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FUMETTI   CHE   PASSIONE

 

 

Giuliano Confalonieri

 

 

 

 

   

 

 

 

      Se Arte è sinonimo di ‘espressione’, allora anche il fumetto – spesso bistrattato – è  una forma artistica come testimoniato mirabilmente, tra gli altri, dagli autori Jacovitti e Bonvi creatori di disegni con personaggi assolutamente nuovi. L’alto grado di analfabetismo dell’Ottocento richiese un mezzo più semplice e popolare di diffusione capillare delle idee: nato quasi  contemporaneamente al cinematografo, riproponeva la realtà facendola diventare uno spettacolo facilmente accessibile come i graffiti preistorici con animali a otto zampe, le opere dell’Antico Egitto con la riproduzione di una persona in moto apparente, gli affreschi di Pompei tesi a riprodurre l’azione, i manifesti di Toulouse Lautrèc nei quali il Cancan diventa cromatismo e vita, variegata rappresentazione di come eravamo e dello sforzo di rendere plastico l’attimo fuggente.

La novità del fumetto è stata quella di far parlare i personaggi disegnati e descritti  con le parole dentro una ‘nuvoletta’ anziché con le didascalie usate nelle tavole illustrate dei libri. Come primo ‘fumetto’ è tradizionalmente indicato Yellow Kid, il bambino ideato da R.F. Outcalt nel 1895 e pubblicato sul ‘New York World’ nel 1897. Nel medesimo anno vedono la luce le strisce di Bibì e Bobò (Katzenjammer Kids, coppia di monelli terribili inizialmente disegnata negli States da Rudolph Dirks) e da Happy Hoolygan o Fortunello (1900, Frederick Burr Opper), un vagabondo vittima ma sempre ottimista. Quindi, Bringing up Father o Arcibaldo e Petronilla (1914, Geo Mc Manus), una coppia pretenziosa che mira alla rispettabilità sociale in nome del denaro. Mio Mao o Felix the Cat (1923, Sullivan/Messimer), un gatto furbo che ragiona in modo surreale.

La moda o piuttosto l’efficacia del fumetto sul pubblico e conseguentemente la richiesta di mercato, fecero esplodere nei primi decenni del XX secolo il fenomeno dei disegnatori ‘ad hoc’ del mondo intero: Svezia, Giappone, Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Australia, Danimarca, Argentina, Germania, Italia, Spagna, Messico, Canada, Filippine, Brasile, Svizzera, Jugoslavia, Finlandia, Unione Sovietica, con una netta predominanza degli autori USA sia come produzione che come diffusione. In Italia, oltre alle massicce importazioni, la preistoria del fumetto nostrano porta la firma di Sto (Sergio Tofano, attore teatrale, autore, sceneggiatore e regista) con la fortunata serie del Signor Bonaventura (1917) il cui carattere buono ed accomodante gli fa vincere al termine di ogni tavola un milione (un miliardo per la svalutazione). Sor Pampurio (1929, Carlo Bisi), sempre ‘arcicontento del suo nuovo appartamento’ è stato pubblicato per anni sul glorioso “Corriere dei Piccoli”: le rime baciate in forma di didascalia, pur nella loro ripetitività, teneva avvinti i lettori in attesa della prossima puntata. Italino (1915, Antonio Rubino) e Marmittone (1928, Bruno Angoletta) sono altre due creature italiane che vogliono rispecchiare in qualche modo la realtà del momento storico: il primo palesemente patriottico, il secondo con la sua dabbenaggine mette alla berlina la rigidità dell’ambiente militare. Dick Fulmine e Romano il legionario (1938) furono usati dal regime fascista per evidenti ragioni di propaganda: l’eroe diventa in questo caso strenuo difensore dell’ideale e della giusta causa sponsorizzata dal Ministero della Cultura Popolare. 

