Il "telero" per il duomo di Pola e altre opere di Pietro della Vecchia
Un piccolo, aureo volume della sezione istriana della biblioteca Malabotta di Trieste1, menziona la presenza a Pola di un lavoro di un importante pittore del Seicento veneziano: all’interno della sala XII del cittadino Regio Museo dell’Istria “la grande tela sulla parete di destra è opera di Pietro Muttoni, detto il Vecchia (sec. XVII). Il dipinto vuol ricordare la cacciata da Pola del vescovo Vergerio, eretico, morto nel 1548. Venne commesso al Vecchia dal vescovo di Pola Alvise Marcello, raffigurato nel dipinto stesso (il vescovo Marcello morì a Roma nel 1651). Al centro, sullo sfondo, è una chiesa a croce greca con facciata ornata da quattro semicolonne ioniche, sormontata da cupola, fiancheggiata da due campanili e con statue nel fastigio. Da destra si svolge una processione, dirigentesi verso il portale della chiesa, di cui i battenti vengono dischiusi da quattro angeli. Verso l’estremità destra le figure ingrandiscono fino al naturale. Domina la figura del vescovo Marcello. Sulla sinistra una turba in fuga, fra cui si notano figure di preti e quella di un vescovo. Anche da questo lato due grandi figure al vero in primo piano. Una di esse, rappresentante l’Eresia, mostra un uomo in atto di fuggire, in uno scorcio diagonale di buon effetto. Al centro, in basso, lo Spirito Santo. La pittura è tutta eseguita di tocco con risalti chiari su sfondo scuro. La grande tela si trovava nel presbiterio del Duomo di Pola. Salvata dall’incendio del 1923, venne restaurata nel 1929”2. Compete ad Alberto Riccoboni questa attenta descrizione di un’opera oggi non più in loco, la quale risulta poi mai citata nei due recenti studi monografici dedicati a Pietro della Vecchia3 nè nel fondamentale Inventario del 1935 compilato da Antonino Santangelo Vittorio Moschini e Antonio Morassi4 il dipinto e il suo autore erano stati invece ricordati con tanto di incisione di traduzione e legenda esplicativa, come m’indica Edvilijo Gardina che ringrazio, dal canonico Pietro Stancovich nel 1828 (fig. 1)5.
L’erudito istriano vedeva l’opera “sopra la porta nell’interno della sacrestia”6, posizione ribadita anche nella seconda edizione del suo trattato (1888)7 detta collocazione nel duomo polese dovette quindi essere mutata in quella nel presbiterio, se diamo fede alle parole di Riccoboni8, prima del trasferimento nelle sale dell’odierno museo archeologico a seguito dell’incendio del 1923 e del relativo restauro (1925-1927) della cattedrale dell’Assunta9.
2 - Pietro della Vecchia, La cacciata del vescovo di Pola Giambattista Vergerio. Trieste, Seminario vescovile
Grazie alla cortese segnalazione di Giuseppe Cuscito è ora possibile rintracciare questa notevole testimonianza dell’arte veneta in Istria: La cacciata del vescovo di Pola Giambattista Vergerio è posta in un piccolo parlatoio del Seminario vescovile di Trieste (fig. 2)10. In mediocri condizioni, specie verso la parte centrale inferiore, la superficie pittorica denota numerose cadute di colore e un denso strato di sporcizia; inoltre, le verniciature del restauro della fine degli anni Venti del Novecento si sono ormai ingiallite, abbassando il tono generale delle cromie e del chiaroscuro. Tale intervento conservativo non provvide a togliere le ridipinture ottocentesche, evidenti nella zona sinistra dell’opera dove si vedono sullo sfondo alcuni personaggi abbigliati secondo un gusto più biedermeier che di metà XVII secolo. Nonostante questo stato, il dipinto dimostra la consueta verve della pennellata di Pietro della Vecchia, confermando l’attribuzione antica. Va al contrario rifiutata l’identificazione, per tradizione probabilmente orale11, del giovane fuggitivo di reniana memoria con l’Eresia, la cui immagine era da tempo codificata nell’Iconologia di Cesare Ripa con l’immagine di una vecchia scarmigliata12: egli va inteso invece come dinamico pendant figurativo del ritratto del committente Alvise di Andrea Marcello, vescovo di Pola (fig.3)13.
