispano-moresca di Valencia. Gli scambi commerciali fra le città costiere italiane - da Genova al Nord, a Napoli al Sud - e i porti mediterranei della Spagna cristiana erano fortemente aumentati. L'isola di Maiorca costituiva una sosta obbligata su questa rotta commerciale e diede il suo nome, "maiolica", alla versione italiana della ceramica ispano-moresca, copiata dai vasai della Toscana e della Romagna, cui si devono importanti rinnovamenti nell'ambito della decorazione eseguita secondo un nuovo stile noto col nome di "gotico fiorito".
Essi usavano colori chiari e brillanti per eseguire motivi stilizzati di fogliame, dai complicati disegni, cui si aggiunsero poi i motivi della palmetta siriana e dell'occhio di penna di pavone". Quest'ultimo, uno dei migliori tour de force nella storia della decorazione dipinta su ceramica, predominò soprattutto nella produzione di Faenza, nella seconda metà del XV secolo, dove si arricchì di significato politico: fu infatti scelto dai ceramisti in omaggio a Cassandra Pavoni, amante del signore di Faenza, Galeotto Manfredi.

 

A San Petronio la varietà di motivi sta nelle mattonelle

Uno degli esempi più significativi della varietà di motivi decorativi e della ricchezza di effetti di cui furono capaci gli artisti faentini si ha, ci sembra, nelle mattonelle che rivestono tutto il pavimento della cappella di San Sebastiano nella chiesa di San Petronio a Bologna: esse risalgono al 1487 e sono state eseguite nella bottega di Petrus Andrea, che è ritratto su una mattonella.
Seguendo il cammino dell'arte rinascimentale italiana, lo stile decorativo ispirato a motivi classici passò poi senza sforzo alla rappresentazione di scene a carattere mitologico e religioso, che finirono ben presto per prevalere. Nelle prime decadi del XVI secolo il virtuosismo illusionistico del pittore rinascimentale di affreschi e di tavolette si affermò anche nella ceramica. In questo campo gli artisti di Faenza furono i pionieri. Il loro trattamento figurativo è stato chiamato stile "istoriato" e giunse a comprendere l'imitazione delle grottesche di Raffaello nelle Stanze vaticane, ispirate a loro volta alle decorazioni ad affresco ritrovate nelle rovine degli edifici del periodo classico.
Anche a Deruta, vicino a Perugia, e a Gubbio si ebbe una ricca produzione di ceramica decorata a lustro, ma fu decisamente la seconda di queste due località a detenere il primato per la ricchezza delle opere, decorate nei colori caratteristici, oro, rosso rubino e argento.
Poco più tardi (1540 circa fece la sua comparsa a Faenza il cosiddetto "stile compendiario" secondo i canoni de quale il pezzo resta per la maggior parte non dipinto mentre lo smalto stannifero diviene più denso e di un biancore intenso; i disegni sono molto sobri e la gamma di colori limitata al blu cobalto, al rosso e all'arancione.
Questa ceramica venne esportata in quantità enorme e da essa tutta la ceramica (smalto stannifero prodotta in Europa prese il nome di "faenza" (faïnce).
In Francia la produzione di maiolica ebbe inizio con il lavoro eseguito da un certo Jehan di Valencia per decorare il castello del Duca di Berry a Bourges e Poitiers, fra il 1332 e il 1338. Circa nello stesso periodo i vasai musulmani, cacciati dalla Spagna cattolica, si stabilirono nella regione norbonese, nella Francia meridionale. Nel XVI secolo arrivarono in Francia i maiolicari italiani e in poco tempo insegnarono la loro arte agli artigiani locali. Masséot Abaquesne, il primo grande maestro della Faenza francese, aveva probabilmente lavorato in Italia prima di aprire la sua bottega a Ronen nel 1526. Per due secoli le maioliche di Ronen sarebbero state celebrate ovunque. Un importante centro di produzione nacque anche a Nimes, a opera del vasaio ugonotto Antoine Sigalon. In Germania, a Norimberga e nel sud Tirolo, fiorì la produzione di mattonelle a smalto stannifero per le stufe soprattutto a partire dal XVI secolo, con decorazioni che richiamano la maiolica veneziana. Nel 1512 un vasaio italiano di Casteldurante, Guido Andriesz, aveva fondato ad Anversa una fiorente fabbrica di ceramica: è alla sua famiglia e alla famiglia rivale dei Floris che si deve la vasta diffusione della produzione di maiolica nell'Europa settentrionale e in Spagna. Grazie a questi intraprendenti vasai di Anversa, infatti, importanti centri di produzione di Faenza sorsero in Germania (Francoforte e Hanau), in Inghilterra (Nowich e Lambeth) e in Spagna.

 

 

Alessandra Doratti