Un tipo di ‘lettura’ non impegnativo, talvolta stimolante, che mette in moto meccanismi di insoddisfatti desideri. Il vocabolo ‘fumetto’ a volte assume un significato negativo quando si vuole giudicare qualcosa di poco valore, tuttavia si deve accreditare al genere una capacità di infiltrazione eccezionale, dal bambino all’adulto perché tutti hanno avuto tra le mani l’album o la vignetta (caricaturisti e vignettisti satirici come il romano Giorgio Forattini hanno la loro importanza in questo campo particolare della comunicazione sociale). Da molto tempo sono operative sezioni specializzate presso gli istituti d’arte o scuole riservate a chi vuole dedicarsi a questa attività creativa: i personaggi-eroi rimangono sempre giovani con le eterne fidanzate senza fini matrimoniali ma i disegnatori invecchiano ed è proprio questo ricambio generazionale che permette alla maggior parte dei fumetti di servirsi di ‘mani’ diverse (Topolino ed i suoi compagni di avventura ne sono l’esempio più duraturo). Al di là del favore o del disinteresse del pubblico, pochi autori fanno morire con loro lo stile personale del personaggio ideato; un recente esempio è quello di Charles M. Schultz: infatti i Peanuts da lui disegnati per mezzo secolo, da Charlie Brown a Snoopy, da Sally a Linus (diventato nel 1965 il mensile italiano omonimo) si sono definitivamente fermati per volontà testamentaria dell’autore morto nel 2000.

Il marinaio Popeye o Braccio di Ferro è l’insaziabile divoratore di spinaci creato nel 1929 da E. Crisler Segar: dopo le tavole domenicali ha avuto un lancio eccezionale negli anni Trenta per merito dei cortometraggi sonori realizzati da Max Fleischer, lo stesso cartoonist che animerà nel 1934 Betty Boop, donnina maliziosa con la giarrettiera sempre scoperta. Il geniale Walt Disney  (1901/1966) trasformerà in fumetto Topolino (Mickey Mouse) e la sua banda nel 1930 dopo averlo sfruttato al cinema: fu uno dei primi ad applicare al disegno animato il sonoro e sarà uno dei maggiori produttori del mondo; i personaggi disneyani sono conosciuti in tutto il mondo, storie elaborati con l’uso del colore, del suono, della gag  e del disegno molto originali. William Hanna (New Messico, 1911) e Joseph Barbera (Newyorkese di origine italiana, 1912) hanno cominciato la loro carriera cominciando a lavorare prima negli studi Disney e poi alla MGM per la quale realizzarono nel 1937 la coppia di grande successo Tom & Jerry; nel 1957 hanno fondato una propria Casa di produzione e le loro creature, dai Flintstones all’orso Yogi, hanno conquistato milioni di estimatori.

Gli eroi per le generazioni a ridosso della seconda guerra mondiale: Mandrake the Magician (1934, Falk/Davis) è il classico illusionista da teatro – abbigliato da mago anche nella vita di tutti i giorni  –  che usa l’ipnotismo insieme a persuasione e superstizione per combattere i criminali con il fido Lothar e la fidanzata Narda. Flash Gordon (1934, Alex Raymond) vive le sue avventure nello spazio con la fidanzata Dale; l’imperatore Ming del pianeta Mongo è il suo avversario in vignette piene di colore e di fascino. L’Uomo Mascherato, the Phantom o l’Ombra che Cammina perché ritenuto immortale (1936, Falk/Moore) è un giustiziere protetto dai pigmei Bandar in lotta perenne con i ‘cattivi’ di turno; anche lui, come tanti altri personaggi dei fumetti, ha avuto per decenni la fidanzata Diana che si deciderà a sposare per far continuare la dinastia e la leggenda.

Superman (1933, Siegel/Shuster) faticò cinque anni prima di arrivare alle strisce dei quotidiani, seguì poi una serie ininterrotta di cartoons, albi ed i film con Christopher Reeve: arrivato sulla terra dal lontano pianeta Kripto esploso: indistruttibile per la diversa composizione atomica del suo corpo, si trova coinvolto in vicende catastrofiche che riesce sempre a tamponare. Lo scopo dell’introduzione sul mercato di Batman (1939, Finger/Kane) fu quello di contrastare il successo dei superpoteri di Superman: impersona infatti la normalità poiché ricava dalla tecnica e dall’allenamento i mezzi con i quali combattere il crimine; disegnato per gli album, è stato portato sullo schermo in diverse versioni dal 1943.

