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Lo straordinario messaggio di Leonardo nel disegno
dell'uomo vitruviano,
custodito alle Gallerie dell'Accademia
di Venezia
Silvia Gramigna
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1. Leonardo da Vinci,
Le proporzioni del corpo umano secondo Vitruvio. Venezia,
Gabinetto dei Disegni delle Gallerie dell'Accademia, cat. n. 228, punta
metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su carta bianca, 344
x 245 mm.
Un cerchio, un
quadrato e, al centro, un'emblematica figura d'uomo.
Chi non conosce questo straordinario disegno delle Gallerie
dell'Accademia di Venezia, noto come L'uomo vitruviano, di Leonardo da
Vinci? Lo si incontra molte volte caricato dei più disparati
significati: negli ambienti scientifici, nelle università, nelle
palestre, sui frontespizi dei libri, persino su capi di abbigliamento...
si può dire che esso sia negli ultimi anni stato assunto quale simbolo
della civiltà occidentale. Tra pochi mesi poi il disegno diventerà
familiare proprio a tutti perché lo vedremo riprodotto sulla moneta da
un euro coniata dall'Italia. È forse il disegno più famoso del mondo.
A che cosa si deve tale diffusione? Non certo al nome altisonante
dell'autore, né tantomeno alla qualità esecutiva, anche se altissima. Vi
sono altri disegni importanti di Leonardo, molto suggestivi e di qualità
forse superiore al nostro... Nemmeno il soggetto raffigurato, le ideali
perfette proporzioni del corpo umano secondo le indicazioni fornite da
Vitruvio, risulta essere di grande interesse per l'uomo moderno.
Inoltre, in altri disegni Leonardo ha trattato il tema dell'anatomia e
delle proporzioni senza tuttavia raggiungere gli esiti di questo
disegno. Certamente, la fortuna di un'opera ha motivazioni molto
complesse e, a volte, misteriose, ma vorrei proporre una riflessione
critica in chiave filosofica alla luce della quale l'opera assume un
significato nuovo e quanto mai profondo.
Analizziamo dunque l'opera inquadrandola nel momento storico in cui essa
è stata prodotta. Siamo alla fine del XV
secolo, in pieno Rinascimento, gli anni della scoperta dell'America;
Leonardo, erede della tradizione fiorentina quattrocentesca, che aveva
impostato il problema della rappresentazione artistica come conoscenza,
convinto che l'artista debba giungere all'esperienza più vasta e
profonda possibile della realtà, non concepisce l'indagine scientifica
in opposizione o disgiunta dall'operare artistico, ma come attività
complementare nel perenne ampliamento delle conoscenze verso lo
svelamento del vero.
Nel nostro disegno lo scienziato e l'artista (mai come in quest'opera lo
spirito scientifico e l'intuizione artistica hanno trovato migliore
sintesi), verificando il testo classico di Vitruvio (De architectura)
relativo alle misure del corpo umano, come unità di misura per la
progettazione architettonica, rappresenta con estrema precisione un
«homo bene figuratus». Questi si erge con forza, stabilità ed
equilibrio: è l'uomo rinascimentale sicuro del suo esistere nel mondo e,
come tale, è stato interpretato fino a oggi dalla critica. Ma, in
verità, tale interpretazione appare riduttiva; infatti, se si considera
la simbologia relativa al quadrato e al cerchio, il discorso si fa molto
più interessante e complesso.
Consideriamo dunque con che cosa l'uomo raffigurato si pone in
relazione. Leonardo lo inserisce esattamente al centro di un quadrato.
Le gambe, poste in posizione verticale, la sommità della testa e le
braccia, aperte a 90° rispetto al busto, toccano i lati di questa figura
geometrica.
Il corpo, se estrapolato dal contesto delle altre membra disegnate e del
cerchio, sembra essere in posizione statica e stabile.
Dalle antiche civiltà precristiane, sino a tutto il Medioevo e al
Rinascimento, il quadrato viene inteso come simbolo geometrico che
esprime il desiderio di orizzontarsi in un mondo che appare caotico,
mediante l'introduzione di direzioni coordinate.
