Gioielli? È il
quadro la miglior cassaforte
Alessandra Doratti
Gioielli? È il quadro la miglior cassaforte
In ogni età il particolare ruolo del gioiello, che conferisce bellezza e
dignità alle persone, è stato sottolineato dalla tecnica del ritratto,
poiché la maggioranza dei pittori ha sempre dimostrato interesse
particolare per la funzione ornamentale dei metalli e delle pietre
preziose e talvolta pittore e orafo hanno lavorato in stretta
collaborazione. È il caso dei ritratti dipinti sui sarcofaghi delle
mummie venute alla luce nel cimitero egizio-romano di Fayun, i cui
gioielli sono delineati con tale realismo da riprodurre perfino le
caratteristiche fisionomiche. Siccome questi ritratti rappresentano i
membri della classe amministrativa e cosmopolita di quel particolare
periodo dell'Impero, essi possono essere considerati come tipici della
moda del tempo. Le dame con i capelli raccolti, uno stile di
acconciatura molto comune nel IV secolo d.C., indossano dei gioielli
simili a quelli che si conservano al British Museum. Le catene che
portano al collo spesso raffigurano nel medaglione centrale una testa di
medusa con ali e serpenti tra i capelli e oltre a questa catena con la
medusa, un paio di orecchini formati da una sbarretta d'oro da cui
pendono tre segmenti con infilature di perle.
Le usanze pagane
facilitano le indagini
L'usanza pagana di seppellire i morti con i gioielli personali rende più
facile il loro abbinamento ai ritratti dell'antichità, mentre nel
Medioevo sono i dipinti a costituire l'unica testimonianza dei gioielli
in voga. Nella "Presentazione al Tempio", dipinta da Ambrogio Lorenzetti
e conservata agli Uffizi, che risale alla prima metà del XIV secolo, la
Vergine e la donna che le siede accanto hanno entrambe orecchini d'oro a
pendente di fattura orientale, il cui disegno a festoni ricorre anche
nelle sciarpe avvolte intorno al capo delle due donne, sotto i lunghi
veli. Probabilmente questi orecchini sono importati da Bisanzio. Nessun
orecchino di questo periodo è comunque sopravvissuto, mentre gli anelli
e le spille sono numerosi. D'altra parte sono rari i dipinti che
ritraggono spille di quest'epoca. Perciò è da considerarsi eccezionale,
sotto questo punto di vista, il dipinto di Deodato Orlandi che si trova
a Pisa. In esso possiamo vedere che questo tipo di spilla era usato per
fermare gli abiti sul petto. La Madonna del quadro indossa un abito
allacciato al collo da una spilla di forma semplice a cerchio.
I gioielli rinascimentali erano ben lontani dalla funzionalità di queste
spille medioevali. Essi servivano per lo più ad enfatizzare e a
sottolineare la condizione sociale di chi li portava ed erano
generalmente indossati da membri della corte e della famiglia reale. Le
più belle creazioni dell'oreficeria rinascimentale erano indubbiamente i
collari di smalto tempestati di pietre preziose che si portavano sul
petto e che talvolta recavano appese le varie insegne degli ordini
caratteriali. Soltanto uno di questi gioielli è sopravvissuto, e
dimostra efficacemente l'alta qualità raggiunta da queste onorificenze.
Conservato a Monaco, fu eseguito verso la metà del XVI secolo per
Alberto V duca di Baviera, che diede avvio alla costituzione del tesoro
della corona, i cui gioielli furono in seguito accresciuti dal nipote
Massimiliano I.
Maria Anna, moglie di Massimiliano, nel ritratto di Joachim Sandrart,
custodito al Kunsthistorisches Museum di Vienna indossa un collare
ugualmente splendido e ha appuntata nei capelli una spilla a pendente.
Benché il gioiello conservato a Monaco avesse originariamente un rubino
di 118 carati, sostituito poi con un cristallo sfaccettato, la montatura
originale si è conservata intatta e consiste di volute in oro e smalto
ornate con putti e composizioni di frutta. Il pittore del ritratto ha
riprodotto con tale accuratezza ed evidente compiacimento i particolari
del gioiello, con i suoi colori dalle calde tonalità e con i precisi
dettagli della lavorazione, che è possibile ipotizzare un suo ruolo
primario nella scelta e nella disposizione del gioiello sull'abito.
Infatti ornamenti di questo tipo non erano a questa data (1625) più di
moda.
