I primi scritti di Antonio
Canova: gli appunti sul mito di Orfeo ed Euridice e gli esercizi di
latino, con una nota sul monumento di Clemente XIV
Nel suo articolo sulla giovinezza di Canova apparso ormai quasi
ottant'anni fa Antonio Muñoz rendeva noti alcuni appunti giovanili dello
scultore sulla favola di Orfeo ed Euridice, traendoli da un libriccino
in possesso degli ultimi Falier, un cui illustre antenato, il senatore
Giovanni, fu, com'è ben noto, il committente delle due statue con quel
soggetto, ora conservate nel Museo Correr di Venezia1. E verosimile che
il giovane Canova abbia preso questi appunti già quando scolpiva la
figura di Euridice, quindi prima del 1775, anno probabile di
completamento della statua2.
1 - Carte del libriccino con gli appunti
della vicenda di Orfeo ed Euridice. Treviso, collezione privata.
Essi sono vergati su un quadernetto
di 5 carte, rilegato in carta remondiniana (Treviso, collezione privata,
mm 142 x 97), assieme ad altri con esercizi di latino, compresa una
breve traduzione (fig. 1).
Pur nella loro essenzialità tali notazioni attestano gli interessi
culturali del giovane possagnese, giunto da poco a Venezia al seguito di
Giuseppe Bernardi: è dunque il primo documento scritto autografo dello
scultore, da anteporre al "Libriccino" degli anni 1777-17793. Si
è già
segnalato che la scelta del soggetto per le statue di Euridice e
di Orfeo può esser stata determinata dalla fortuna nell'ambiente
veneziano della vicenda degli sfortunati amanti in quegli anni, come
prova la messa in scena dell' Orfeo di Louis Brujas (detto Bursai),
un dialogo drammatico incentrato sul momento del ritorno di Euridice e
Orfeo dall'Ade, rappresentato a Venezia, dove fu pure stampato, nel
17744. Questi appunti attestano l'interesse nei riguardi d'un testo in
prosa che non si è potuto identificare, in cui Euridice, contrariamente
alle fonti classiche, è a conoscenza del divieto imposto a Orfeo di
rivolgerle lo sguardo.
Il libriccino è pervenuto agli attuali proprietari per dono Falier
assieme a qualche altro documento di un certo interesse e a un disegno
del Monumento funerario di papa Clemente XIV. Fra questi
materiali, un "Brano di Memorie sulla vita del Marchese Antonio Canova,
dato alle stampe dal fu C.te Giuseppe Falier"5, e un foglio a stampa con
un sonetto di Francesco Saverio Leopardi, Per la guarigione dello
scultore Sig. Antonio Canova di Possagno, recitato nell'Accademia
dé Forti in Roma nel mese di luglio 17856. Più che il testo, dove
peraltro è da rimarcare che l'artista è già nominato "Veneto Fidia" e
nel quale si inscena una sorta di pantomima che vede protagoniste le
personificazioni di Venezia, di Roma e della Scultura, ci sembra
interessante il fatto che tali versi, scritti per la circostanza della
guarigione di Canova, siano stati pubblicati in un momento così precoce,
attestando una fama già consolidata nell'urbe prima dell'inaugurazione
del Monumento di Clemente XIV, che avverrà due anni dopo, nel
1787 (fig. 2).
2 - Francesco Saverio Leopardi, Per la
guarigione dello scultore Sig. Antonio Canova di Possagno, sonetto,
1785. Treviso, collezione privata.
Era l'opus magnum al quale lo scultore attendeva sin dal 1783, e
per la cui composizione generale egli cercava consigli e conferme presso
i suoi protettori e committenti: non poteva dunque mancare, nel novero,
Giovanni Falier, al quale infatti deve aver ben presto inviato il
disegno che qui si rende noto, appartenente alla nostra collezione
trevigiana. E' un foglio (mm 449 x 297) con la filigrana HONIG & ZOON,
frequente nella grafica canoviana, su cui è tracciato a penna,
inchiostro bruno e acquerello grigio, il progetto complessivo dell'opera
in onore di papa Ganganelli destinata alla basilica romana dei Santi
Apostoli7. In basso, l'esplicitazione delle lettere dell'alfabeto
inserite nel disegno: "A. Architettura esistente nella chiesa. B. Porta
che va alla sagrestia. C. Umiltà D. Temperanza" (fig. 3).
3 - Studio di Antonio Canova, Progetto del
monumento funerario di Clemente XIV nella basilica dei Santi Apostoli.
Treviso, collezione privata.
Risaltano, anzitutto, le differenze con l'opera eseguita, ad attestare
una fase iniziale della progettazione: in particolare la posizione dello
stemma del pontefice, qui sopra la porta d'accesso alla sagrestia, poi
spostato in alto, fuori campo visivo rispetto al monumento funerario. Il
foglio dev'esser stato realizzato contemporaneamente all'altro
conservato nel Museo Correr di Venezia (inv. 5209), praticamente
identico nella formulazione generale (fig. 4).
