In Inghilterra la storia delle arti applicate non è del tutto
assimilabile alle personalità dei re che l'hanno governata quanto
piuttosto ad alcune figure di artisti che con i loro libri di modelli
hanno determinato nuove correnti di gusto. La suddivisione in periodi
attraverso sovrani è resa ancor più difficile, nella seconda metà del
XVIII secolo, dall'intricata vicenda storica. Il regno di Giorgio III
dura ufficialmente dal 1760 al 1820, ma comprende anche i nove anni
della reggenza (Regency) del futuro Giorgio IV, mentre quando si parla
di Regency in arte, si intende ormai quasi universalmente la produzione
artistica tra il 1785, data in cui fu terminata Carlton House, la dimora
del principe di Galles e futuro Giorgio IV a Londra, e il 1837, data
dell'ascesa al trono della regina Vittoria.
Molto più facile quindi far riferimento agli artisti: dall'ultimo
Chippendale a Robert Adam, da Hepplewhite a Sheraton e alle loro
produzioni o, meglio, progettazioni perché, secondo la moderna
storiografia, probabilmente nessuno di loro, tranne Chippendale,
realizzò mai qualche mobile. E anche Chippendale è stato messo in
discussione. Rari i mobili riconosciuti come prodotti della ditta
Chippendale and Haig, forse due gruppi conservati rispettivamente a
Nostel Priory e a Harewood House, entrambe dimore gentilizie dello
Yorkshire. In realtà, i mobili inglesi di quel periodo risultano il
frutto di una sintesi, spesso felice, di architetture, motivi
ornamentali e tecniche tratte da vari autori.
Thomas Chippendale (1718-1779) con la pubblicazione del suo Gentleman
and Cabinet-maker's Director introdusse in Inghilterra il rocaille
francese con alcune varianti: l'abbandono quasi totale dei bronzi
dorati, la sostituzione dell'intaglio al dominio quasi incontrastato
dell'intarsio, la sovrapposizione, ai motivi decorativi classici, di
altri ispirati all'Oriente, in particolare cinese, e successivamente al
gotico inglese. Tipiche e ben riconoscibili sono le sue librerie con
cassetti nel piano inferiore, alzata a vetrine con trave all'orientale e
frontone spezzato; oppure le sue sedie con schienale "a fiocchi" (un
esemplare è conservato al Victoria and Albert Museum di Londra) o a
grata e gambe rocaille o rigidamente squadrate: certo, numerosi di
questi modelli furono successivamente replicati o "interpretati".
Trionfo quindi dell'eclettismo con alcune coordinate ben riconoscibili
rispetto alle soluzioni di Robert Adam (1728-1792).
Architetto e decoratore, Adam fu autore assieme al fratello James
dell'opera The works in Architecture of Robert and James Adam illustrata
da incisioni di Giovan Battista Piranesi. In architettura e nelle arti
decorative, egli è la massima espressione del neoclassicismo inglese,
frutto del suo viaggio nell'Europa continentale e soprattutto
dell'incontro con Piranesi che gli suggerì una libera sintesi tra parti
classiche, rinascimentali e barocche. I suoi arredi sono progettati in
funzione dell'architettura interna; il mobile, per lui, non ha più una
funzione autonoma. E non è casuale che fra le sue più felici
realizzazioni ci siano mensole e commode di forma per lo più
semicircolare e quindi con collocazione a parete e decorazioni
intarsiate e dipinte a festoni, palmate, a fregi. Sua è la predilezione
per il legno chiaro: accanto all'ebano di Chippendale e ai legni scuri
ravvivati da lacche egli impiega il mogano, il pino, il "pino giallo",
spesso dipinti e dorati. La fortuna dei legni chiari durerà a lungo:
nell'ultimo decennio del XVIII secolo diverrà esclusivo l'uso del "satinwood",
il legno satiné o bois de satin a fondo giallo con venature scure a
grana fine proveniente dall'America, a volte sostituito dal cosiddetto "tulip",
in legno più opaco di provenienza brasiliana. Agli inizi dell'Ottocento
questi legni verranno affiancati dal castagno e dalla betulla, meno
costosi.
