Articoli correlati:  

Giambattista Tiepolo - Biografia Daniele D'Anza
Giambattista Tiepolo - Lo stile pittorico Daniele D'Anza
Un messale illustrato da Giambattista Tiepolo Giuseppe Pavanello

Rosalba Carriera: un ritratto a olio di Giambattista Tiepolo

Pietro Scarpa

 

 

 

 

Egidio Martini

 

Non Bencovich, ma Tiepolo

 

 

 

3. Giovan Battista Tiepolo, La Madonna con il Bambino e santi francescani. Milano, Civiche raccolte d'arte del Castello Sforzesco.

 

 

 

 

Non è la prima volta che dipinti di altri pittori sono stati attribuiti a Federico Bencovich, in particolare dipinti del Piazzetta e talora della giovinezza di Giovan Battista Tiepolo, come per esempio in quest'ultimo caso il modelletto raffigurante la Madonna col Bambino e quattro santi francescani delle Raccolte d'arte del Castello Sforzesco di Milano1; e, al contrario, altre opere siano state passate dal Piazzetta al Bencovich, come, per citarne solo due, la Maddalena e la paletta con la Madonna in trono e tre santi degli Staatliche Museen di Berlino2.

 

2. Giovan Battista Tiepolo, San Francesco in meditazione sul Crocifisso. Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia.

 

Ritengo che anche il San Francesco in meditazione sul Crocifisso, che si trova nella Pinacoteca Querini Stampalia di Venezia (n. 126/29), attribuito unanimemente dagli studiosi al Bencovich, sia una delle primissime opere del giovane Giovan Battista Tiepolo, da porre come esecuzione prima delle tele dell'Ospedaletto e vicino ad alcuni altri dipinti precedenti a esse, cioè intorno al 17133. I modi formali, infatti, di codesto San Francesco non corrispondono a quelli di nessun altro dipinto del Bencovich. Il Bencovich, sia nella Giunone del palazzo Orselli-Foschi di Forlì sia nelle due bellissime tele della collezione Schönborn di Pommersfelden, come nella pala della parrocchiale di Senonches, dipinge in modi più dolci, con delle forme e superfici più lisce e pulite che ricordano il Cignani;

 

4. Federico Bencovich, Il beato Pietro Gambacorti. Venezia, chiesa di San Sebastiano.

 

più avanti, nel San Francesco di Paola della chiesa della Santissima Trinità di Crema e nel Beato Gambacorti della chiesa di San Sebastiano di Venezia (1725-28) e, ancora, nei due dipinti del Museo di Brukenthal di Sibin, il suo stile pittorico, anche se diventa più aspro e spezzato, è pur sempre differente da quello che troviamo nel San Francesco della Querini Stampalia. Questo dipinto, semmai, ha in comune con la pittura del Bencovich e del Piazzetta solo il tono generale del colore, basato su dei marroni scuri e degli ocra naturali e chiari. Il modo, però, di modellare, di costruire la forma è ben diverso da quello del Bencovich: basta guardare come sono trattate, direi quasi scolpite, le mani, con una stesura di colore larga e un chiaroscuro semplice, che sono qualità eminentemente tiepolesche.

 

1 Giovan Battista Tiepolo, Sacrificio di Isacco, particolare. Venezia, chiesa dell'Ospedaletto.

 

Caratteristiche queste che, pur con le sue differenze, ricordano bene, per la loro energia e forza, quelle del tardo Sacrificio di Isacco dell'Ospedaletto. La fattura, inoltre, del San Francesco della Querini Stampalia, s'avvicina molto come concezione e timbro pittorico alla teletta con la Madonna e quattro santi francescani del Castello Sforzesco, di cui accennai più sopra, e ciò anche per quel che riguarda il tocco semplice e nervoso della pennellata.

