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Intervista a Roberto Kusterle
Michele Catania
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Intervista rilasciata a Gorizia nel dicembre 2010.
Per molti anni il tuo medium di espressione artistica è stato la pittura, credo però che ai nostri lettori farebbe piacere saperne di più anche di Kusterle pittore! Come nasce il pittore Kusterle e quale è stata la tua evoluzione artistica?
Mi sono avvicinato all’arte agli inizi degli anni ’70,spinto da una necessità interiore che mi ha portato a conoscere un’altra parte di me, quella più creativa, svincolata dalla quotidianità del vivere. In questo esercizio creativo lavoravo preferibilmente con colori e materiali naturali quali l’argilla, la cenere, il legno ecc.., trovando ispirazione dall’arte informale e dall’arte povera.
Alla fine degli anni ’80 a Trieste all’interno di una mostra personale. In quell’occasione presentai per la prima volta delle immagini fotografiche. Stampe eseguite a contatto da un negativo formato 6 x 6 adagiate sul pavimento sopra uno strato di terra e che rappresentavano degli interventi che avevo fatto in esterno sul territorio.
Forse è stata la necessità di ricercare un’altra forma espressiva.
In quegli anni i costi per l’acquisto di materiale fotografico di qualità era elevato, ho dovuto perciò fare dei risparmi per poter comperare un' Hasselblad usata con la quale fotografo ancora oggi.
Prevalentemente T Max 100
della Kodak.
Ho elaborato negli anni una mia particolare tecnica di stampa che mi ha permesso di poter controllare meglio l’effetto finale che volevo ottenere. Nella fotografia analogica sono in possesso di numerosi strumenti che mi permettono di utilizzare formati diversi.
Generalmente contatto io le persone che conosco. Alle volte però mi è capitato di fermare delle persone che non conoscevo ma, che riconoscevo nella loro fisionomia delle caratteristiche importanti per il mio lavoro.
Scelto il negativo da stampare, faccio una prima stampa adoperando gli abituali accorgimenti di mascheratura ed altro. Su questa stampa là dove ritengo necessario un’ulteriore abbassamento delle alte luci intervengo con dei pennelli adoperando delle aniline colorate. A contatto trasferisco questo positivo su un’altra carta fotografica che diventa il negativo con il quale produrrò le mie stampe.
La fotografia è entrata ormai da anni nelle gallerie nel mercato dell’arte. All’inizio è stato difficile uscire dal territorio e proporre il mio lavoro altrove. Dei contatti importanti poi mi hanno consentito di poter esporre in spazi sia privati che pubblici.
Non saprei dare un consiglio, è soggettivo, molti fotografi professionisti usano il digitale, altri l’analogico, altri entrambi i sistemi.
La tecnologia digitale in continua e sempre più sofisticata evoluzione permette qualunque tipo di elaborazione e manipolazione. Non sono molto affascinato da quelle immagini di situazioni inventate totalmente e che in realtà non sono mai esistite.
Se per manipolazione intendiamo anche il minimo intervento, per esempio una mascheratura, allora possiamo dire che nessuna immagine corrisponde fedelmente al negativo prodotto. Sull’etica in fotografia esiste un dibattito che rimane sempre aperto in particolare quando si affrontano temi sociali ed ambientali, documentare semplicemente una realtà, o comunicare il proprio punto di vista?
Forse il più coinvolgente e particolare è stato un lavoro esposto a Villa Manin Di Passariano (UD) nel 2000.
Hai mai scattato una foto con il telefonino? Mai perché per ora non ho un cellulare che me lo permette.
Per promuoversi bisogna produrre qualità, è necessario ricercare uno stile personale di espressione e svilupparlo nel tempo, crederci. La fotografia in questo periodo gode di un grande interesse da parte del pubblico e dagli addetti ai lavori. Quanto reggerà questo interesse? Si corre il rischio di una saturazione? Forse invece di dare delle risposte mi faccio anch’io delle domande.
Un' ultima domanda: quali pensi potranno essere gli sviluppi della fotografia artistica nei prossimi anni?
A questa domanda proprio non saprei fare una previsione.
Grazie Roberto.
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