Giorgio Catania
I falsi nell’Arte - Insidie del mercato Antiquario
A. R. Mengs, Giove e Ganimede, falso affresco romano. Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica.
Quando, dopo la conquista della Grecia, la moda del collezionismo dilagò
a Roma si fabbricarono sculture e
argenterie firmate da Mirone, Fidia e Policleto; artisti del tempo
apposero alle proprie statue di marmo il nome degli scultori Prassitele e Lisippo.
Tuttavia, non si trattava ancora di falsi realizzati con l'intento di ingannare,
quanto per consentire a più persone di godere del possesso di un oggetto
o di un'opera già conosciuta.
La Musa Polimnia. Imitazione su lavagna di dipinto antico. Cortona, Museo dell'Accademia Etrusca (MAEC).
Durante il Rinascimento, molti pittori tra quelli di maggiore successo
hanno assunto apprendisti che si formavano
copiando le opere e lo stile del maestro e poiché all'epoca era l'apprendista a
dover pagare per la propria formazione a "bottega", sovente
le opere realizzate da questi venivano vendute a rimborso
dell'apprendistato. Questa pratica, generalmente considerata un lecito
tributo, produceva anche opere che con il trascorrere del tempo sono
state erroneamente attribuite al maestro stesso. Quasi tutti gli artisti, agli inizi o durante la loro carriera, hanno realizzato delle copie di opere importanti o nello stile di qualche illustre maestro: nel 1496, Michelangelo realizza un Cupido dormiente che antichizza per il mercante Baldassare del Milanese, il quale lo cedette al cardinale Riario di San Giorgio, che scoperta la frode ne pretese il rimborso. Il napoletano Colantonio, maestro di Antonello da Messina, si distinse nell'imitazione di dipinti fiamminghi, genere particolarmente apprezzato ai tempi; Luca Giordano riprodusse Tiziano e Tintoretto; Giuseppe Guerra, allievo del Solimena, per scagionarsi ed evitare il carcere quale ladro di reperti archeologici, dovette confessare di essere un falsario di pitture pompeiane. Famosa l'imitazione ad opera di Anton Raphael Mengs (1728 – 1779), che nel 1760 realizza uno strappo di encausto rappresentante Giove e Ganimede, dove vengono riprodotti persino i residui d’intonaco del muro, le screpolature e successivi restauri che sembrano essere di mano diversa dell’esecutore "antico", rendendolo una falsificazione quasi perfetta. Dal punto di vista iconografico e formale il tema si ispira agli affreschi della Farnesina di Raffaello; le volute baroccheggianti tradiscono l'opera d’arte che dovrebbe essere d’epoca romana.
Ma veniamo a tempi più recenti.
Il
pittore senese Icilio Federico Joni (1866 - 1946), autore di "Un pittore di quadri
antichi" (1932), si specializzò nella realizzazione di dipinti
antichi. Ispirati da Federico Joni, emersero numerosi restauratori e "pittori di dipinti antichi", quali Umberto Giunti, Igino Gottardi, Gino Nelli, Bruno Marzi e Arturo Rinaldi.
Un altro volume di interesse sul falso d'arte è quello di Augusto Jandolo (1873 - 1952), antiquario, scrittore e poeta romano. Memorie di un antiquario (Milano 1935), rappresenta una rara testimonianza dell'attività commerciale che lo Jandolo eredita dal padre e dal nonno e che praticherà tutta la vita (affiancandola agli altri suoi interessi, con passione e grande competenza), nel quale si rivelano i curiosi retroscena di scoperte e vendite nella Roma tra fine Ottocento e gli anni Trenta del Novecento. Nella metà degli anni Ottanta del Novecento, con un mercato dell'arte in piena espansione, Parigi poteva contare su molteplici investitori giapponesi, che forti della detrazione fiscale concessa dal governo sul collezionismo d'azienda, acquistavano opere d'arte. Questo fenomeno determinò l’esplosione dei prezzi dei pittori impressionisti e di tutta l’arte francese del tardo XIX secolo, coinvolgendo anche il vetro artistico di Gallè, Daum, Lalique, Argy Rousseau, ecc..
Imitazione di vaso Gallé, realizzato in Romania.
Fecero la comparsa
sul mercato innumerevoli vetri falsi, dalla qualità più modesta a quella
più ricercata, realizzati per lo più in Romania.