Quando la pagina scritta costituiva il maggior veicolo di informazione e la fantasia di Verne, London, Hugo, Conrad, Dumas e Stevenson soddisfaceva la voglia d’avventura ed evasione di ragazzi ed adulti, ecco nascere dalla penna di Edgar Rice Burroughs lo straordinario personaggio di ‘Tarzan delle scimmie’. Nato a Chicago nel 1875 morto in California nel 1950, lo scrittore statunitense dopo anni di vagabondaggio durante i quali fu soldato, cow-boy, cercatore d’oro e imprenditore senza fortuna, diventò famoso nel 1914 con un libro nel quale si racconta l’odissea di un bimbo abbandonato nella jungla. Cresciuto nel gruppo dei primati, Tarzan impara a comunicare con gli animali, ne conosce regole e linguaggio; l’eroe cresce forte e generoso, qualità che conserva attraverso mille avventure a difesa del mondo che lo ha accolto. Le storie di Tarzan sono apparse sulle pagine di giornali e libri in oltre cinquanta lingue. I fumetti avventurosi esordirono ufficialmente proprio con Tarzan alla fine degli anni Venti (insieme a Buck Rogers, capostipite del genere fantascientifico), disegnato dal fumettista Harold Foster; dopo di lui il compito fu assunto da un professore universitario di storia dell’arte, Burne Hogarth, profondo conoscitore dell’anatomia umana. Hogarth è riuscito a dare al personaggio uno stile nel quale l’impressione del movimento si amalgama bene con la sintesi delle tavole. I film ispirati all’uomo della jungla sono molti: gli interpreti più popolari furono Johnny Weissmuller (olimpionico di nuoto, undici film), Lex Barker e Gordon Scott; la Disney gli ha dedicato nel 1999 il suo 37° cartoon a lungometraggio.

 

Cino & Franco o Tim Tyler’s Luck (1928, L. Young) sono una coppia di giovani avventurosi le cui vicende si svolgono prevalentemente nel Continente Nero. Dick Tracy (1931, Chester Gould) è il tipico poliziotto americano che combatte la violenza della società; dalla fine degli anni Trenta per almeno quindici anni, il duro Tracy è stato il protagonista in diversi film. Kit Carson (1937, Rino Albertarelli) è il primo uomo del Far West a diventare striscia italiana, modellato sullo scout realmente esistito. Lone Ranger (1938, Striker/Kressy) è il superstite di un gruppo di rangers distrutto dai fuorilegge: seguito dal fedele indiano Tonto e dal bianco cavallo Silver, difende i deboli contro le prepotenze. Ferdinando (1937, Mik) è invece un antieroe e la vittima perenne della famiglia; queste strisce danesi sono mute e riescono a dare la dimensione di situazioni surreali solamente con il disegno ed il contrappunto umoristico. L’inventore Pier Cloruro de’ Lambicchi (1930, Manca) è apparso sul “Corriere dei Piccoli” con l’arcivernice che riesce a portare in vita i personaggi ritratti, con tutte le inevitabili complicazioni. Saturnino Farandola (1938, De Vita) è la riduzione di un romanzo di fine Ottocento con invenzioni nello stile dell’epoca.

Le numerose ristampe di vecchie serie in questi ultimi decenni hanno fatto conoscere alle nuove generazioni personaggi nati in altri contesti socio-culturali. La televisione ha il merito di avere diffuso la conoscenza degli eroi di carta con la riproposta, talvolta come tappabuchi, di corti a disegni animati e di avere promosso trasmissioni negli anni Settanta come “Gulp e Supergulp Fumetti in TV” in semi animazione. Altri personaggi del dopoguerra: Lucky Luke (1946, Morris) è lo stanco ma infallibile pistolero che con l’arguto cavallo gira il West per punire i malvagi. Pecos Bill (1949, Martina/De Vita) è il fumetto western italiano nato l’anno seguente. Rin Tin Tin (1960, Grecchi/Marcello) è il cane lupo discendente da una fortunata serie televisiva degli anni Cinquanta. L’uomo ragno (Spiderman, 1962, Lee/Ditko) è la storia di un ragazzo timido che, morso da un ragno esposto a radiazioni, ne acquista la forza e l’agilità, la capacità di muoversi su pareti  e soffitti, un sesto senso che lo avverte di pericoli incombenti ed un fluido che gli permette di lanciare ragnatele da usare come liane o come reti per i criminali.

