Pasqualino Veneto documentato.

Una Madonna col Bambino nell'Accademia dei Concordi di Rovigo

 

 

Alessia Vedova

 

 

 

1. Pasqualino Veneto, Madonna con il Bambino. Rovigo, Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi.

 

 

È alquanto difficile stabilire l'esatta provenienza della bella tavola raffigurante una Madonna con il Bambino (fig. 1) entrata a far parte della quadreria dell'Accademia dei Concordi nel 1833, attraverso il lascito del nobile Francesco Casilini, con attribuzione a Cima da Conegliano.
Francesco Bartoli, a cui si deve la descrizione di tutte le opere d'arte presenti a Rovigo nel Settecento, cita in proposito una Madonna con il Bambino «in amenissimo paese»
1 dipinta su rame da Cima da Conegliano di proprietà della famiglia dei conti rodigini Silvestri. È probabile che il Pasqualino della collezione accademica sia da identificare con il «Quadro in tavola esprimente Maria Vergine con il Bambino, ed in lontano un Paese con alcune fabbriche opera di Gio: Battista Cima da Conegliano» riportato dallo stesso Bartoli nella «Camera ove dorme il Monsignore»2 e quindi originariamente collocato nel Palazzo Vescovile di Rovigo. Anche Cavalcaselle, che contrariamente all'opinione corrente in favore del Cima riferiva questo dipinto allo stile di Marco Basaiti o di Andrea Previtali3, indotto dalle superfici lisce, astratte e riflettenti, ne sosteneva la provenienza dalle collezioni del Vescovo.
Spetta a Berenson
4 l'aver avanzato la corretta paternità della tavola a Pasqualino Veneto, ipotesi confermata solo quest'anno da un accurato restauro che ha portato alla luce, seppur stinta, la firma PASQUALINVS in basso a destra, che la documenta.
Di questo pittore veneto si hanno pochissime notizie biografiche: il 1496, data che si trova apposta accanto alla sua firma nella Madonna con il Bambino e la Maddalena del Museo Correr di Venezia
5 e due documenti reperiti da Ludwig datati rispettivamente 1503 e 1504; nel primo i responsabili della Scuola di Santa Maria della Carità di Venezia gli commissionano una Presentazione di Maria al Tempio per «la invenzion de el disegno [...] che ha mostrato molto meglior prova de li altruj che ano meso a questa prova»6; mentre nel secondo l'artista si impegna a eseguire quest'opera, che per altro non porterà a termine – la realizzerà Tiziano solo nel 1537 – per il sopravvenire della morte, che lo coglie alla fine del 1506.
A dispetto del silenzio delle fonti, la commissione da parte della Scuola della Carità testimonia la stima della quale Pasqualino godeva ai suoi tempi; si può ipotizzare che al concorso per la realizzazione della Presentazione di Maria al Tempio partecipassero i pittori più importanti in quel momento a Venezia, tra i quali Carpaccio
7. Per questo motivo, anche il chiarimento della figura di un minore come Pasqualino è un contributo importante alla conoscenza dell'arte veneziana tra Quattrocento e Cinquecento, in particolare di quegli artisti che, accanto ai grandi pittori della seconda metà del Quattrocento da Giovanni Bellini a Cima da Conegliano, «costituiscono il tessuto connettivo su cui si basa una cultura pittorica così complessa e vivace come è quella veneziana del tempo»8.
Esaminiamo il dipinto: la Madonna, seduta su una balaustra, tiene il Bambino benedicente sul ginocchio destro, mentre con la mano sinistra regge il libro delle Sacre Scritture, ergendosi nella sua bloccata monumentalità sullo sfondo di un ampio paesaggio.

 

 

 

2. Pasqualino Veneto, Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena. Venezia, Museo Correr.

 

Fino a ora il confronto più stringente è stato con la Madonna con il Bambino e la Maddalena del Museo Correr di Venezia (fig. 2) precedentemente citata, per l'evidente ispirazione cimesca di entrambe e la tendenza dell'artista a creare masse monumentali di ferma e robusta plasticità.