Nel XVII secolo grandi cambiamenti e splendidi esempi
Nel XVII secolo la storia del gioiello registra grandi cambiamenti che
sono splendidamente riassunti nel ritratto della regina Enrichetta Maria
con il marito Carlo I, di Van Dyck, a palazzo Pitti. La regina è
raffigurata con una croce di diamanti e l'abito, dal drappeggio morbido
e dal collare di pizzo di linea semplice, si intona a perfezione con il
nuovo tipo di gioielli venuti di moda in quegli anni: la collana e gli
orecchini di perle, la spilla al centro del corpetto.
Questa spilla a forma di croce indica che il diamante in questo secolo è
un fattore dominante nell'arte del gioiello. La nuova montatura è
composta di sottili filamenti d'oro di basso spessore e quasi
invisibili, mentre la decorazione a smalto è relegata al retro del
gioiello ed è di un sobrio colore nero. La sola nota di colore deriva
cosi dal diamante al centro della croce. Il gioiello è di proporzioni
ridotte.
I diamanti montati sui gioielli godettero immensa popolarità durante il
XVIII secolo, quando la dimensione e il numero delle pietre
sottolineavano l'importanza dell'occasione in cui venivano donate. Ma i
gioielli associati a quella famosa "arbitra della moda" che fu madame
Pompadour sono di natura molto diversa.
Il suo pittore favorito, Boucher, la ritrasse vestita di abiti
splendidi, sempre giovane e gaia; pure nelle toilettes ritratte da
Boucher i gioielli non sembrano avere grande importanza. Gli unici che
appaiono in questi ritratti sono portati ai polsi e consistono quasi
esclusivamente in fili di perle fissate con intagli e con cammei. Queste
gemme erano lavorate da Jacques Guay, che era stato da lei invitato ad
aprire un atelier a Versailles e le cui opere furono pubblicate in un
libro di incisioni, opera della stessa madame Pompadour. Guay lavorava
quasi esclusivamente per la grande cortigiana e in una delle sue tante
gemme la ritrasse addirittura nelle vesti di Minerva, la protettrice
delle arti. I ritratti erano la specialità di Guay e madame Pompadour
aveva un anello con l'effige a intaglio di Luigi XV e un braccialetto
fermato da due cammei con i ritratti del re e di Enrico IV, fondatore
della dinastia reale dei Borboni.
I ritratti di questi cammei erano circondati da ghirlande di alloro
tempestate di smeraldi e intrecciate con nastri di diamante rosa
allacciati a fiocco sulla sommità. Tale moda fu adottata da tutte le
donne di alto rango; e i cammei (come i ritratti sulle tabacchiere
ingioiellate, che erano un accessorio maschile) fungevano da segno di
stima e omaggio nei confronti delle persone ritratte.
E i Bonaparte
adottano una giovane orafa
Lo splendore delle riunioni di corte nel XVII secolo non è certo
inferiore a quello delle cerimonie ufficiali di epoca napoleonica, come
è dimostrato dai gioielli femminili della famiglia imperiale. Nel 1806
una nipote dell'imperatrice Giuseppina, Stefania di Beauharnais, una
giovane orafa di grande bellezza, fu adottata come figlia
dell'imperatore e fu data in sposa a Carlo, granduca di Baden. Nel
ritratto, eseguito nel 1811 da Gérard, la giovane donna indossa un abito
impero di seta ricamata a spighe d'oro con la maniche a sbuffo e la
scollatura quadrata ornata di pizzo. Al collo, ai polsi e agli orecchi
porta una parure di gioielli, in testa ha un diadema e in mano un mazzo
di fiori freschi. La collana e gli orecchini della parure sono
sopravvissuti al tempo e si trovano oggi al Victoria & Albert Museum. La
collana è costituita da due fili alternati di smeraldi e diamanti uniti
da montature di grandi smeraldi incorniciati di diamanti, con una
frangia di pendenti di smeraldi a pera. Gli orecchini sono di forma
analoga.
Il tutto sembra essere stato disegnato apposta per stupire il pubblico
delle grandi occasioni. Cinture ingioiellate furono indossate alla
cerimonia della incoronazione di Napoleone e da allora sono rimaste di
moda negli ambienti di corte. Con il seguire degli anni e dei secoli la
documentazione rimane sempre più ampia e i pezzi famosi si possono
naturalmente ammirare nei musei.
Alessandra Doratti