4 - Studio di Antonio Canova, Progetto
del monumento funerario di Clemente XIV nella basilica dei Santi
Apostoli. Venezia, Museo Correr.
Il nostro fu di certo inviato al
senatore Falier; per l'altro possiamo ipotizzare che il destinatario
potesse essere un altro personaggio veneziano legato allo scultore: in
tal caso, il candidato più attendibile è Girolamo Zulian, di cui sono
noti gli stretti rapporti con Canova8. Leggendo le didascalie apposte sul
nostro disegno, occorre inoltre soffermarsi sulla definizione della
figura allegorica sulla destra, l'"Umiltà quot, come si legge nel nostro
foglio, termine che si alterna con quello di "Mansuetudine", che
è
venuto a imporsi negli studi moderni.
Va inoltre rilevata la prassi esecutiva già messa in atto da Canova in
questi anni e prolungatasi per l'intera sua attività di affidare cioè
l'esecuzione di disegni di tal genere, con l'opera scolpita ma anche,
quando era necessario, con le forme architettoniche che l'attorniano, a
qualche collaboratore dello studio: disegni, quindi, canoviani, sì ma
non autografi. Essi sono, comunque, di estremo interesse, come lo è per
restare nell'ambito delle tombe papali, quello del Monumento di
Clemente XIII, pure conservato al Museo Correr, con significative
varianti rispetto a quanto realizzato, specie per la presenza del Genio
stante, sostituito più tardi dalla figura colossale della Religione9.
Giuseppe Pavanello
NOTE:
1
A.
Mu?z,
Il periodo veneziano di Antonio Canova e il suo primo maestro,
"Bollettino d'Arte", I, 1924, p. 116; Idem, Antonio Canova. Le opere,
Roma 1957, pp. 12-13. Per le statue, cfr. G. PAVANELLO, in Antonio Canova,
catalogo della mostra a cura di G. PAVANELLO - G. ROMANELLI, Venezia 1992, cat.
117-118. Le due statue furono legate al Museo Correr nel 1954.
Il conte Giuseppe Falier, ultimo maschio della famiglia, si sposò tre volte: gli
nacquero un bambino, preè cocemente scomparso, e le figlie Enrica, Maria e Carla.
2
Per la datazione della statua, cfr. G. PAVANELLO, scheda 117, in
Antonio Canova ... cit., p. 214.
3
Cfr. Libriccino 1777-1779, in A. CANOVA, Scritti, I, a cura di H.
HONOUR, Roma 1994, pp. 21-32.
4
Si rinvia alla scheda citata alla nota 2. Poco dopo, il 6 gennaio 1776 andr?in
scena al teatro San
Benedetto l'Orfeo ed Euridice di Ranieri d'Calzabigi, musicato da
Fernando Bertoni.
5
Per l'originale, uscito dalla tipografia
di Alvisopoli nel 1823, si rinvia all'edizione anastatica curata nel 2001 da chi
scrive, apparsa nella collana dell' "Istituto di ricerca su Antonio Canova e il
neoclassicismo" di Bassano del Grappa.
6
Nella custodia, la scritta "Alli N.N. U.U. Falieri".
7
Per una scheda, si rinvia a G. PAVANELLO,
L'opera completa del Canova, Milano 1976, cat. 24. Il disegno è citato
da: A.
Mu?z,
Antonio Canova ... cit., p. 25.
8
Si sa che il foglio del Correr ?pervenuto
al Museo per legato di Bartolomeo Manfredini (1797-1874): "Bozzetto originale
nel quale ?espresso il primo concetto del monumento di papa Clemente XIV (Ganganelli)
eretto dal Canova nella chiesa d'SS. Apostoli in Roma" (Venezia, Biblioteca
Correr, Mss PD c156/III,1).
9
Cfr. G. PAVANELLO, L'opera completa ... cit., cat. 39. Per questo
disegno, si veda anche G. MARIACHER, Bozzetti inediti di Antonio Canova al
Museo Correr di Venezia, in Arte neoclassica, Venezia-Roma 1964, p.
191. Al Monumento Rezzonico ?verosimilmente da collegare anche il foglio
bassanese F1 30.1406, talvolta riferito invece al sepolcro Ganganelli, per la
presenza del nicchione della basilica vaticana in cui ?posto il monumento
(sulla sua progettazione, cfr. G. PAVANELLO, Schedule settecentesche: da
Tiepolo a Canova, "Arte in Friuli Arte a Trieste", 18-19, 1999, pp.
101-104).
Arte in Friuli, Arte a Trieste
N°21-22 Edizioni della Laguna