Un genere particolare del fumetto è quello a sfondo erotico nel quale gli autori si sbizzarriscono con ‘eroine’ senza problemi di reumatismi e guardaroba (quasi sempre svestite anche in ambienti piuttosto inospitali). Gwendoline (1946, Willie), candida ragazza coinvolta in situazioni lascive al limite della violenza. Valentina (1965), Bianca e Anita (1972) di Guido Crepax: la prima è una donna bella e sensuale con venature di femminismo, la seconda è stata ideata  ‘per uomini soli’ con tutte le implicazioni accessorie, l’ultima è diventata il simbolo delle prevaricazioni dei moderni mass-media. Angelica (1969, Del Principe) è la libera trasposizione di un  personaggio tratto dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: amplessi e nudità si avvicendano nella cornice storica al tempo dei paladini già rappresentati dai pupi siciliani. Isabella (1966, Cavedon/Angiolini) è una discinta procace spadaccina del Seicento. Jolanka (1970, Naviglio/Gamba) è una nobile spagnola diventata pirata per vendicare la morte del marito. Jane (1932, Pett) è una adolescente bionda la cui unica ambizione sembra quella di trovare qualcosa con cui coprirsi. Justine (1966, Paolini/Rota) è un’ingenua ragazza molto sexy il cui bacio fa perdere i sensi ai maschietti. La Bionda (1987, Saudelli) si muove in un ambiente di ragazze seminude. Vartàn (1968, Viano/Angiolini) è l’indiana bianca che combatte gli sfruttatori della sua gente; la principessa Uranella (1966, Carpi/Bozzi) combatte per giusti principi in un mondo fantascientifico. Barbarella (1962, Forest) e Modesty Blaise (1963, O’Donnell/Holdaway) sono state portate sul grande schermo con i film omonimi di Vadim (1968) e Losey (1966). Le femmine mostrano forme esuberanti in movenze eccitanti, gli uomini del fumetto nero assumono ruoli in sintonia con i loro nomi: Diabolik (1962, Giussani e Marchesi) è ritenuto il capostipite di questo genere nel quale il male prevarica sul bene. Satanik e Kriminal (1964, Secchi/Raviola) sono criminali spietati, Sadik (1965, Cannata) è il simbolo della violenza. Sono personaggi che sfidano la società spesso senza una giustificazione logica: il loro ‘gioco’ istiga sensazioni vuote di morale e quindi a circuito chiuso.

Corto Maltese (1967, Hugo Pratt) è un eroe uscito dai romanzi d’avventura dell’Ottocento contornato da ambientazioni ben documentate. I fantastici Quattro (1961, Lee/Kirby) hanno acquistato strane qualità dopo il rientro da una missione spaziale (uomo di gomma, ragazza invisibile, torcia umana e la ‘cosa’ ricoperta da squame): le loro avventure sono ambientate in mondi fantastici. Mafalda (1963, Quino) è la quintessenza della praticità, con il suo candore smaschera la stupidità dei ‘grandi’ evidenziandone difetti e false situazioni.

L’ambiente militare è rappresentato da alcune star del fumetto: Sturmtruppen (1968, Bonvicini ‘Bonvi’) è la feroce satira antimilitarista portata sullo schermo da S. Samperi. Munro (1959, J. Feiffer) è un bimbo di appena quattro anni ‘rapito’ dalla burocrazia militare e rilasciato solamente dopo un periodo di addestramento ed una serie di test psicologici atti a convincere i superiori della sua natura infantile: un grande elmetto sopra un corpo piccolo che si batte contro l’ottusità burocratica. Intorno al soldato Beetle Bailey (1950, Mort Walker) gira invece una gang di ‘colleghi’ di ogni grado il cui quoziente di intelligenza è molto basso. Il cattivo comandante Crock (1975, Wilder/Rechin) comanda un reparto imbelle della Legione Straniera e combatte nemici idioti in modo crudele e spietato.

