L'orologio d'epoca

 

 

Alessandra Doratti

 

 

 

 


Mentre infuriavano le guerre napoleoniche, il prestigio dell'orologeria francese era tale che il principe reggente d'Inghilterra, il futuro re Giorgio IV, accettò di venire a patti con il nemico pur di procurarsi le pendole costruite dal parigino Thomire. Il comportamento del futuro sovrano era forse fuori della norma, il capriccio di un uomo considerato un frivolo esteta dai suoi contemporanei. La sconfitta di Napoleone non intaccò minimamente il fascino che l'orologeria francese esercitava sugli alleati convenuti a Parigi a negoziare la pace. Non appena giunti nella capitale tutti si affrettarono a spedire in patria pendole di varia forma e grandezza per abbellire i loro palazzi sparsi in tutta Europa, da Madrid a San Pietroburgo. Le pendole francesi, all'avanguardia da un punto di vista tecnico e stilistico, erano imitate ed esportate in tutta Europa.
La pendola aveva una sua collocazione privilegiata nella casa dell'aristocratico e del borghese: posta sulla mensola del caminetto, il punto focale nella maggior parte delle stanze, venne a sostituire, sul far del secolo, i tradizionali oggetti decorativi in porcellana. Disegnate appositamente per i vari ambienti, le pendole erano decorate su tutti i lati, anche sul retro, che si rifletteva nel grande specchio appeso alla parete sovrastante la mensola. Gli scultori, gli ebanisti, gli artigiani esperti nella lavorazione del bronzo elaborarono per il delicato meccanismo dell'orologio casse di eccezionale valore artistico, che andavano ad abbellire le case principesche della grande aristocrazia. Ma pezzi pregiati erano accessibili anche alla classe media, soprattutto da quando forme rudimentali di produzione in serie fornirono agli artigiani, perché li inserissero nelle casse da loro predisposte in modo facile e non costoso, meccanismi in ottone standardizzati. La preminenza francese nel settore era in gran parte merito di Napoleone che, dapprincipio come primo console, poi come imperatore, avviò un programma di spese cospicue, per ornare i castelli devastati nel periodo rivoluzionario, adoperandosi per rivitalizzare la grande tradizione artigianale dell'ancien régime e rivendicando così alla Francia il primato del gusto.
Napoleone, che si riteneva un nuovo Cesare, erede della grandezza imperiale di Roma, lanciò uno stile sontuoso, monumentale, solenne, nel tentativo di mascherare sotto le parvenze maestose del mondo classico la dittatura militare da lui instaurata e le sue umili origini. Gli orologiai dell'epoca Impero realizzarono pendole con l'impiego di porcellane di Sévres, marmi dalle sontuose venature, bronzi finemente cesellati e dorati. Attingendo al gusto imperante dell'ebanisteria, gli artigiani modellarono per le pendole, casse dalle forme architettoniche eleganti e armoniose, impreziosite da richiami mitologici.
Napoleone ordinò per il Grand Trianon, per il castello di Fontainebleau e per la Malmaison decine di pendole inserite in strutture a foggia di tempio classico o di altare, in forme atte a incorniciare una scena mitologica o allegorica. Intorno ai quadranti delle pendole si dispongono nelle loro dorature divinità, ninfe, muse, a simboleggiare temi edificanti o sublimi come la Poesia, l'Amor materno, la Filosofia. Nella studio di Napoleone domina una furiosa Minerva, dea della guerra, che brandisce lo scudo nel quale è inserito il quadrante dell'orologio, mentre nella stanza del segretario di Stato dell'imperatore un più benevolo Cupido guida il cocchio con una ruota sempre in funzione di quadrante. Molte pendole entrarono a far parte del patrimonio personale dell'imperatrice Giuseppina, appassionata collezionista di orologi. Sembra che alcuni pezzi, creati appositamente per la sala del Consiglio di Stato e per la camera da letto di Napoleone, a Fontainebleau, siano finiti, poco tempo dopo l'acquisto, negli appartamenti privati dell'imperatrice.
Desiderosi di suscitare stupore e ammirazione, gli orologiai del tempo interpretavano con grande libertà i temi mitologici. Alcuni episodi di Artemide sono impersonati da figure di mori e di indiani del Nuovo Mondo, in addobbi di corone piumate e vesti ornate di penne; lo stesso avviene con la raffigurazione di Amore e Psiche. Così motivi greci e romani attinti dalla pittura vascolare e dagli affreschi di Pompei, coesistono con sfingi, scarabei e figure faraoniche tratte dai libri illustrati divenuti di moda dopo la campagna di Napoleone in Egitto. Il gusto impero che sopravvive a lungo dopo la caduta di Napoleone, si arricchì attorno al 1820-1830 di motivi neogotici e di temi ispirati all'arte e alla letteratura. Lo stile dei mobili e della decorazione si diffuse, sulla scia dell'esercito napoleonico, in tutto il continente europeo. Gli architetti e i decoratori francesi erano dovunque ed erano diffusissimi i manuali pubblicati da Charles Percier e Pierre Fontaine, i grandi arbitri dal gusto francese, che influirono sulla forma e la decorazione delle pendole di pregio in tutta Europa.
L'influenza francese è leggibile nei migliori pezzi prodotti in Italia, nel sud della Germania, in Russia, in Austria. A Vienna, la città che dettava il gusto nell'Europa centrale, gli artisti semplificarono lo stile impero creando una nuova versione più sobria nota come Biedermeier. Nacquero così pendole che, scevre da ornamenti superflui, puntano sulla purezza della linea neoclassica e il pregio dei materiali. Per impreziosire le casse a forma di obelisco o di arco e per esaltare il meccanismo, lasciato in vista, si impiegavano l'alabastro, il marmo, legni biondi o ebanizzati. I principi estetici del gusto francese, approdati in Inghilterra, si fusero con lo stile Reggenza, assimilando il classicismo Impero e le fantasie esotiche indocinesi che avevano ispirato il Padiglione di Brighton. Uno scrittore contemporaneo lamentava che in Inghilterra, nelle classi più agiate, "ogni stanza è una mascherata: il salone cinese, la biblioteca egizia. Si dorme in tende turche e si mangia in cappelle gotiche". Tra gli orologiai non mancava chi come Thomas Hope e George Bullock, modellava casse ispirandosi alle forme architettoniche greco-romane, e neppure chi si affermava con pendole in stile neogotico, egizio o cinese, ma la maggior parte degli artigiani si cimentava nei militi della tradizione della pendola a muro. Se anche la meccanica era di buona qualità, le pendole inglesi non potevano rivaleggiare in eleganza con quelle francesi. In quasi tutta Europa gli esemplari anteriori a 1840 sono superiori a quelli di epoca successiva. La responsabilità va in parte attribuita all'affermarsi della produzione in serie e al dilagare della moda dei revival stilistici, tipica dell'età vittoriana. Gli esemplari di maggior pregio, risalenti alla prima metà dell'Ottocento, sono il frutto della creatività dei più grandi tecnici e artigiani dell'epoca. C'è chi sostiene che Napoleone, nel suo estremo esilio, rimpiangendo l'impero, si crucciasse per la pendola prediletta rimasta alla Malmaison.

 

 

 

Alessandra Doratti