 

5. Federico Bencovich, San Francesco di Paola. Già Modena, collezione privata.

 

 

6. Federico Bencovich, San Francesco di Paola. Già Venezia, collezione Brass.


Con l'occasione vorrei anche, per dimostrare la differenza di fattura che vi è tra il dipinto della Querini Stampalia e alcuni altri di uguale soggetto della maturità del Bencovich, pubblicare un San Francesco di Paola, già di collezione privata di Modena, e un altro con la stessa raffigurazione, già della collezione Brass di Venezia. In questi dipinti è evidente che la fattura delle mani è molto lontana come costruzione e tecnica pittorica da quella del San Francesco della Querini Stampalia, mentre è quasi identica a quella del Beato Gambacorti della chiesa di San Sebastiano e a quella del San Francesco di Paola di Crema.
 

 

Egidio Martini

 



1
Tale opera fu in passato ritenuta del Bencovich dal Pallucchini (Federico Bencovich, in "Rivista d'Arte", 1932; Profilo di Federico Bencovich, in "Critica d'Arte", 1936), ma dallo stesso studioso ultimamente trasferita al giovane Giovan Battista (Un Tiepolo in più, un Bencovich in meno, in "Studi in onore di G.C. Argan", 1984): attribuzione, questa al Tiepolo, che io avevo già precedentemente resa nota nella mia Pittura del Settecento veneto, 1982, p. 509, fig. 585.
2 Alcune di queste opere del Bencovich, in passato considerate del Piazzetta, sono elencate da Adriano Mariuz (L'opera completa del Piazzetta, 19821; altre, invece, date nella stessa monografia o al Bencovich come la Maddalena (Ibidem, n. A102), o al Marinetti come Suor Maria Candida Serafica (Ibidem, n. A61), e altre lasciate senza una sicura attribuzione (Ibidem, nn. A2, A133), ritengo siano, anche per averle vedute tutte de visu, opere del Piazzetta.
3 Il San Francesco della Querini Stampalia, in passato, come è accennato nel relativo catalogo (cfr. M. Dazzi, E. Merkel, Catalogo della Pinacoteca della Fondazione scientifica Querini Stampalia, 1979, p. 82), era stato attribuito tradizionalmente al Tiepolo (Inv. n. 1810/1844); e ciò non è senza significato. Poi, dopo un suggerimento orale di Giuseppe Fiocco che lo dava al Bencovich (R. Pallucchini, op. cit., 1932, p. 312), tale attribuzione venne accolta da tutta la critica seguente. Fu accettata anche da Kruno Prijatelj nella sua piccola monografia (Federico Bencovich, 1952); e, ancora, nella più recente voluminosa monografia di P.O. Kruckmann (Federico Bencovich, 1677-1753, 1988), nella quale è da notare che lo studioso considera di questo pittore alcuni dipinti che non sono suoi, come l'Onfale ed Ercole, della Pinacoteca di Monaco (Ibidem, fig. 10), che è opera tipica del Bellucci; la Venere e Marte, di collezione privata di Pordenone (Ibidem, fig, 17), che è probabilmente del Piazzetta; un San Rocco, già della collezione Ravà di Venezia (Ibidem, fig. 26), che è di Giambattista Pittoni; la Maddalena, della collezione Sonino di Venezia (Ibidem, fig. 26) (accompagnata da una scadente copia), che è del Piazzetta; un altro San Rocco, del Museo Civico di Udine (Ibidem, fig. 28) copia di un originale di Giambattista Pittoni; un Giacobbe e Rachele al pozzo e una Fuga in Egitto (Ibidem, figg. 34, 39) che sono da trasferire a uno dei Cignaroli di Verona.
Anche il Pallucchini nel suo ultimo lavoro (La pittura nel Veneto. Il Settecento, 1994, I, p. 295) conserva l'attribuzione al Bencovich del San Francesco della Querini Stampalia. Lo studioso, tra le altre opere che pubblica in tale trattazione, illustra come del pittore, un Mosè che calpesta la corona del Faraone, di collezione romana (Ibidem, fig. 479). Ritengo, però, ch'essa invece sia da trasferire all'ancora poco conosciuto Giambattista Mariotti.

 

 

 

 

ARTE Documento  N°10                                                                     © Edizioni della Laguna