La realtà vista attraverso la lente di ingrandimento dei disegnatori, tanto più ispirati quanto più la loro ‘mano’ ed il loro spirito d’osservazione sono incisivi, viene evidenziata proprio dal ‘segno’ e dallo stile. Bonvi con il suo esercito di soldati anonimi – volti tutti uguali seminascosti dagli elmetti – esprime un duro giudizio sul mondo militare, sull’ottusità di graduati e generali, sulla sopportata sofferenza di una truppa che si trova sul campo di battaglia senza sapere il perché. A questa satira si può affiancare quella dedicata al mondo del lavoro. Altan crea Cipputi, l’operaio metalmeccanico disincantato nelle sue deduzioni politiche. Hugh Morren è l’autore di Tommy Wack, eterno scansafatiche inserito in un ciclo produttivo al quale rifiuta ogni contributo. Frank Dikens inventa Bristow, inutile impiegato in una ditta londinese. Se Wack usa l’astuzia per rimanere inoperoso, Bristow usa la pigrizia endemica: a questi eroi dell’assenteismo bisogna affiancare Andy Capp (1957, Reg Smithe), eterno disoccupato la cui unica preoccupazione è quella di rimanere lontano da qualunque attività che non siano le freccette, il biliardo, le partite di calcio e le cameriere. Nel 1969 Magnus e Max Bunker creano la sgangherata colorita compagnia di Alan Ford, sempre alle prese con problemi di pranzo e cena nella loro attività ufficiale di ‘spie’. Sergio Staino presenta nel 1979 Bobo, politicamente impegnato ma frustrato dopo le esperienze del Sessantotto, in eterna contrapposizione tra la realtà quotidiana e una idealizzazione estrema.

La fantasia di Benito Jacovitti (1929, firmato ‘Jac’ affiancato da un salame o una lisca di pesce) ha dato a grandi e piccoli la gioia di ‘leggere’ fumetti diventati famosi: Arcipoliziotto Cip, Zorry Kid, Jack Mandolino, Pippo Pertica, Tom Ficcanaso e tanti altri. Il suo disegno personalissimo, il colore, la voluta esagerazione dei personaggi e le storie originali lo hanno messo di diritto tra i migliori (per molti anni ha riempito pagine di settimanali, mensili, libri e l’inserto del quotidiano “Il Giorno”). Lavoratore instancabile ed inesauribile, ha riversato, soprattutto in Cocco Bill (1957) la sua prorompente vitalità: lo scatenato cowboy che beve camomilla e che ha come alleato il cavallo Trottalemme, scatena il fuoco delle pistole, fora letteralmente gli avversari, fuma incessantemente ed italianizza per quanto possibile situazioni e ambienti. Un altro ‘cowboy’ nostrano è l’integerrimo Tex Willer, ranger invincibile amico degli indiani e sempre dalla parte della giustizia, creato nel 1948 da Bonelli e disegnato da Galeppini (Galep). Il più popolare e longevo album italiano della prateria – apparso per la prima volta nelle edicole in formato minialbum – deve la sua fortuna alla sceneggiatura storicamente documentata, al disegno efficace, a storie che fanno partecipare il lettore ad avventure nelle quali può identificarsi, al rigore morale del personaggio.

La ‘terza età’ è rappresentata da terribili vecchiette come Nonna Abelarda (1957, G.B. Carpi) e Grandma (1948, Charles Kukn), energiche protagoniste di storie per bambini, Momma (1970, Mell Lazarus) dispotica rompiscatole che ficca sempre il naso nelle faccende altrui. Nemmeno preistoria e storia  sono sfuggite alla matita degli autori: B.C. (1958, J. Hart), paradossale deformazione dell’uomo dell’età della pietra per stigmatizzare costumi e nevrosi dei nostri giorni. Nilus (1976, Origone), situazioni di epoca faraonica confrontate con quelle attuali.

