ARTE POPOLARE


EDICOLE VOTIVE A GENOVA
 

 

Giuliano Confalonieri

 

 

 

 

MADONNA DELLA MISERICORDIA – EDICOLA  XVIII SEC. –  STATUA XVII SEC.

 


La devozione dei fedeli in Liguria è particolarmente sentita. Il centro storico di Genova ha una notevole collezione di edicole votive (madonnette) ancorate sugli angoli dei caseggiati. Purtroppo, come tante altre testimonianze, l’incuria, il tempo e l’indifferenza hanno levato loro l’antica funzione e l’antico splendore. Girando tra i caruggi della città vecchia (nomi strani come Vico della rana, Vico Cicala) si incontrano piccoli capolavori destinati a ricordare la presenza del sacro. Spesso, le più frequentate diventano oggetto di culto per l’immagine o la scultura che ospitano. Le nicchie hanno lo scopo di venerazione ed un valore decorativo (in memoria dei defunti, le tombe ad edicola risalgono addirittura alle necropoli etrusche). Tipica è quella del tabernacolo situato sopra l’altare delle chiese, preziosa e decorata perché racchiude la pisside con le ostie consacrate. In occasione del Giubileo 2000 molte sono state restaurate e restituite al patrimonio artistico della città della Lanterna, altre più preziose sono state accolte nel Museo di S. Agostino ed al loro posto sono state sistemati dei calchi in cemento bianco. Scolpite o affrescate, sono merito di artisti ignoti che meritano un plauso a detrazione delle odierne bombolette deturpanti. Non esiste un censimento preciso di questa espressione di fede, però le cronache riportano che negli anni Cinquanta del secolo passato il Comune provvide alla ripulitura di circa 500 pezzi. Purtroppo la presenza sempre più massiccia del regresso civile per le nuove componenti diseducative e multi etniche ha influito anche sulle manifestazioni artistiche di molte città. L’inizio di questa produzione risale al periodo medievale per il culto della Madonna predicato da S. Bernardo e da S. Bonaventura. Ogni delegazione, ogni confraternita voleva immagini sacre alle quali aggrapparsi in situazioni precarie per proteggere il negozio, la bottega artigiana, la vita del quartiere e le varie categorie di lavoratori, dai pescatori ai facchini ai naviganti. Tra i migliori esempi, le opere in stile gotico di Via Luccoli e quella in ceramica di Luca della Robbia, ormai sostituite da copie. La maggioranza delle edicole è riferibile alla diffusione del fenomeno nel Seicento-Settecento fino alla consacrazione di Genova alla Madonna nel 1637 con la diffusione dell’iconografia mariana. Ecco una sintesi delle intestazioni: Madonna col Bambino, Madonna della Misericordia, Madonna Immacolata, Madonna in gloria, Santa Caterina, Sacra Famiglia, Madonna del Cardellino, Deposizione, Madonna del Soccorso, San Giovanni Battista, Santa Caterina da Genova, Gloria di un dottore della Chiesa, Madonna Assunta, Madonna del Carmine.
 

La professione di fede religiosa – qualunque fede – è espressa nei modi più diversi, dal Santuario al rito, dalla preghiera individuale agli ex voto. Le crociate, per esempio, furono grandiosi movimenti popolari scaturiti dall’Europa cristiana nell'intento di liberare la Terra Santa dagli occupanti musulmani. Una accozzaglia di gente sospinta dalle più diverse motivazioni ad un tremendo viaggio attraverso territori ostili, senza una organizzazione alle spalle, spesso senza possibilità di ritirata, senza assistenza e disciplina. La Croce rossa sul petto era l’emblema e lo scopo di queste migrazioni di centinaia di migliaia di persone (predatori, assassini, aristocratici, bambini, principi, cavalieri, frati, preti, contadini, fanatici, pellegrini, baldracche, mistici, artigiani) che costituirono un fenomeno inimmaginabile.