Appartenente alla congregazione dei Padri Somaschi, il patrizio veneziano aveva ricevuto nel 1635 l’episcopato di Sebenico: “andovvi a sedere con grande letizia ed espettazione di ciascheduno nel 1636. Molte cose saviamente stabilì a pro’ della sua chiesa. Tennevi un sinodo; fondò nuovo cenobio alle monache benedettine; difese la città dall’assedio de’ Turchi nel 1637; procurò di rendere meno terribili gli effetti della pestilenza del 1649”14. Nel 1653 fu traslato a Pola, sede vacante dalla morte di Marin Badoer (1648)15. Anche in Istria come in Dalmazia “affinché il suo clero vivesse conforme a’ sacri canoni, cercò d’indurvelo più con l’esempio che con le leggi”16: ne fanno fede le particolareggiate relazioni di visite di alcuni anni più tardi appena pubblicate (come mi comunica gentilmente Višnja Bralić)17, il dono nel 1657 da papa Alessandro VII del corpo di san Purpurino martire che divenne occasione di un’ulteriore “invenzione de’corpi santi” nella cattedrale di Pola e conseguente “rilancio religioso”18. A tale clima e quindi a tale data parrebbe più opportuno collocare il ‘telero’ di Pietro della Vecchia che immortala la vittoria dell’ortodossia a cui assiste l’anziano religioso: una sorta di ritratto enfatizzato, barocco, di chi “a molta dottrina, e a rare pietà e carità, univa un’anima forte e ne’perigli più grande”19. Il prelato che aveva saputo tener testa a terribili flagelli come i turchi e la peste già dalla primavera del 1660 non era più in Istria: il libro dei defunti della cattedrale segna infatti all’anno “1661. Luglio 17. - Morì a Roma Mons. Alvise Marcello vescovo di Pola - lì si era recato ai sacri limini - Vic. in spirit. et temp. Horazio Moreschi durante la sua assenza di un anno e due mesi”20. Quale cornice di questo felice rinvenimento possono essere messi altri due dipinti, inediti, dello stesso maestro conservati o semplicemente transitati per breve tempo a Trieste, appendice al censimento delle sue opere nell’attuale Venezia Giulia21 a cui bisognerà aggiungere ancora le opere collegabili nell’Istria slovena e croata a lui22 o al figlio Gaspare23.
4 - Pietro della Vecchia, La cacciata del vescovo di Pola Giambattista Vergerio, particolare. Trieste, Seminario vescovile
5 - Pietro della Vecchia, Bravo. Trieste, collezione privata
Presso la collezione Nuciari, la stessa che possedeva un Adone con il cane attribuito da Giuseppe Fiocco ad Antonio Carneo24 e ora considerato di Marco Liberi25, si trova un piccolo busto, quasi una miniatura, di Bravo (fig. 5)26 da assegnare a quella corsiva produzione di ‘teste di carattere’ che sbucano nel ‘telero’ proveniente dal duomo di Pola (fig. 4), della stessa razza del corrucciato Vecchio con asta del museo di Udine27 o di altri simili lavori di Pietro della Vecchia28. In una delle ultime edizioni della fiera “Trieste antiqua”era stata esposta, con attribuzione a un pittore austriaco d’inizio Settecento, una grande tela proveniente da Graz: dopo un breve soggiorno nel capoluogo giuliano è oggi in una collezione privata piemontese.
6 - Pietro della Vecchia, Jefte e la figlia. Collezione privata.
