Condividi su Facebook

 

Argenti antichi

 

Alessandra Doratti

 

 

 

Pochi sono a conoscenza del fatto che, solo in un periodo relativamente recente, è nata l'idea di collezionare pezzi d'argento antico inglese. Salvo rare eccezioni, persino gli acquirenti dilettanti del XVIII secolo, durante i loro lunghi viaggi d'acquisto in Europa, raccoglievano quasi tutto all'infuori dell'argento. Nello stesso periodo gli intenditori inglesi accordarono il loro appoggio alle botteghe degli argentieri e, lungo tutto l'arco del XVIII secolo, gli artigiani di Londra, come d'altronde quelli di Parigi, di Augsburg e, in minor misura, quelli di Roma e di Napoli, conclusero ottimi affari con i ricchi mecenati dell'intera Europa e America, da Stoccolma a Pietroburgo, a Lisbona e oltre Atlantico, fino a Boston e New York.
La mentalità dei ricchi patrocinatori di allora era peraltro molto diversa da quella dell'odierno collezionista. Gli argenti servivano per essere esposti a sottolineare lo status e la ricchezza del proprietario. Poiché era di moda possedere il maggior numero possibile di pezzi nello stile più recente, quelli sciupati o non più attuali venivano molto spesso fusi e l'argento veniva impiegato per la realizzazione di nuovi modelli. Si pensava inoltre che, essendo il metallo degli oggetti dello stesso tipo usato per il conio delle monete sarebbe stato facilmente convertibile in lingotti, cosicché una buona parte andò perduta per finanziare guerre, per effettuare il pagamento di tasse o anche per far fronte al bilancio familiare. In molti paesi tormentati da guerre che sembrano non aver mai fine, grandi quantità d'argento furono fuse e mai più rimodellate, come ad esempio in Francia sotto Luigi XIV. Infatti, molti argentieri francesi del XVII e XVIII secolo sono giunti fino a noi solo grazie al fatto che appartenevano a famiglie non residenti in Francia, ma in Russia, Svezia e persino in Inghilterra.
Fortunatamente per il collezionista di argenti inglesi, dopo la metà del XVII secolo, cessò questa fusione su pezzi di vasta scala, sebbene nel 1696 il governo, allarmato dal fatto che i pezzi di conio venivano largamente usati per produrre argenteria, emanò un decreto, invitando la popolazione a «portare il vasellame per consentire il conio di moneta». Per fortuna ben pochi risposero all'appello, gli altri lasciarono l'argento sotto forma di verghe nei loro forzieri accettando il fatto che il nuovo argento (conosciuto poi con il nome di Britannia dalla figura del Britannia stampigliata poi su di esso) sarebbe stato di grado superiore. Oggi le famiglie gravate da pesanti tasse, spese morte e altre imposizioni governative, invece di far fondere l'argento, preferiscono venderlo, ed esso rinasce a nuova vita in musei o in case spesso lontane dall'antico proprietario e persino dal paese d'origine.

 

Alessandra Doratti