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CRISI DELL'EDITORIA UGUALE A CRISI DELLA CULTURA?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il rifugio nell’informazione digitale, la crescente diffusione dell’utilizzo dei social network e di internet come mezzo di comunicazione, ha provocato una grave crisi dell'editoria. Oggi la diffusione della cultura e della conoscenza utilizza strumenti e supporti diversi (internet, televisione, video, musica, ecc.), molti dei quali totalmente multimediali e interattivi; il mondo tradizionale dell'insegnamento e del libro è in costante trasformazione. L'e-book, meno costoso ed ingombrante del libro tradizionale, inizia a diffondersi tra le masse; i giovani prediligono acquisire informazioni da internet e dai video, più che dai testi.
In Italia si legge poco e si è sempre letto poco, questo è quanto emerge dai numeri delle vendite di libri, confrontate con quelle degli altri paesi. Non a caso le persone che vivono del solo mestiere di scrittore, in Italia, sono pochissime.


Il mercato del libro cartaceo, perde nel 2012 quasi il 10% e il 2013 non si preannuncia più roseo, nonostante i titoli e le copie immesse sul mercato, rimangano ancora di tutto rispetto (63.800 titoli e 210 milioni di copie nel 2012). Questo significa che vengono pubblicati 174 titoli al giorno compresi i domenicali; 7 titoli all'ora!

Farsi pubblicare a spese dell'editore è diventato oggi molto arduo e sovente l'autore lo fa di tasca propria. Se riuscire a far pubblicare un proprio articolo o un volume risulta difficile, non di meno lo è, dopo la pubblicazione, riuscire a farsi leggere.

 

Se le librerie a conduzione familiare arrancano, più a causa dei costi gestionali che per la riduzione delle vendite, calano sensibilmente anche le vendite dei libri in edicola, tanto che le recenti stime parlano di un migliaio di chiusure annue negli ultimi 5 anni. Una crisi che si trasformerà in una catastrofe di settore, qualora dovesse entrare in vigore l’aumento dell’Iva dal 4% al 21%, sugli abbonamenti editoriali a quotidiani e periodici (Dvd, Cd e beni funzionalmente connessi), previsto dall’articolo 19 del decreto legge 63 del 2013, attualmente in fase di conversione. La misura potrebbe portare un ulteriore calo del 35% delle vendite nelle edicole con un forte impatto in termini di occupazione.
Molto penalizzata è anche la grande distribuzione di libri in supermercati e ipermercati, registrando un calo del 20% nel 2012. Addirittura catastrofica la situazione del libro usato, dove i prezzi hanno visto negli ultimi anni una riduzione progressiva, tanto che alcuni venditori propongono romanzi e titoli minori a 20 centesimi a copia, pur di svuotare i magazzini dagli invenduti. In crescita, invece, le vendite on-line di libri, in particolare i supereconomici.

Complessivamente, nel primo semestre del 2013 nell'editoria si sono però riconfermati gli elementi di crisi strutturale della situazione economica italiana. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Giovanni Legnini, ha recentemente dichiarato che l'editoria necessita di urgenti riforme e che bisogna intervenire per decidere su una possibile parificazione fiscale dell'editoria online a quella su carta.
 

L'e-book e l'archiviazione digitale stanno sempre più ritagliandosi uno spazio che sembra destinato nel giro di pochi anni a raggiungere percentuali di utilizzo e di vendita sempre più consistenti. Amazon, Apple, Sony, e altre multinazionali, propongono e-book e nuove tecnologie digitali, cambiando radicalmente il modo di scrivere, leggere, comunicare, pubblicare, stampare e vendere.
Le vendite degli e-book sotto la soglia degli 11€, vedono un incremento esponenziale di titoli disponibili e una sempre maggior diffusione dei dispositivi di lettura. Di quello che è il mercato digitale, l'e-book comunque ne rappresenta solamente un segmento; la parte più consistente è costituita da banche dati di natura fiscale, giuridica, commerciale e medica (on e off-line), che offrono anche servizi aggiuntivi alla semplice consultazione, di cui il mercato dell'arte è tutt'altro che escluso.

Giornali, televisioni e agenzie di stampa sono quotidianamente impegnate nell'adeguamento dei loro standard all’offerta dei nuovi media, per rimanere al passo con il costante cambiamento in atto, cercando di individuare nuove tendenze, esigenze e richieste.