Si tratta di uno splendido Jefte e la figlia (fig. 6)29. Il loro incontro fatale (Giudici 11, 29-40) ebbe un notevole successo nella produzione artistica veneta d’età barocca: un soggetto tragico (come voto per la vittoria sugli Ammoniti, il guerriero biblico aveva promesso di sacrificare al suo ritorno chiunque fosse uscito per primo dalla propria dimora a salutarlo) che concedeva una serie di temi pittorici di grande suggestione. Il maturo uomo d’arme fasciato da un ampio mantello rosso, il suo sgomento per il giuramento che lo costringerà a immolare la giovane e bella figlia (di cui è allusione l’agnello recato da un ragazzo alle spalle di questa), la quale invece si presenta serena, quasi rassegnata al suo destino, colma di amore e comprensione per il padre di nuovo a casa, tutto ciò doveva piacere a un pubblico amante di dipinti dai soggetti ricercati, condotti con una pennellata irruente, ricca di spumosità e di effetti luministici. Confrontando questo dipinto con quelli catalogati nella monografia di Bernard Aikema colpisce senza dubbio l’evidente identità stilistica, ma anche di repertorio, con opere autografe di della Vecchia. Sono palesi, infatti, le analogie con il Tributo della moneta della Staatsgalerie di Stoccarda30 e con la Incredulità di San Tommaso del museo di Padova31, tele che condividono con Jefte e la figlia il medesimo formato e lo stesso taglio compositivo delle figure, viste da tre quarti con i personaggi secondari messi a mo’ di quinta (paradigmatica mi pare allora la testa di guerriero all’estrema destra, tutta in ombra tranne un colpo di luce sull’elmo, gemella di quella presente nella stessa zona del dipinto di Stoccarda): il panneggio di Cristo della citata Incredulità ripete l’andamento del mantello che Jefte stringe con la mano sinistra, identiche appaiono poi le fisionomie e i più minuti particolari anatomici. Ma anche il tipo femminile del dipinto qui analizzato si ritrova puntualmente in molte creazioni di Pietro della Vecchia, dalla Giuditta e Oloferne dell’Alte Galerie am Landesmuseum Joanneum di Graz fino alla Allegoria della Verità del museo civico di Vicenza32. È di gusto tutto barocco, poi, lo spavaldo pennacchio del cimiero di Jefte: un particolare che compare in svariati dipinti del maestro veneziano, come lo Ius in armis o nei cappelli dei soldati attorno al Chiromante, rispettivamente dei musei di Heildeberg e Vicenza33. Come ulteriore prova di autografia, se ce ne fosse ancora bisogno, va rammentato il Sacrificio di Polissena dell’Ermitage, considerato da Pigler Sacrificio di Jefte34, che mostra in contro parte lo stesso motivo delle mani incrociate sul petto della giovane donna.
Infine, a certificare la fortuna che Pietro della Vecchia, su cui gli studi si stanno concentrando con nuove riflessioni35, guadagnò in modo a volte inaspettato, si propone l’incisione (fig. 6) della Coppia di amanti che si baciano della Gemäldegalerie di Oldenburg36: una stampa di Dominique-Vivant Denon - il famigerato “occhio di Napoleone” - considerata per un felix error anticipazione in età neoclassica delle sinuose eleganze dell’art nouveau37.