Asterix è l’astuto gallo dell’antica Bretagna, inventato in Francia nel 1959 da Goscinny e Uderzo, protetto nei combattimenti dalla pozione magica. Hagar il terribile (1973/Dick Browne) è un guerriero vichingo che deve confrontarsi con la moglie dittatoriale, con una serie di saccheggi e sbronze che nascondono problematiche del nostro tempo. Wizard of Id (1964, Hard/Parker) è il mago di una improbabile e caotica corte medioevale che si confronta con il sovrano, la moglie, il buffone, contadini e guardie in un susseguirsi di storie divertenti e paradossali. Ci sono poi i vari ‘medici’ come la parodia di Sigmund Freud ossia il Dottor Fred (1974, Miguel Paiva) che ripercorre pedissequamente tutti i difetti del cattivo psicanalista; il Dottor Smock (1973, G. Lemont) è invece la caricatura del medico ospedaliero incompetente ed esoso. 

Le testate che hanno diffuso e reso famosi fumetti ed autori sono parcheggiate in un angolo della grande storia: Corriere dei Piccoli, settimanale fondato nel 1908 come supplemento illustrato del quotidiano Corriere della Sera (le ‘nuvolette’ con le parole furono dapprima ritenute poco ‘serie’ e quindi si preferì dare voce alle immagini con le classiche didascalie). L’Avventuroso, edito nel 1934 con in copertina una tavola di Flash Gordon: il ‘taglio’ americano attirò moltissimi lettori fino alla chiusura nel 1943. L’Avventura compare l’anno successivo ed è dedicato a personaggi USA come Mandrake e Cino & Franco. Linus, mensile in edicola dal 1965, raccoglie le strisce dei Peanuts, B.C., Wizard of Id, Valentina di Crepax. L’Intrepido del 1935 con pagine piene di eroi ed eroine nostrane, ha contenuti del romanzo popolare ottocentesco. Il Vittorioso (1937), edito in ambiente cattolico con la collaborazione di molti autori italiani, usò il fumetto come veicolo per suggerire ai giovani valori per un corretto comportamento. Eureka, mensile del 1967: sulla falsariga di Linus propone Andy Capp, Tommy Wack, Arcibaldo. Topolino, pubblicazione di Nerbini del 1932 rilevata qualche anno dopo da Mondadori e dal 1988 dalla Walt Disney Co.: spina dorsale di questo settimanale sono i protagonisti dell’officina disneyana affiancati da storie di autori italiani come Saturnino Farandola e Kit Carson.

Sono testate che hanno dato al pubblico una serie di impressioni che pur non riuscendo a sostituire la pagina scritta del romanzo permettono comunque di esercitare la fantasia della quale ognuno di noi ha bisogno e quindi di continuare a sperare in un mondo meno pragmatico e più favorevole al sogno. Sceneggiatori e disegnatori sono i responsabili del successo o dell’insuccesso di una striscia. Scorrendo le varie antologie sull’argomento, si nota la varietà delle ‘invenzioni’ e la capacità di richiamo per le più diverse fasce di lettori. Il segno grafico accattivante, il colore e l’ambientazione, la caratterizzazione dei tipi e l’interesse delle storie sono gli elementi fondamentali per catturare l’attenzione di categorie eterogenee di lettori. Gli autori hanno di fronte la pagina bianca da riempire con la loro capacità visionaria. Altan,  Pratt, Tofano, Jacovitti, Staino, Rubino, Quino, Uderzo, Bonelli e tanti altri hanno costruito un mondo di carta e di immagini che molte generazioni portano nel cuore come ricordo di un’altra età. Gli eroi imputrescibili da loro disegnati sono lo specchio delle idiosincrasie, manchevolezze ed illusioni della nostra società. L’interpretazione può essere sarcastica, apologetica o paradossale ma sullo sfondo delle vignette ognuno può riconoscere le proprie qualità, vizi e sogni. La proposta che proviene dal mondo del fumetto, al di là di una apparente superficialità, ha dunque radici nella complessità psicologica che fa muovere gli individui e le masse: storie che si intersecano, striscia dopo striscia, fino a creare un universo rovesciato simile a quello di “Alice nel paese delle meraviglie” del reverendo Lewis Carroll.    

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it