Attento osservatore della società del suo tempo e dei vizi e delle virtù
dell'animo umano, Carlo Del Balzo, tra gli anni 70 e gli anni 80 del
secolo XIX, maturò l'idea di ordire la trama di un ciclo di romanzi sui
costumi contemporanei.
I racconti di Del Balzo si inseriscono nel genere del romanzo di
carattere sociale, quei romanzi che indicano manchevolezze e difetti
di leggi e ornamenti sociali, che rivelano, tali quali sono, i tipi e i
costumi che vivono e viggono in un dato tempo in una società, in
voga nell' ultimo quarto dell' 800 in paesi d'Europa come Francia e
Inghilterra. In Italia il romanzo non riuscì a superare i confini della
letteratura regionale, tanto da non poter parlare di romanzo della vita
italiana.
Già nel 1874, dopo la stesura della sua opera giovanile Pro Patria,
in una lettera a Matteo Renato Imbriani, egli si era posto il problema
della funzione del romanzo, ritenendone preponderante la natura
didattica, ovvero d'istruire dilettando, poiché questo è lo
scopo supremo del romanzo.
Giuseppe Lops, in una lettera del 1881, concorda con Carlo Del Balzo nel
ritenere il romanzo non solo la forma di letteratura che risponde ad
ogni concetto, e con il quale si può tutto dire e tutto
raggiungere. Il romanzo è arte, e come arte raggiunge mille altri
scopi morali e sociali, ma guai quando l'arte non si propone che questo
solo.
In una sorta di ideale continuazione delle storie dei "Rougon-Macquart"
di Zola e dei "Vinti" di Verga, nel ciclo dei dieci romanzi scritti tra
il 1887 ed il 1908, Del Balzo si propone di studiare in una sorta di
"umana comedia" di dantesca memoria, sul vero, sul nudo, i
deviati, coloro cioè che hanno abbandonato la strada principale, la
retta via, nell'amore, nella politica, nella letteratura, nell'arte,
nella religione, nella scienza, nella morale, nel giornalismo, nella
società elegante, nel teatro, nel matrimonio, nella democrazia.
Nella prefazione del suo primo romanzo, Le Sorelle Damala,
ammonisce i lettori a non confondere i deviati con i vinti, prendendo
così le distanze dall'illustre amico Giovanni Verga e dal
verismo.
Se l'idea di presentare in un caleidoscopio di personaggi e situazioni,
i vizi che più attanagliavano i diversi ambienti sociali e le virtù dei
pochi che ancora credevano nei valori morali, richiamava i principi
della narrativa naturalista e verista, dal punto di vista tecnico
narrativo Del Balzo non si attenne alla teoria della oggettività ed
impersonalità dell'arte, di cui pure si dichiarava fiero sostenitore,
parteggiando senza riserve per alcuni personaggi.
Il letterato irpino, infatti, in tutti i suoi romanzi inserisce
riferimenti autobiografici, le proprie esperienze di vita e la sua
storia personale. In alcuni protagonisti dei suoi romanzi, poi, sono
riconoscibili uomini politici, letterati, artisti, giornalisti, a lui
contemporanei. Anche alcuni avvenimenti descritti nei romanzi sono da
collegare a vicende storiche e politiche del suo tempo. Il suo limite
come narratore è che egli osservò e descrisse la realtà del suo tempo
con l'occhio paternalistico del ricco borghese ottocentesco, erudito e
raffinato, moralista e fustigatore dei costumi.
Il romanzo Le Sorelle Damala, per il suo contenuto e linguaggio,
subì numerosi attacchi e critiche, e venne pubblicato dall'editore Galli
di Milano, dopo il rifiuto di Treves, nel 1887 in quanto giudicato
osceno.
I romanzi del ciclo de "I Deviati" per la loro collocazione spaziale e
temporale possono essere raggruppati in tre parti o sezioni: ambiente
borghese (Le Sorelle Damala, Dottori in Medicina, Ultima Dea, Il Piacere
supremo, Sotto la Toga); ambiente provinciale, (Gente di Chiesa, Gente
nuova); ambiente parlamentare e giornalistico (Eredità illegittime, Le
Ostriche, I soldati della Penna). Sullo scenario operano i vizi più
abietti, i puri amori, i sacrifizii, gli odii, egli eroismi, che, tra
loro cozzano pel rinnovamento dell'umanità, richiamata sulla via della
perfezione... Del resto ogni romanzo di Carlo del Balzo... è uno studio
sociale di condanna e di elevazione, improntato a quell'umanesimo non
falsarigato, il quale conforta la mente e il cuore. I personaggi destano
nel lettore interesse intenso per le plastiche riproduzioni degli
ambienti, e per i profondi scandagli dell'anima umana. Arte schietta e
realistica, che trae le sue origini nella scuola, allora trionfante del
naturalismo.