Enrico Lucchese
1Sui libri dedicati all’Istria presso la biblioteca Malabotta: D. De Rosa, La biblioteca, in Viaggio nel ‘900. Le collezioni di Manlio Malabotta, catalogo della mostra di Trieste, Mariano del Friuli 1996, pp. 48-49; E. Lucchese, Episodi di pittura veneziana in Istria e Dalmazia, “Arte in Friuli Arte a Trieste”, 18-19, 1999, p. 233. Sulla figura di Manlio Malabotta rimando, oltre a Viaggio nel ‘900..., cit., a Filippo De Pisis. La collezione Malabotta, catalogo della mostra di Treviso, Milano 1995; I de Pisis di Manlio e Franca Malabotta. Catalogo generale completamente illustrato, a cura di M. Toffanello, Ferrara 1998. 2R. Soprintendenza alle opere di antichità ed arte per la Venezia Giulia. Il R. Museo dell’Istria in Pola, Pola 1930, p. 41. L’allestimento di questa sala viene presentato, senza menzionare il dipinto di Pietro della Vecchia, anche da B. Forlati Tamaro, L’istituzione e l’ordinamento del R. Museo dell’Istria, “Atti e memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria”, XLII, 1930, fasc. II, pp. 14-15, fig. 10. 3Cfr. B. Aikema, Pietro della Vecchia, a profile, “Saggi e memorie di Storia dell’arte”, 14, 1984, pp. 77-100; B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage of the Renaissance in Venice, Firenze 1990. 4Inventario degli oggetti d’arte in Italia, V, Provincia di Pola, Roma 1935: per evidente scelta editoriale in questo libro non compaiono le schede delle opere dell’allora da poco formato museo dell’Istria. L’opera del duomo di Pola non compare neppure in F. Semi, L’arte in Istria, Pola 1937. 5P. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell’Istria, I, Trieste 1828, ill. a p. 294 tratta dall’esemplare della biblioteca Malabotta. 6P. Stancovich, Biografia degli uomini..., cit., p. 308: all’opera di Pietro della Vecchia vengono dedicate le pp. 308-310. Il dipinto viene ricordato, senza menzionarne l’autore, brevemente anche da P. Kandler, Cenni al forestiero che visita Pola, Trieste 1845, p. 36. 7P. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell’Istria, Capodistria 1888, p. 99 e s.: “quadro rettangolare, che tuttora esiste nella sagrestia di quella cattedrale”. 8Una fotografia Alinari dell’interno del duomo di Pola eseguita prima dell’incendio del 1923 (Al. 40000), consultabile presso la Fototeca della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, mostra il presbiterio frontalmente rispetto al portone mediano della chiesa: non è visibile il dipinto di Pietro della Vecchia che poteva comunque essere fissato a una parete laterale dell’ambiente absidale. Questa ripresa assomiglia molto alla tavola 108b riprodotta in H. Folnesics – L. Planiscig, Bau - und Kunst Denkmale des Künstenlandes, Wien 1916, p. 42. 9Cfr. M. Walcher, Scheda, in Istria. Città maggiori. Capodistria, Parenzo, Pirano, Pola. Opere d’arte dal Medioevo all’Ottocento, a cura di G. Pavanello e M. Walcher, Trieste 1999, pp. 272-273 cat. 536, con bibliografia. Un cenno sui difficili restauri del duomo di Pola è anche in U. Ojetti, Cose viste (1931-1934), VI, Milano 1934, pp. 262-263. 10Tela, 150 x 450 cm circa. Ringrazio Massimo De Grassi per la campagna fotografica. 11Cfr. P. Stancovich, Biografia degli uomini..., 1828, cit., p. 309: “una grande figura pure che fugge, e che si dice essere il diavolo da alcuni, e da altri l’eresia”; P. Stancovich, Biografia degli uomini..., 1888, cit., p. 99: “una grande figura pure in ato di fuggire, e che si dice essere l’eresia”. 12Cfr. ad esempio l’Eresia calpestata da san Francesco di Sales in una pala udinese di Giambattista Tiepolo: G. Bergamini, Scheda, in La Galleria d’Arte Antica dei Civici Musei di Udine, II, Dipinti dalla metà del XVII al XIX secolo, a cura di G. Bergamini e T. Ribezzi, Vicenza 2003, pp. 154-155, cat. 129. 13Sotto l’effigie del prelato è leggibile ancora il cartiglio riprodotto anche nella stampa in P. Stancovich, Biografia degli uomini..., 1828, cit. (fig. 1): “Aloysius Marcello Episcopus / Polensis”. 