Con passo lento ed elegante come conviene a una vecchia signora ancora
in gamba nonostante il peso degli anni, percorre le strade d'Italia.
Incidere aristocratico, abbaglianti raggiere, enormi fanali, l'"auto
d'epoca" si è finalmente conquistata uno spazio nel mondo dei
collezionisti.
Quello dell'autoretrò è un mondo molto giovane, che ha assunto contorni
di rilievo da non più di 20 anni; prima di allora era circoscritta solo
a un'élite di appassionati (tra i più noti in Italia, i fratelli Artom a
Milano, il gioielliere Gianni Bulgari a Roma, l'imprenditore Giulio
Dubbini a Padova, l'industriale d'alta moda Giorgio Shön, l'ex pilota e
nobile lombardo Giovannino Lunari Cernuschi) a cui si aggiungevano un
centinaio di piccoli collezionisti, sparsi soprattutto in Piemonte,
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Alla metà degli anni '70, con una progressione costante, è cominciato il
boom: decine e decine di nuovi aderenti ai club di settore, nascita di
commercianti specializzati in auto da museo, infittirsi delle inserzioni
sulle riviste specializzate e sui quotidiani a maggior tiratura, fino ad
arrivare alle corse riservate alle macchine sportive d'epoca sui grandi
autodromi (oggi c'è un campionato europeo e uno italiano; l'Alfa Romeo
aveva addirittura costituito la prima squadra ufficiale al mondo di auto
storiche da competizione). I motivi di questo interesse improvviso sono
facilmente individuabili. Il collezionismo di auto è un fatto
soprattutto generazionale. Si tende cioè a volere quei modelli che negli
anni della giovinezza si avevano o si sognavano di avere.
In Italia però, prima della seconda guerra mondiale di auto ne
circolavano ben poche, per cui si è dovuto attendere che arrivassero in
età "collezionistica" quelle persone che avevano 20 anni tra il 1950 e
il 1960 e che oggi possono permettersi l'acquisto di un'auto per puro
piacere. Mentre i pezzi anteguerra sono essenzialmente cosa da museo,
inadatti a circolare perché privi di ricambi e comunque disagevoli, i
veicoli degli anni '50 e '60 sono nella maggior parte mezzi abbastanza
moderni da poter essere usati con una certa tranquillità, se non proprio
tutti i giorni. La produzione italiana di quel periodo è la più
prestigiosa, ricercata ed esteticamente valida di tutta la storia
dell'automobile (Ferrari e Maserati hanno prodotto auto granturismo a
partire dal 1947, Alfa Romeo, Fiat e Lancia hanno avuto un listino
fuoriserie a prezzi ragionevoli dal 1950 fino al 1965), inoltre il
numero di auto prodotte fu cospicuo anche per il parallelo boom
economico che aveva portato l'Italia fra le nazioni più
industrializzate. Saccheggiato subito dopo la guerra da americani,
inglesi, tedeschi e giapponesi, il parco nazionale di auto da collezione
lascia oggi solo i modelli più recenti a prezzi abbordabili.
La grande ventata cultural-mondana che ha riportato in auge tutto ciò
che andava per la maggiore 30 anni fa (dal rock alla moda, al cinema)
non poteva non influenzare anche la scelta di un bene di consumo qual è
l'automobile, che è stato uno dei maggiori simboli di successo di quel
periodo. Il mondo collezionistico italiano si distingue però da quello
degli altri paesi per una netta distinzione tra i due grandi filoni di
questo movimento (molto sfumati all'estero), il collezionismo statico e
quello dinamico. Per statico si intende quello a cui aderiscono tutti
coloro che preferiscono lasciare le auto d'epoca in garage curando più
l'aspetto storico che non quello per così dire, edonistico. Al contrario
molti altri ritengono che la macchina chiusa in un museo sia una
contraddizione storica (è stata inventata per viaggiare) e preferiscono
quindi usarla, nei raduni, nella vita di tutti i giorni, nelle gare,
dotandola magari di gomme e accessori non originali, ma più moderni e
sicuri. I rischi? Quelli di tutti gli automobilisti: parcheggi e
tamponamenti sono perennemente in agguato.