Anche lo stile di Adam è perfettamente riconoscibile, ma ripreso spesso
fedelmente nei disegni di George Hepplewhite (morto nel 1786) per il suo
Cabinet Maker's and Upholsterer's Drawing Guide. Dopo una fase di
adesione e ripresa del Luigi XV (ne è esempio la "bracket foot" ovvero
gamba "a parentesi", interpretazione plastica della gamba "cabride" del
rocaille) Hepplewhite adottò il neoclassicismo di Adam. Ed ecco apparire
il mobile da parete tipicamente inglese, il "sideboard" (credenza) e il
"sideboard table" (tavolo a credenza) con cassetti e sportelli a
proporzioni particolari date da un corpo squadrato su gambe alte.
Numerose le varianti inventate da Sheraton; ma il merito della
diffusione di questo tipo di mobile è di Hepplewhite. A lui si devono le
"shield-back chairs", le sedie con schienale a forma di urna, e i
"window stools", i divani con i braccioli senza schienale per il vano
della finestra.
E attraverso la forma delle sedie si può in effetti leggere il
giustapporsi di strutture e motivi ornamentali: la sedia di Chippendale
è tipicamente rocaille, ha zampe a riccio, è ricca di decorazioni e
anche nello schienale può essere completamente imbottita e, se "a
giorno", decorata con motivi a grata o con trafori neomedioevali. I
modelli di Adam sono per lo più quadrati, hanno il dorsale traforato con
il motivo della lira, oppure ovale (come le famose sedie progettate per
Osterley Park nel 1776); mentre quelli con lo schienale a scudo
rimangono legate al nome di Hepplewhite. Schienali rettilinei, quadrati,
suddivisi in tre sezioni verticali, decorati con motivi classici ripresi
da Adam sono inconfondibilmente opera di Thomas Sheraton (1751-1806).
Figlio di un ebanista (cabinet-maker), pubblicò anch'egli un album di
disegni, The cabinet-maker and Upholsterer's Drawing Book, con la
volontà, non sempre rispettata, di affiancare ai modelli dei mobili
anche le soluzioni costruttive e tecniche necessarie alla loro
realizzazione. Fedele ad Adam nelle soluzioni decorative, Sheraton tra i
legni preferì il mogano e, nelle imbottiture di sedili e schienali, il
vimini o la canna d'India. Notissimi alcuni suoi tipi di tavolo: il "French
work-table", il tavolo da lavoro femminile con quattro fiancate, il "Pembrooke
table", il tavolo sostenuto da quattro gambe o da un piedestallo
centrale a pilastro; il "Library table", la scrivania bassa da centro,
tutti con fregi e pilastri intagliati o con filettature di legno chiaro
su mogano.
Altri nomi di ebanisti si potrebbero affiancare a quelli esaminati
finora: alla metà del Settecento, accanto a Chippendale, c'erano William
Vile e il suo socio John Cobb, che ebbero fra i committenti la stessa
famiglia reale, e John Channon. Nella seconda metà del secolo William
Ince e John Mayhew, autori di The universal system of household
furniture edito tra il 1759 e il 1762; John Linnell e Peter Langlois,
tutti nella scia di Robert Adam, tranne Langlois che eseguì mobili
intarsiati Luigi XVI per la più alta nobiltà.
La grande quantità di mobili, proposti da questi artisti era d'altronde
legata alla possibilità di produzione quasi "in serie" consentita già a
quell'epoca dalle manifatture inglesi. Tra il 1780 e il 1790 parecchie
centinaia di operai lavoravano in mobilifici attrezzati in reparti
specializzati. Una organizzazione che permetteva di mettere a
disposizione del mercato mobili di ottima qualità a prezzi vantaggiosi,
come si osserva nelle liste riportate nelle edizioni del 1788 e del 1793
del London Book of Prices.