Il Salone Internazionale del Libro 2013, tenutosi come di consuetudine annuale al Lingotto di Torino, conclusosi il 20 maggio, ha dedicato una serie di iniziative sui temi politici ed economici della globalizzazione ed al ruolo crescente di Paesi quali Brasile, Russia, India e Cina; le pratiche e i limiti della rete; le nuove opportunità produttive; il futuro della ricerca tecnologica e scientifica, non tralasciando nemmeno le possibili strategie ambientali. Quattro i principali filoni di discussione del Festival: Digital for business (il digitale per le imprese); Digital for job (il digitale per il lavoro); Digital for creativity (il digitale per la creatività) e Digital for people (il digitale per le persone). Di grande interesse l’esposizione di libri per l’infanzia, che evidenzia le potenzialità della letteratura per ragazzi, come pure la sezione del Salone dedicata ai giovani da 0 ai 20 anni. Molto agevolate, nei costi di partecipazione, le piccole case editrici, editori minori, le cui pubblicazioni sovente non arrivano nelle grandi librerie.
Un’area del Salone è stata completamente dedicata all’editoria digitale e alle nuove tecnologie di fruizione culturale. Scienziati, economisti, artisti, musicisti e politici sono stati invitati al Lingotto per offrire una tribuna qualificata alle grandi idee, con interventi concisi, al fine di offrire stimoli, idee e progetti innovativi in ogni campo.
La virtualità e la smaterializzazione degli oggetti hanno coinvolto anche l'arte, allontanando spesso l'artista dalla creatività materiale: la DigiArt nata da alcuni anni, rivoluziona il modo di dipingere e creare l'opera d'arte; anche l’architettura e l’urbanistica si sono rinnovate totalmente nell’elaborazione dei progetti e modelli. In uno scenario globale in continua evoluzione, l'informazione, la diffusione del sapere, le tecniche di insegnamento e di apprendimento, la cultura e l’editoria in tutte le sue forme, sono coinvolte in prima persona. La crisi economica è diventata una crisi di sistema che richiede un rinnovamento radicale, un'innovazione dei linguaggi e delle tecniche, sia nel campo della produttività, sia in quello della cultura.
Vendere duemila copie di un libro è considerato il minimo risultato per mantenerlo in vita e rieditarlo; dalle cinquemila copie vendute in poi si può ritenerlo un successo commerciale. Certo è che nella maggior parte dei casi chi scrive lo fa quasi sempre per passione e non per denaro, e neppure gli editori ci ricavano molto più dei puri costi. Dell'intera filiera produzione/distribuzione nessuno si arricchisce, poiché i numeri di copie vendute in Italia, sono per lo più da artigianato che da industria.
Le pubblicazioni on-line in taluni casi (articoli su portali accreditati o video su YouTube) riescono a generare molte letture o visualizzazioni (da alcune migliaia a milioni all'anno), e rappresentano un ottimo canale pubblicitario o divulgativo. Diverso il meccanismo dei siti letterari, in cui gli autori possono inserire i loro testi in una vetrina virtuale per farli leggere e commentare ai visitatori. Questi, sono solitamente dei blog e proprio per la loro natura a cascata, sono sottoposti al numero di inserimenti del sito, rimanendo nella prima pagina della vetrina solo pochi minuti, per poi scivolare nelle pagine successive, dove non lo leggerà quasi più nessuno (a meno di non finirci sopra cercando esattamente quell’articolo tramite motori di ricerca).


Indipendentemente da quale medium si decida di utilizzare, la cultura ed il patrimonio dei beni culturali del nostro paese meritano di essere valorizzati al meglio, sia quali indiscusse risorse nel settore turismo, sia quali fonti di ispirazione per le nuove generazioni che si approcciano alla letteratura, all’arte, all’architettura etc.
È doveroso ricordare che l’Italia ha un bagaglio culturale sia storico che contemporaneo (per non parlare del settore eno-gastronomico), non secondo a nessun’altro paese al mondo, e che forse più che inventare nuovi prodotti, bisognerebbe prima saper promuovere e valorizzare ciò di cui già disponiamo, monumenti e musei in primis.
 

 

Giorgio Catania

 

 

Tratto da: Il Massimiliano N°67 - Luglio/Settembre 2013