 

 

3. Cima da Conegliano, Madonna con il Bambino, disegno. Rotterdam, Museo Boymans-van Beuningen.

 

 

La figura della Madonna con il Bambino rodigina potrebbe derivare direttamente da un modello di Cima da Conegliano dei primi anni novanta del Quattrocento, come il disegno a penna e acquerello n. 1-335 conservato nel Museo Boymans-van Beuningen di Amsterdam9 (fig. 3); tale prototipo viene ripreso da Pasqualino, con alcune varianti, anche nella Madonna con il Bambino della collezione Wimborne di Londra10.
Dal confronto con il modello risulta evidente che Pasqualino, rispetto a Cima, 90 tende a dilatare i volumi in un'ampiezza quasi monumentale, senza però arrivare a quella solenne e rustica semplicità che traspare dalle figure del pittore di Conegliano. Infatti il suo segno pittorico duro e secco e la materia cromatica opaca e spenta, tendono a opporre piuttosto che a collegare le figure con il paesaggio che si staglia nitido e lucido, quasi distaccato, alle spalle della Vergine.

 

 

4. Cima da Conegliano, Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo e Ludovico da Tolosa. Venezia, Gallerie dell'Accademia.

 

 

Nelle Madonne di Cima il paesaggio, sia quando è ampio e disteso, sia quando si intravede soltanto, è parte integrante della rappresentazione: le figure sacre si fondono mirabilmente con i rustici fondali pervasi di serenità (fig. 4).

 

 

5. Cima da Conegliano, Madonna con il Bambino. San Pietroburgo, Ermitage.

 

 

Gli sguardi velati di tristezza delle Vergini, rassegnate al disegno divino, sembrano quasi sublimati dalla dolcezza delle colline, dei fiumi e dei monti dello sfondo (fig. 5). I volti delle Madonne di Pasqualino appaiono invece bloccati, quasi inespressivi, e i Bambini, irrigiditi nella loro posizione, mancano dell'immediatezza del dialogo sentimentale con la madre.
Va notato inoltre che le colline erbose, le montagne innevate e le strade tortuose del vasto paesaggio della tavola rodigina appaiono derivate dalla lezione di Bellini piuttosto che da quella del Cima
11. Giustamente Puppi ha ipotizzato che Pasqualino abbia inizialmente lavorato a contatto con la bottega di Giovanni Bellini12 allontanandosi gradualmente da essa per avvicinarsi nella maturità stilistica a Cima da Conegliano. La Madonna con il Bambino di Rovigo sarebbe quindi un importante trait d'union tra la giovanile esperienza belliniana e la prima influenza di Cima, del tutto predominante nella tavola del Museo Correr del 1496, rispetto alla quale la Madonna rodigina può essere considerata di poco antecedente. Inoltre, nel paesaggio di Pasqualino sono presenti richiami stilistici propri della pittura nordica, come la definizione dello sfondo nel quale il pittore, con gusto analitico, rende meticolosamente i fili d'erba del prato; più che da Cima, per il quale l'organicità della composizione rimane fondamentale13, queste influenze gli possono essere derivate da Marco Marziale14. Vi è oltre a ciò in Pasqualino, come aveva già intuito Cavalcaselle15, una tendenza al rigore formale e alla rigidità della composizione, che è propria di Basaiti e di Previtali.
Una personalità complessa, quella di questo 'minorÈ veneziano, poco conosciuto ma non privo di una sua specifica individualità, cresciuto nell'ambito belliniano e cimesco, che seppe sempre partecipare e aggiornarsi agli avvenimenti pittorici del suo tempo.

 


 

Alessia Vedova



 

 

ARTE Documento N°24  2008/2011                                                                © Edizioni della Laguna

 

 

 

P.S.: Nel testo corrente sono state omesse, per motivi redazionali, le note dell'autore.