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Armi antiche
Alessandra Doratti
Che l'interesse dei collezionisti di armi
antiche, soprattutto delle nuove leve, sia oggi centrato più sulle armi
bianche (armature, spade, pugnali, ecc.) che su quelle da fuoco,
incontrastate regine del mercato degli anni '60, è una realtà difficile
da negare. La rivalutazione che emerge prepotente dall'andamento del
settore, si spiega con l'accavallarsi di fattori favorevoli: una maggior
reperibilità in commercio di armi bianche, proprio perchè ignorate da
tanti anni, in contrasto a una penuria di pistole e fucili pregevoli.
I prezzi folli ormai raggiunti dalle belle armi da fuoco hanno dirottato
i collezionisti verso altri campi di indiscusso fascino come spade e
pugnali. Già nell'800 il collezionismo di armi antiche era fondato per
definizione sulle armi bianche, ritenute più signorili di pistole e
fucili, a quei tempi certamente meno ambiti. Indiscussa però resta
sempre la grande considerazione (e forse troppo divulgata) di cui
godettero le armi blanche al tempo della loro fabbricazione.
A corte di Francesco I stessi onori al pittore e al grande spadaio
Allora gli esemplari più preziosi erano considerati capolavori degni di
essere ammirati alla stessa stregua di quadri e sculture. Prova ne è che
un appassionato d'arte come Francesco I onorava alla sua corte e con la
stessa benevolenza sia il pittore Tiziano sia un grande spadaio come
Serafino da Brescia. L'imperatore Massimiliano, poi, si fece ritrarre
più volte nel suo atelier con la mano sulla spalla del suo armaiolo del
cuore "Seusenhofer". Insomma fino alla metà del XVII secolo, tra artisti
illustri di ogni genere e armaioli sulla cresta dell'onda non si
facevano tante differenze.
Non va dimenticato che pittori e scultori di primissimo piano non
disdegnarono di occuparsi anche della creazione di armi. Raffaello e
Michelangelo studiarono a fondo il problema di nuovi equipaggiamenti da
guerra per la corte papale. Benvenuto Cellini elaborò scudi e guardie di
spade e pugnali, preziosi come sculture, e
Dürer schizzò disegni per gli
elmi e le armature dell'imperatore Massimiliano. È noto poi come
Leonardo Da Vinci stesso ebbe a che fare con le macchine da guerra. E si
sono cimentati nella creazione di armi blanche anche Donatello, Tiziano,
Giambologna, Giulio, Romano, Holbein e Peter Vischer. È certo che
autori di questa levatura produssero esemplari destinati ai potenti
poichè fin da allora il costo dei capolavori era altissimo. Così non è
azzardato affermare che le belle armi costavano più ai tempi della loro
fabbricazione che oggi. Nel testamento di Lorenzo dÈ Medici nel 1492
armi preziose, elencate insieme ad altri beni, furono incluse nell'asse
ereditario insieme a possedimenti e oggetti d'arte. Nella rassegna della
vasta tipologia delle armi bianche i punti di forza di ogni collezione
che si rispetti toccano tale armature, ritenute oggi oggetti
preziosissimi fin dalle origini, proprio perchè la loro costruzione
imponeva tempi lunghi e complicate tecniche di fabbricazione.
Non era facile creare nel duro acciaio forme che unissero alla
funzionalità la perfezione artistica. In pratica, questi oggetti
dovevano essere indossati comodamente, quasi come vestiti, e al tempo
stesso proteggere da fendenti e da colpi mortali. Principi, re,
condottieri famosi erano così fieri della propria armatura da farsi
immortalare con essa nei dipinti ufficiali. Non esiste un ritratto che
rappresenti un personaggio della famiglia Gonzaga, eseguito tra il 400 e
il 500, dipinto senza armatura. A volte diversi membri della famiglia
furono ritratti con la medesima armatura che passava di generazione in
generazione - è il caso del famosissimo esemplare dei Brunswick, che fu
originariamente donato da Henry, principe di Wales, al duca Julius di
Brunswick durante una sua visita in Inghilterra avvenuta, come
riferiscono gli storici, tra il marzo e il giugno del 1610.