14E. Cicogna, Della famiglia Marcello patrizia veneta, Venezia 1841, p. 123. Sul vescovado dalmata di Alvise Marcello (1635-1553) si veda anche F. A. Galvani, Il Re d’Armi di Sebenico, I, Venezia 1884, pp. 45-49. 15Cfr. F. Babudri, Elenchus episcoporum polensium critice emendatus, “Folio Dioeceseos Parentino-Polensis”, XV, 1908, pp. 60-62. 16F. A. Galvani, Il Re d’Armi...cit., p. 46. 17Dalle parti arciducali e sotto San Marco. Visite arciducali fatte del anno 1658 et venete 1659 / U kraljevskim stranama i pod Svetim Markom. Vizitacije u pulskoj biskupiji na austrijkom i mletaçnom podruçju godine 1658. i 1659, a cura di N. Kudiš Burić e N. Labus, trascrizione e traduzione di R. Massarotto, Rijeka 2003: un profilo di Alvise Marcello è presente nel saggio di N. Labus, Circostanze politiche e non politiche nella diocesi di Pola verso la metà del sec. XVII, p. 339. 18G. E. Ferrari, I Manoscritti concernenti Pola in biblioteche veneziane, “Atti e memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria”, LXXVII, 1977, p. 46 e s. Sulle reliquie ricevute e trovate nel 1657 cfr. B. Schiavuzzi, Il Duomo di Pola (cenni storici), Pola 1924, p. 17. 19F. A. Galvani, Il Re d’Armi...cit., p. 45. 20B. Benussi, Spigolature polesane, “Atti e memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria”, XXIII, 1907, p. 373; F. Babudri, Elenchus episcoporum polensium...cit., p. 62. 21Cfr. E. Lucchese, Contributo per Secante Secanti, Pietro della Vecchia e Andrea Celesti, “Udine. Bollettino delle Civiche Istituzioni culturali”, 6, 2000, pp. 21-27. 22Cfr. A. Craievich, Scheda, in Istria. Città maggiori...cit., pp. 103-104 cat. 156. 23Cfr. B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 13; M. De Grassi, Dipinti inediti di Gaspare della Vecchia in Istria, “Arte in Friuli Arte a Trieste”, 18-19, 1999, pp. 221-224. Si ricordi che a Gaspare era data una Madonna con bambino e santi nel duomo di Pola, adesso irrintracciabile (Inventario degli oggetti...cit., p. 5). 24G. Fiocco, La mostra della pittura italiana nelle collezioni polacche, “Arte Veneta”, IX, 1956, p. 234. 25U. Ruggeri, Pietro e Marco Liberi. Pittori nella Venezia del Seicento, Rimini 1996, p. 285 cat. M 9. 26Tela, 22,5 x 15 cm. L’opera non ha telaio e presenta una superficie pittorica abrasa in alcune zone del volto del soldato fino a mostrare la trama del supporto. 27E. Lucchese, Scheda, in La Galleria d’Arte...cit., pp. 96-97 cat. 62. 28Cfr. B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., pp. 150-155 cat. 212-248. 29Tela, 120 x 170 cm circa: in ottimo stato di conservazione, l’opera risultava bisognosa solo di una leggera pulitura che ne restituisse l’intonazione cromatica originale. Ringrazio Alberto Craievich per l’aiuto nell’identificazione del soggetto rappresentato. 30B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 124 cat. 50. 31B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 126 cat. 66. 32Rispettivamente B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 122 cat. 64, p. 138 cat. 151. 33B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 139 cat. 156, p. 141 cat. 166. 34B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 135 cat. 128. 35Cfr. B. Aikema, Marvellous imitations and outrageous parodies:Pietro della Vecchia revisited, in Continuity, innovation and connoisseurship, a cura di M. J. Harris, London 2003, pp. 110-133; I. Artemieva, Una proposta per il ciclo dei Pianeti di Pietro della Vecchia, “Arte Veneta”, 58, 2001, pp. 199-200; R. Pancheri, “Accademie” di Pietro della Vecchia, “Arte Veneta” , 58, 2001, pp. 110-115. 36B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage...cit., p. 147 cat. 199. 37U. van de Sandl, Esquisse d’un portrait de Vivant Denon en artiste, in Dominique-Vivant Denon. L’oeil de Napoléon, catalogo della mostra di Parigi a cura di P. Rosenberg, Paris 1999, pp. 77-78. Ringrazio Claudia Crosera e Marco Favetta della Fondazione Giorgio Cini di Venezia per l’aiuto fornitomi in questa fase della ricerca.
Arte in Friuli, Arte a Trieste N°23 © Edizioni della Laguna
|