Vi
apporrà, scorrettamente, il vecchio sigillo della fonderia di Alexis Rudier. Nel
1990, Hain acquista la fonderia Balland a Luxeuil-les-Bains e amplia la produzione di copie
con altri scultori,
realizzando calchi da originali. La finitura dei bronzi è
generalmente buona, come pure la patina.
Per la legge francese, un artista può realizzare dodici
copie numerate di ogni scultura in bronzo. Oltre questo numero, anche se
realizzata dall'artista in vita, l'opera è legalmente considerata una
riproduzione e deve essere contrassegnata con la dicitura
"riproduzione". Nel caso l'artista non abbia raggiunto il numero
dei dodici esemplari consentiti, i suoi eredi potranno avvalersi del
diritto di realizzarli e venderli come originali, anche molto tempo dopo
la sua morte.
Eric Hebborn, disegnatore eccellente, dopo gli studi artistici conseguiti in Gran Bretagna, fonda a Roma la Pannini Gallery, dove opererà per lunghi anni, commerciando opere di Piranesi, Pontormo, Corot, Castiglione, Rembrand, Mantegna, Van Dyck, Ghisi, Tiepolo, Bellini, Rubens, Poussin, Brughel, Stefano Della Bella, Boldini e di molti minori, tutte opere false realizzate di sua mano e vendute per autentiche sia a collezionisti e mercanti, sia attraverso case d'asta. Nel 1978, Konrad Oberhuber, curatore presso la National Gallery of Art di Washington, esaminando un paio di disegni che aveva acquistato per il museo da un rispettabile commerciante di Londra e rispettivamente attribuiti a Sperandio di Bartolommeo de' Savelli (Mantova, 1431 ca. – Venezia, 1504) e a Francesco del Cossa (Ferrara, 1436 – Bologna, 1478), notò che i due disegni erano stati eseguiti sullo stesso tipo di carta. Sconcertato dalla scoperta, Oberhuber, dopo essersi consultato con colleghi di altri musei, scoprì l'esistenza di un terzo esemplare, di altro autore, eseguito ancora su una carta che presentava le stesse caratteristiche dei due disegni precedenti. Tutte e tre le opere erano state acquisite da Hebborn. Nonostante il sospetto che si trattasse di opere false si fosse trasformato in certezza, nessuno osò denunciare Hebborn, per il fatto che lo scandalo avrebbe coinvolto importanti case d'asta e centinaia di mercanti d'arte. Così Hebborn, tra il 1978 e il 1988 ha continuato a produrre falsi (si sospetta che essi siano almeno 500, tra disegni e oli). Dopo essere stato definitivamente smascherato, nel 1991 Hebborn pubblicherà un’autobiografia Drawn to Trouble, in cui narrerà con dovizia di particolari la sua attività di falsario, vantandosi di quanto facilmente aveva ingannato per decenni esperti d'arte e mercanti e di come molti musei di tutto il mondo ospitassero sue opere attribuite a grandi maestri. Rilascerà anche interviste e verranno realizzati su di lui dei video in cui spiegherà le tecniche di falsificazione. Nel 1995 uscirà The Art Forger's, dove prosegue nell'atteggiamento beffardo e di critica al mondo dell'arte. Dichiarerà: "Ogni artista è un imitatore, soltanto che alcuni artisti imitano la natura, altri imitano l'arte". Nel gennaio 1996, Hebborn, viene ritrovato morto in una strada di Roma, con il cranio fracassato.
Un storia
ancora più recente è quella dell'olandese Robert Driessen, uno dei falsari
d'arte di maggior successo al mondo, che ha tratto in inganno gallerie
d'arte, case d'asta e musei per decenni. Negli ultimi trenta anni Driessen si è specializzato
nel lavoro di Alberto Giacometti, realizzando con i suoi complici
delle copie immesse sul mercato per autentiche (all’incirca mille
sculture). Driessen,
per evitare di essere arrestato, nel 2005 si trasferirà in Thailandia con la famiglia, dove continua a riprodurre dipinti e
sculture su commissione, promuovendo la propria attività con un sito
internet. Nel 2009 all’aeroporto di
Francoforte la polizia tedesca ha arrestato quattro collaboratori di Driessen
mentre cercavano di vendere dei falsi Giacometti; in un deposito a Magonza sono stati
rinvenuti 800 bronzi e 170 gessi nello stile dell'artista. Il principale
complice di Driessen, venne condannato a 7 anni di reclusione e
sanzionato pesantemente. Il settimanale Spiegel, dopo aver intervistato
Driessen in Thailandia, ne ha recentemente pubblicato la storia.