Incitati dal grido Dio lo vuole partivano attratti da sogni di conquista, di ricchezza e di meriti per la salvezza dell’anima. Trecentomila individui furono condotti allo sbaraglio da Pietro l’Eremita (1095/1096), decimati prima di giungere in Palestina. La prima crociata ufficiale (1097/1099) riuscì ad espugnare Gerusalemme pur senza fare cessare la pressione militare araba e turca. "Cavalieri con scudo spada e corazza, penitenti con rami di palma in mano, fieri prelati e poveri contadini su carri trainati da buoi, donne e bambini, umili monaci e Re sotto il baldacchino, canaglie e buona gente, si unirono tutti per duecento anni sotto il segno di un’idea che non divenne mai realtà. L'avventura delle Crociate è una Storia di santi e di pazzi, di superstiziosi e di eretici, di realisti e di entusiasti; cronaca traboccante di tenebre e disperazione, d'eroismo e strazio, d'amore, ferocia e fede, di egoismo e avidità" (J. Lehmann).

 Nel 1147/1149 Papa Eugenio III bandì una nuova crociata agli ordini di Corrado III e Luigi VII per contrastare i Turchi: Gerusalemme fu riconquistata dal Saladino. Con la terza crociata (1189/1192), Barbarossa, Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone entrarono in San Giovanni d’Acri ma non a Gerusalemme. Un va e vieni pregno di passioni, stragi, litigi, battaglie, armistizi e tradimenti. La Terra Santa come palcoscenico e Re Luigi IX di Francia come ultimo attore tragico, morto di peste dopo lo sbarco in Tunisia (1270).

Scendiamo dai gradini della grande storia per infilarci nei carruggi genovesi odoranti di pesce e di umanità e troveremo, ancora oggi che l’angiporto è diventato più cosmopolita, molte edicole di marmi e stucchi, alcune restaurate dal degrado ridando loro forma e colore originali. In via Prè e dintorni – nonché nel Museo di S. Agostino – sono incastrate nelle murature alcune Madonna col Bambino, Madonna della Misericordia, Madonna Immacolata, Madonna Assunta, Madonna in gloria, Sacra Famiglia, Madonna del Cardellino, Madonna in trono. Naturalmente ognuna ha la sua datazione e la sua storia ma tutte sono nate dal desiderio del popolo, in particolare dei naviganti, di offrire un pensiero alieno dalle difficoltà quotidiane; gli ornamenti sono stati depauperati nel corso del tempo da incuria, furti e azioni vandaliche.

Nella città vecchia si aprono spazi scenografici che l’edicola votiva rende maggiormente attraenti perché vi si può leggere la religiosità delle varie epoche genovesi; specialmente quelle più antiche che, oltre ad essere espressioni dell’arte dal XIV secolo, offrono la commozione di riunire il passato con il presente: il bassorilievo Madonna in trono col bambino, ricoverata nel Museo e sostituita da una copia, è tra gli esempi più arcaici della devozione popolare.

 

Ecco alcuni siti dove è possibile ammirare queste piccole-grandi opere: Via Prè, Piazza del Campo, Via Fossatello, Via S. Siro, Via Maddalena, Via S. Luca, Vico del Filo, Via Giustiniani, Vico Gattilusio, Vico sotto le Murette, Vico di Campo Pisano, Vico delle Mele, Museo S. Agostino...

 

La loro catalogazione risale al 1990 – quinto centenario dell’apparizione sul Monte della Madonna della Guardia, quasi simultaneamente alle celebrazioni colombiane – e la loro tutela meriterebbe più attenzione. Nel 2000, in occasione del Giubileo, si è ritornati al progetto di sistemazione di calchi degli originali migliori al loro posto primitivo in modo da non snaturarne la funzionalità culturale e religiosa. La maggioranza di queste rappresentazioni della sacralità è dovuta all’interessamento delle Contrade e delle Consorterie per evidenziare il culto della Madonna diffusosi nel XII/XIII secolo. San Giorgio e San Giovanni Battista, patroni di Genova, sono venerati per proteggere negozi e attività artigiane nei singoli quartieri: i barcaioli ed i pescatori del passato, stazionanti soprattutto nella zona portuale insieme agli scaricatori, hanno contribuito ad arricchire gli angoli o le facciate delle case con questi apporti artistici che, sommariamente, sono suddivisi in:

 

- medaglioni in marmo;

- sculture e bassorilievi;

- strutture decorative. 

 

 

 

Giuliano Confalonieri

giuliano.confalonieri@alice.it