Egidio Martini
Nicolò Bambini, un maestro ritrovato
1. Nicolò Bambini, Infanzia di
Sileno, particolare. Londra, collezione privata (già).
In questa nota su Nicolò Bambini cercherò di non perdermi in macchinose
notizie e ricerche storico bibliografiche (già bene effettuate da
altri), ma solo di chiarire e dimostrare che il Bambini non era, e non
è, un pittore secondario dentro al contesto della storia della pittura
veneziana fra il Sei e il Settecento, ma un notevole artista, come era
considerato nel suo tempo (A. M. Zanetti, 1733); purtroppo, poi, fino a
oggi quasi trascurato dagli studi anche da parte di alcuni importanti
storici dell'arte veneta.
Il Bambini, inoltre, è stato ritenuto un pittore senza il dono del
colore e che per questo si fosse servito del Cassana, fatto ripetuto
fino ad alcuni decenni fa. Questo solo in parte è vero. Certo, il
Bambini non aveva il dono che aveva Sebastiano Ricci di saper fondere
armoniosamente la forma con il colore e l'aria che circonda le forme in
modo vivo e travolgente. Ciò però non impedisce che un pittore possa
creare delle opere pittoriche talvolta più riuscite anche dipingendo a
chiaroscuro senza colori. Indipendentemente da questa considerazione,
il Bambini non sempre manca delle qualità coloristiche sue proprie: lo
dimostra bene anche il fatto che qualcuno tra gli ultimi e più
importanti studiosi dell'arte veneta pubblicò alcuni lavori del Bambini
attribuendoli addirittura a Sebastiano Ricci, come avvenne per la serie
di tele della Cassa di Risparmio di Castelfranco Veneto. Ciò dimostra
ancora una volta che il Bambini non è poi quell' "accademico vuoto" che
si voleva far credere. Lo documentano ampiamente non la stanca pala
della chiesa di Santo Stefano, tanto lodata in passato, ma alcune
felicissime grandi composizioni piene di luce e di vita, come a esempio
i soffitti di San Moisè, di Palazzo Dolfin e del Seminario Patriarcale
di Venezia e, ancora, il soffitto della Biblioteca Patriarcale di Udine
(1711); per non dire delle molte tele di minor misura, raffiguranti
storie comuni e mitologiche, nelle quali il nostro pittore si esprime
nel più splendido dei modi, quasi sempre in chiave trasparente e
luminosa. Ed è proprio per questo che vorrei farne conoscere alcune in
questa mia nota critica; ricordando che, per giudicare un poeta, un
musicista, un pittore, si dovrebbe valutarlo soprattutto per le sue
opere più riuscite, poiché egli vale solo per queste.
E' però da riconoscere che ultimamente del Bambini si sono interessati
con giudizi positivi alcuni studiosi cercando di dimostrare, con
equilibrio e perspicacia, l'importanza e le qualità
migliori del pittore. Ricorderei fra questi studiosi Aldo Rizzi
(1966), Maria Grazia Rossi Baroni, autrice di una tesi di laurea a
Torino sul pittore (1967-68), gli studi di Alberto Rizzi (1972), di
Adriano Mariuz (1981), di Bernard Aikema (1986, 1990), i numerosi
interventi di Giuseppe Maria Pilo (1966, 1976, 1985, 1993 e altri), ai
quali tutti aggiungerei anche il contributo anticipatore compreso nel
contesto storico dei miei due volumi sul Settecento veneziano (1964) e
veneto (1982).
Dopo questi validi tentativi di chiarire e valorizzare l'opera del poco
considerato artista, è uscito finalmente un ampio e per ora esauriente
studio monografico sul «pittore pronto spedito ed universale» di Roberto
Radassao, corredato di molti dati e d'un copioso catalogo delle sue
opere finora conosciute. E' questo un lavoro chiaro, intelligente e utile
per tutti, che dovrebbe in buona parte correggere il giudizio sul
pittore.
Riprendendo il discorso interrotto,
penso sia bene ora ch'io renda note alcune opere di questo 'benedetto' cavalier Nicolò Bambini, opere da cavalletto, che ritengo confermino
abbondantemente la sua importanza storica e i suoi meriti artistici.
Sarà un po' difficile per me, e credo anche per altri, poter collocarle
entro un preciso momento cronologico.
Un' opera tipica del pittore, già attribuita al Liberi, è il Lot e le
figlie di collezione privata. Molto esso s'avvicina tipologicamente al
dipinto con lo stesso soggetto e all'Abramo e gli angeli, ambedue di
collezioni private veneziane pubblicati da Radassao.
