La collezione di disegni

 

 

Alessandra Doratti

 

 

 


Che cosa sia il disegno, lo disse bene il grande collezionista Pierre Jean-Mariette in una lettera di ringraziamento del 1733, per la sua nomina a socio dell'accademia del Disegno di Firenze: «Poiché il disegno è ciò che dona la forma alle cose rappresentate, non si può fare alcun uso delle diverse parti della pittura se si ignora la parte del disegno. Al contrario, col mezzo del solo disegno è facile esprimerla, agli occhi degli spettatori, in modo da essere compresi. Un sol tratto di penna o di carboncino fa riconoscere la cosa che si vuol rendere».
Il disegno, pertanto, è ovunque nell'arte formale, ma il collezionista di disegni cerca il disegno puro, senza altri ingredienti, benché non sia tracciabile alcuna linea di confine.
Si comprende che i disegni nascano per vari scopi e si realizzino con varie tecniche. Vi sono i disegni preparatori di altre e più complesse opere d'arte, e i disegni fini a se stessi; quelli pazienti e gli schizzi; quelli a punta di piombo o d'argento, a carboncino, a pastello, a grafite: a penna d'oca, di bambù, metallica, impiegata con diversi inchiostri; a pennello per colori ad acqua o a olio; su pergamena, su carte preparate o non preparate; e così via. Non c'è bisogno di sapere tutto in materia. L'iniziazione può avvenire con alcuni buoni libri, per esempio. Anche il gusto si sviluppa, oltre che visitando i musei, sfogliando libri di riproduzioni che oggi abbondano e talvolta sono quasi perfetti. Parallela a ogni collezione vi è una biblioteca specializzata, e questa deve cominciare prima di quella.
Su uno dei cataloghi più noti di stampe e disegni, preparato da Fritz Lugt si legge: «I bei fogli senza alcun timbro sono come i trovatelli: invece i bei fogli che portano l'indicazione della loro provenienza, vantano un titolo di nobiltà e hanno un passaporto che assicura loro, tosto o tardi, un'accoglienza degna degli ambienti attraverso i quali sono già passati». Questo non vuol dire, s'intende, che il collezionista debba lasciare andare un disegno piacente solo perché privo di timbri: le vie del Signore sonò infinite e non tutte catalogate. Non vuol dire che il collezionista per prima cosa si faccia il suo marchio o timbro, e se ne serva per bollare ogni cosa gli capiti per le mani. Il timbro ha senso se la collezione è già importante, altrimenti è un indice di vanità.

 


Non esistono cataloghi per l'identificazione


Non esistono cataloghi per l'identificazione e la datazione delle carte, né di firme di disegnatori, perché la quasi totalità dei disegni antichi non è affatto firmata. L'intero disegno è, per così dire, l'autografo dell'artista.
Chi riesce a falsificare un disegno riesce, a maggior ragione, a falsificare la firma, la quale, se esiste, non dà alcuna garanzia particolare. Frequenti e, a volte, antiche, sono le scritte non di mano dell'artista: in generale attribuiscono il disegno a qualche celebrità, Tiziano, Raffaello o altri dello stesso calibro. Forse lo scrivente era in buona fede ma non deve indurci di certo in errore: la nostra diffidenza deve essere in proporzione dalla fama del disegnatore indicato. Il problema del falso c'è nel disegno come in qualsiasi altra opera d'arte. Non lo hanno risolto con sicurezza nemmeno i massimi musei del mondo e i maggiori esponenti che si sono occupati dell'argomento. Una semplice ricetta potrebbe essere questa: acquistare il disegno di cui ci innamoriamo, se possiamo permettercene il prezzo; non acquistare il disegno di cui non ci innamoriamo, nemmeno se ci sembra un affare. E si può amare un bel falso anche quando si sa che lo è (probabilmente il falsario era un innamorato come noi).
La piazza di gran lunga più importante è Londra, seguono New York, Parigi, Amsterdam. In Italia, dove tanti disegni sono nati, il commercio ha tardato a organizzarsi. Il collezionista, comunque, deve puntare gli occhi soprattutto sulle grande aste, benché i prezzi siano spesso terrificanti, e i fogli mediocri possano fare delle quotazioni elevate, ciò sarà sempre un buon parametro di informazione. Vi sono anche delle aste secondarie dove, alle volte può accadere che compaia qualcosa di molto bello a prezzi convenienti a causa dell'assenza di compratori di lusso.
È sempre rischioso comperare per corrispondenza un disegno visto solo in fotografia, ma eccezionalmente si fa. Bisogna che il disegno sia preferibilmente a penna e al tratto: in tal caso la fotografia non può ingannare molto. Il disegno, purché ben leggibile, tollera qualche macchia o qualche altro difetto di invecchiamento e gli amatori di schizzi questo lo sanno. Un grande pregio del disegno, come oggetto da collezione, è che viaggia con facilità.
Si ricordi sempre che collezionare è "scegliere", non ammassare. Ma come fare a scegliere i disegni? È necessario fare i conti con la competenza e con i soldi disponibili. Il dilettante non può sperare di farsi una conoscenza soddisfacente se non specializzandola in un periodo, una scuola, una genere di disegno. Si pensi, ad esempio, che solo i disegnatori olandesi di qualche interesse del XVII secolo sono almeno trecento. Per contro è difficile immaginare una collezione basata su un singolo artista a meno che egli non sia stato eccezionalmente prolifico, la sua produzione non sia già tutta finita fuori commercio nei musei, e i suoi prezzi siano abbordabili: tre condizioni molto rare.
Disegno e pittura non sono in parallelo: un bel disegno costa solitamente meno di un quadro del medesimo artista, ma quanto meno è impossibile dire in generale.
Meglio dunque non fermarsi sul singolo artista, nemmeno se egli fu abbondante di produzione, ma allargarsi sempre a tutta una scuola, comprendendovi anche dei "minori" e dei "tardi". Mentre i disegni del Cinquecento o ancora precedenti sono rari, e tanto più rari quanto più si va indietro nel tempo (quando era rara perfino la carta), quelli del Seicento sono molto più abbondanti commercialmente parlando, e inoltre il Seicento è forse, come qualità, il secolo d'oro del disegno.

 


L'occhio impara la "calligrafia" degli autori


Un altro tipo di collezione riguarda il genere: disegni di paesaggio, di figura, di animali, architettonici, ornamentali, ecc. Sostando sullo stesso genere l'occhio si affina, impara meglio la "calligrafia" dei vari autori, e così si semplifica la storia dell'arte: alcuni artisti hanno disegnato quasi esclusivamente figure, altri quasi solamente paesaggi. In tal modo anche una piccola collezione ha un senso.
Non ci sono grande spese di conservazione: i disegni stanno ovunque, basta tenerli lontano da umidità o secco eccessivo e dalla polvere. La luce intensa li fa sbiadire: si stia dunque attenti prima di esporli alla parete, e se occorre li si protegga con un panno. Ma il vero collezionista preferisce estrarli dai cassetti, goderseli per qualche ora e riporli subito dopo, senza cornice in semplici passepartout di cartone. Una grande soddisfazione è trovare l'autore di un disegno comperato anonimo, allo scopo serve la memoria visiva che deve essere coltivata.
Perciò può essere utile confrontare sempre le opere con quelle ben note e già identificate nei cataloghi e nei musei.

 

Alessandra Doratti