Il pezzo e stato venduto nel 1981 alla ChristiÈs di Londra per un
miliardo di lire circa (uno dei prezzi più alti pagati finora
ufficialmente nell'area delle armi antiche). L'armatura in questione
rappresenta l'opera più spettacolare del maestro William Pickering,
direttore alla fine del 500 della celeberrima scuola di Greenwich:
furono necessari due anni di lavoro per completarne l'incisione e la
finissima decorazione in oro e smalti.
Non solo pezzi così unici, ma anche armature più semplici furono sempre
considerate un patrimonio di famiglia da tramandare di padre in figlio.
Per questa ragione esse subirono modifiche, ovviamente dettate dalla
diversità delle taglie. Trovare oggi un'armatura perfettamente completa
è difficilissimo, e la rarità giustifica l'alto valore che gli esemplari
di qualità spesso raggiungono. Se si tiene conto che essa è di solito
costituita da 15-17 parti, non è difficile capire come siano rari gli
esemplari giunti fino a noi senza aver subito il benché minimo
arrangiamento.
Ma come mai esistono armature lisce e altre riccamente decorate? La
singolarità delle armature create nel periodo gotico (XVI, XV secolo)
consisteva nella funzionalità e nella purezza della linea, assolutamente
priva di fronzoli (al massimo potevano essere dipinte). Esemplari
significativi di questo periodo sono le celeberrime armature ritrovate
nell'800 dallo studioso Thomas Mann nel santuario della Madonna delle
Grazie a Curtatone, oggi visibili al museo diocesano di Mantova.
Più tardi, verso gli inizi del XVI secolo, si cominciarono a produrre
armature in cui la ricercatezza della decorazione soffocava in un certo
senso il design. E ciò avveniva con la complicità di incisioni a bulino
o ad acquaforte, contrasti tra superfici ageminate in oro e argento e
bruniture severe. Parallelamente a questa produzione di lusso esisteva
un'altra linea di modelli più semplici per le borse meno fornite.
La grande richiesta di armature fece sorgere in Europa tra il XV e il
XVI secolo numerosi centri di produzione. Tra i più famosi vanno citati
in Lombardia le città di Milano e Brescia, dove operarono con successo
dinastie di armaioli celebri come i Missaglia (che furono fatti nobili
per la loro indiscussa abilità), i da Silva, i Negroli, i Modrone, i
Molteno.
E dal XVI secolo la
decorazione passa dalla lama al porno
In Germania invece fu a Norimberga e Ausburg che operarono i fabbricanti
più noti quali i Colman, Peffenhauser, eccetera. Mentre in Inghilterra
fu Greenwich ad ospitare la tradizione più illustre. E ancora per
l'Austria si ricordano tra gli armaioli di prim'ordine le dinastie dei
Treyz e dei Seusnhofer.
Negli stessi centri non solo venivano create armature, ma anche armi
come spade, pugnali, alabarde, mazze e via di seguito. Le spade
costruite dal X secolo al XV sono riconoscibili per la loro linea
semplice ed essenziale a forma di croce. In questo modello variava solo
il pomolo, di cui si trovano esempi tondi, esagonali, a forma di mezza
noce.
Questi esemplari provengono quasi sempre da tombe o da scavi, e perciò
si trovano solitamente in condizioni davvero precarie.
Fu solo verso i primi anni del XVI secolo che la forma delle spade
sviluppo' una guardia multiforme, che aveva funzione di riparo della
mano. La moda di questa spada dalla lama lunga e rigida, con punta
aguzza, chiamata appunto "striscia" o "rapiere", si diffuse dalla Spagna
e tutto il resto dell'Europa divenendo un segno di distinzione e parte
integrale dell'abbigliamento di tutti i gentiluomini. Portare sul fianco
la striscia significava che essa poteva essere usata rapidamente per
autodifesa o per risolvere questioni d'onore.
La decorazione di questi esemplari era concentrata, più che sulla lama,
piuttosto sulla guardia, e sul pomo dove si sbizzarriva la fantasia dei
favolosi spadai dell'epoca. Fonti famose per la bella qualità furono in
Italia Milano (che continuava la tradizione quattrocentesca) e Belluno,
dove operarono fabbricanti illustri quali Antonio e Federico Piccinino,
il Caino e Andrea Ferrara.
Mentre in Spagna si ricordano Thomas de Ayala, Francisco Ruitz e Juan
Martinez. Infine in Germania esemplari di pregio furono prodotti a
Solingen da Joannes Wundes, Peter Munsten e Wersberg.
Alessandra Doratti