Per chi, comunque è ai primi passi il problema principale resta quello
di individuare con quali pezzi iniziare una collezione in funzione del
gusto, del capitale a disposizione, dell'uso che se ne vuole fare ed
eventualmente dell'investimento realizzabile.
Come iniziare una collezione? Ci sono regole abbastanza precise per
orizzontarsi al meglio in questo campo. Tenerle ber presenti significa
quasi sempre realizzare il miglior investimento con il minimo costo.
Dati gli elevati costi di restauro attuali è meglio comperare una
macchina quasi perfettamente conservata a un prezzo relativamente alto,
che un rudere o buon mercato, a meno che non si tratti di una Rolls
Royce o di una Ferrari, vetture il cui valore finale supera sempre il
costo di un restauro eseguito a regola d'arte.
Conviene dare la precedenza ad auto di marche prestigiose, per le quali
il mercato è sempre più favorevole, e nell'ambito di ciascuna marca ai
modelli storicamente più importanti (un'Alfa Romeo che in passato
vinceva sulle piste è più ricercata di un'Alfa Romeo che non si è mai
fatta onore, e cosi via). Una collezione è molto più apprezzata se è a
tema fisso (esempio: modelli di una stessa marca, oppure stessi tipi di
carrozzeria di varie marche, oppure ancora veicoli per un uso specifico,
dal militare allo sportivo, eccetera).
C'è una gerarchia di valori anche nel tipo di carrozzeria, in genere per
modelli a larga diffusione uno spider è più ricercato di una coupé, la
quale vale più di una limousine, che a sua volta piace più di una
normale berlina. È bene all'atto dell'acquisto della macchina,
procurarsi anche tutti i ricambi possibili, iscriversi a un club di
marca, tenersi in contatto con i possessori di modelli analoghi,
recuperare libretti di manutenzione e manuali di riparazione dell'epoca.
Potendo scegliere, è bene tenere presente che con un numero di telaio
basso (ciò significa che l'auto è fra le prime prodotte), il valore
della macchina aumenta, cosa che avviene anche quando maggiore è
l'originalità delle componenti meccaniche e di carrozzeria, quando se ne
conosce la storia, il numero dei proprietari precedenti, il tipo e
l'entità delle riparazioni effettuate nel corso degli anni. Un'auto è
tanto più apprezzata quanto minore è stato il numero degli esemplari
prodotti e se tra i proprietari precedenti c'è qualche personaggio
famoso, questo solo fatto può aumentare il valore collezionistico. In
ogni caso è inutile comprare un'auto d'epoca se non si può contare su un
garage asciutto e ben riparato per custodirle: le intemperie sono
infatti il peggiore e inesorabile nemico di questa forma di
collezionismo.
Quali modelli scegliere; una volta stabilito che genere di collezione
iniziare? Niente è più difficile che una catalogazione di un hobby,
tuttavia, al di là dei gusti personali, si possono azzardare alcuni
consigli attendibili. Per il collezionista attento soprattutto agli
investimenti conviene scegliere un modello molto recente, un'auto cioè
che è già da tempo uscita di produzione, ma non è ancora diventata da
collezione, e che quindi si trova al valore più basso sul mercato. Per
coloro che preferiscono usare una macchina d'epoca come una moderna,
senza troppe attenzioni e brutte sorprese, vanno bene le auto la cui
meccanica è stata in produzione ancora a lungo dopo la scomparsa del
modello. I pezzi di prestigio sono normalmente costosissimi. Dove andare
a comperare le macchine d'epoca, da chi, con quali garanzie? sono questi
gli interrogativi più ardui a cui è impossibile dare una risposta
precisa perché, analogamente a quanto avviene per altre forme di
antiquariato, solo una conoscenza profonda del settore mette al riparo
da brutte sorprese.