7. Nicolò Bambini, Putti che giocano
con una tigre. Venezia, Palazzo Giustinian-Recanati.
La tela raffigurante Putti che
giocano con una tigre (fig. 7) è parte della decorazione che si trova in
palazzo Giustinian-Recanati alle Zattere. Molto simile come composizione
e fondo paesistico agli ovali di Ca' Corner è il Giudizio di Paride già
in collezione privata veneziana.
3. Nicolò Bambini, Achille tra le
figlie di Licomede. Collezione privata.
Altra opera importante anche per le
sue dimensioni, a olio su tela, misura cm 197 x 257, è l'Achille tra le
figlie di Licomede, di collezione privata (fig. 3), che, evidentemente,
per il suo carattere compositivo, si lega strettamente e ritengo anche
come tempo, al ciclo di tele della Banca Popolare di Castelfranco
Veneto.
4. Nicolò Bambini, Infanzia di
Sileno. Londra, collezione privata (già).
Fatti presenti questi lavori eccellenti ma non primari, rendo noti
alcuni capolavori di Nicolò Bambini: una straordinaria Infanzia di
Sileno, olio su tela di cm 52,5 x 76,2, già in collezione privata
londinese (figg. 1, 4), straordinaria sia per l'altissima qualità
pittorica che ricorda la dolcezza formale dell'Amigoni, sia per la
vitalità compositiva con la quale è concepita, che ricorda lo stesso
Sebastiano Ricci.
5. Nicolò Bambini, Ercole e Onfale.
Venezia, collezione Peron.
Altro dipinto somigliante a questo
per impostazione è un Baccanale a olio su tela di cm 57 x 115, di
collezione privata. Il capolavoro assoluto che qui rendo noto è però
l' Ercole e Onfale (fig. 5). E' un dipinto, certo; ma è un'opera dello
spirito, è una creazione che, per la sua suprema bellezza, ai nostri
occhi fa intravedere una visione di Paradiso. La forza del corpo
maschile si contrappone al sensuoso, carnale corpo femminile di Onfale,
morbido, rotondo, pastoso. È un nudo dipinto direttamente dal vero,
sentito in tutta la sua più viva sensualità e nel contempo idealizzato
e dominato da una magistrale fattura pittorica. È certamente un'opera
che pone il Bambini molto in alto fra gli artisti del suo tempo: altro
che definirlo - come è stato fatto - «accademico e insipido maestro»!
6 Nicolò Bambini, Allegoria
dell'Estate. Venezia, collezione privata.
2. Nicolò Bambini, Le tre Parche. Padova, collezione privata (già).
Altre opere che, per la loro bellezza
sia
formale che coloristica, si avvicinano a
un tale capolavoro, nelle quali ormai
non si nota più nulla di marattesco e
giordanesco, ma solo pittura del tutto
veneziana, sono l'Allegoria dell'estate
(fig. 6) di collezione privata veneziana
e Le tre Parche (fig. 2) già di collezione
privata, Padova, alle quali si può accostare l'Allegoria della primavera
di collezione privata di Bassano, che, come
quelle, ritengo sia da considerare dipinta già nel primo Settecento: lo
dimostra
lo spirito ormai 'rocaille' con il quale è concepita. Altri due lavori del pittore
che mi piace qui ricordare sono un'Allegoria dell'estate, a olio su tela
di cm 66,5 x 55, di collezione privata, e la Lotta di Giacobbe con
l'angelo, di cm 95 x 122, anche di collezione privata, molto vicina, per
la robusta costruzione, all'Abramo e gli angeli di ubicazione ignota,
pubblicato da Radassao. Ricordo inoltre del pittore Venere e Cupido
che piangono la morte di Adone, del quale esiste a Darmstadt, Hessisches
Landesmuseum, il relativo disegno con un'iscrizione antica che lo
attribuisce al Bambini.
In tutti questi dipinti, Nicolò Bambini ci dà il meglio della sua
pittura, una gioia, una grande libertà inventiva nel trattare i
soggetti, una scioltezza compositiva straordinaria. Certamente tali
fresche raffigurazioni sono concepite con una trasparenza e una
luminosità sue proprie, ormai lontane dall'influenza marattesca, aperte,
similmente al Ricci, verso nuove forme, talvolta prossime al Pellegrini,
dimostrando che sapeva ben assimilare da par suo possibili
suggerimenti, aggiungendo arte alla sua arte; che si presenta sempre con
un fondo di originalità e direi, senza esagerare, di grandissima
qualità pittorica, se non pari a quella dei maggiori e a loro spesso non
inferiore.
Egidio Martini
ARTE Documento N°22 2006
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Edizioni della Laguna