Altro falsario "eccellente" è stato il tedesco Wolfgang Fischer in Beltracchi, che assieme alla moglie e due complici ha prodotto e venduto come opere originali dipinti di Max Ernst, Heinrich Campendonk, Fernand Léger, Kees van Dongen e molti altri. Nel 2011, Beltracchi è stato condannato a sei anni di carcere. Nato nel 1951 a Höxter e cresciuto a Geilenkirchen, suo padre era un restauratore d'arte, Beltracchi già all'età di quattordici anni aveva eseguito la copia di un dipinto di Pablo Picasso. Dopo una formazione presso la scuola d'arte di Aquisgrana, viaggia attraverso l'Europa e soggiorna in Olanda, Spagna, Francia e Marocco, sostentandosi con la produzione di copie di artisti famosi. Nel 1980, per un breve periodo, Fischer ha una galleria d'arte insieme ad un socio; nel 1992 conosce Helene Beltracchi, e dopo il matrimonio, nel 1993, ne assume il cognome. Dopo il suo arresto, Beltracchi ha confessato di aver falsificato centinaia di dipinti di oltre 50 artisti, opere che venivano rese maggiormente credibili dalle storie inventate a regola d'arte sulla provenienza da collezioni private (di parenti degli stessi), quali la "Sammlung Knops", del sarto Johann Wilhelm Knops da Krefeld, nonno di Otto Schulte-Kellinghaus e la "Sammlung Werner Jägers", del nonno di Helene Beltracchi.
Con il trascorrere del tempo la falsificazione di manufatti, mobili e dipinti d'arte è diventato un fenomeno prevalentemente legato alla richiesta di mercato e fa parte di una più generale tendenza a riprodurre o falsificare un qualsivoglia oggetto risulti particolarmente piacevole o di elevato valore economico. L'arte del falso può essere estremamente redditizia e talora la maestria di esecuzione rasenta la perfezione; oggi, con il perfezionarsi delle moderne tecniche di datazione e di analisi, l'identificazione del falso ne ha tratto grande beneficio.
La via
dell'antiquariato e del collezionismo è pertanto più insidiosa di
quanto ci si possa aspettare, non solamente per il novizio, ma anche per
chi di questa passione ne ha fatto una professione — ma forse per
queste ragioni è ancor più affascinante!
Si possono distinguere:
• la produzione di un oggetto a somiglianza o a riproduzione di altro
oggetto o stile, quale documentazione dell'oggetto, o per soddisfare
esigenze di mercato, dichiarandone esplicitamente la natura;
Ci sono essenzialmente tre tipi di falsari:
• colui che crea il pezzo fraudolento; • la persona che trovato un pezzo cerca di farlo passare per qualcosa che non è al fine di aumentarne il valore;
• colui che dopo aver scoperto che
un'opera è un falso, lo vende comunque come un originale. ______
Le opere d'arte il più delle volte non sono nascite casuali e solitarie, ma il risultato di molti anni di un preciso contesto culturale e di interesse della popolazione, un prodotto per soddisfare esigenze di cultura quindi, capace di fissarne o anticiparne il gusto. Una imitazione o copia dello stesso oggetto sarà quindi differente a seconda dell'epoca in cui è stata eseguita. Anche quando siano state ottenute con sofisticati procedimenti meccanici, questi elementi possono rivelarsi, consentendo una collocazione temporale diversa da quella dell'originale.
La storia dei falsi
accompagna da sempre il mercato dell’arte e anche in questo istante, in
tutto il mondo, centinaia di artisti stanno producendo "opere antiche".
In questo contesto troviamo più che mai interessante il suggerimento di
Friedrich Winkler: «Per affinare la propria capacità di distinguere
ciò che è autentico, il migliore esercizio è riconoscere ciò che è falso». ______
Legislazione e sanzioni
In Italia, la legge
n. 1062/1971 (Norme penali sulla contraffazione o alterazione di opere
d'arte), i cui articoli da 3 a 7 sono stati raccolti nell'art. 127 del
testo unico del 1999, riproposti dall'art. 178 del codice dei beni
culturali e del paesaggio, fa riferimento a tutte le contraffazioni di
opere d'arte, comprese le opere di autori viventi aventi meno di
cinquant'anni. La legge punisce tutti coloro che, al fine di trarne
profitto, alterino o riproducano un'opera di pittura, scultura o grafica, un oggetto di antichità
o di interesse storico o archeologico.
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