Nell'antica Cina, in Persia e in Mesopotamia l'immagine della terra era
quadrata. Nelle antiche cattedrali medievali il quadrato funge da
immagine del creato a misura d'uomo, al centro del quale viene pensato
l'arciere celeste, l'asse del mondo.
La quadratura comporta un principio d'ordine che sembra essere innato
nell'uomo e che, in un sistema dualistico, si contrappone al cerchio,
che rappresenta potenze celesti.
La leggendaria quadratura del cerchio (propriamente la trasformazione di
un cerchio in un quadrato di eguale superficie, mediante procedimenti
geometrici) simboleggia il desiderio di ricondurre l'elemento "celeste"
e quello "terrestre" a una ideale concordanza.
Ma se il quadrato, per sua natura, esprime la stabilità e la
definibilità, all'opposto il cerchio o ruota, costituito da infiniti
punti, suggerisce l'idea di moto e di indefinibilità.
Si noti allora come il secondo paio di membra dell' homo leonardesco,
poggiando sul cerchio, suggerisca un andamento cinetico alla figura
umana che viene così a perdere quella caratteristica di staticità a
favore di un'idea di moto circolare all'interno di una ruota ideale. Il
cerchio viene indicato da Platone come la forma più perfetta e, come
tale, viene assunto quale simbolo medievale della perfezione
dell'Assoluto. A Dio, nei sistemi mistici, si allude come a un cerchio
onnipresente, per rendere con concetti umani la perfezione e
l'intangibilità. Il cerchio non ha inizio né fine, né direzione né
orientamento, motivo per cui è simbolo del cielo e di tutto ciò che è
spirituale.
Il cerchio trae origine dal proprio centro che qui, nell'immagine
vinciana, viene a cadere nell'ombelico umano. In termini figurativi, ciò
significa che l'uomo viene a essere origine dell'evento divino, in
accordo con la concezione filosofica neoplatonica diffusa in quegli anni
in varie città della penisola.
2. Leonardo da Vinci, Le proporzioni del corpo umano secondo Vitruvio,
particolare. Venezia,
Gabinetto dei Disegni delle Gallerie dell Accademia, cat. n. 228.
Un
quadrato inscritto in un cerchio i cui centri coincidano si ritrova in
numerose raffigurazioni precristiane, cristiane e buddiste a suggerire
l'ideale coincidenza di divino e creato dove quest'ultimo, emanazione
del primo, si trova in perfetta sintonia con il principio originario.
Osservando ora la rielaborazione originalissima leonardesca di queste
antiche simbologie, si nota come, a differenza di tutta la tradizione
figurativa precedente — e qui sta il genio dell'artista — il quadrato
non si trova centralmente inscritto nel cerchio, bensì disassato e
spostato verso il basso in una posizione non casuale ma ben precisa dove
il punto d'incontro delle diagonali coincide con i genitali dell'uomo.
Genitali che qui indicano l'origine fisica, come l'ombelico indicava
quella spirituale.
La non coincidenza di questi due punti rende straordinario il disegno e
veramente ancora attuale il suo messaggio al giorno d'oggi. Che cosa
significa in termini simbolici tale non coincidenza? Leonardo, artista,
scienziato e ricercatore, nell'accezione più ampia e completa del
termine, non poteva non essere attratto dalla problematica che riguarda
la relazione dell'uomo col Tutto, e qui, nel tentativo estremo di far
"tornare i conti" applicando i precisi calcoli vitruviani, si rende
drammaticamente conto della situazione di assurdità in cui l'umanità si
trova a vivere, preludendo, con estrema genialità, alla grande crisi
spirituale che, iniziata col Manierismo, passando attraverso
l'Esistenzialismo giunge alle sue estreme conseguenze in epoca moderna.
3. Leonardo da Vinci,
Busto di uomo di profilo con studio di proporzione, verso. Venezia,
Gabinetto dei Disegni delle Gallerie dell'Accademia, cat. n. 236, punte
metalliche, penna e inchiostri diversi, 280 x 222 mm
Leonardo dunque, tentando di definire con precisione la posizione
dell'uomo nel mondo e in rapporto al divino, si accorge che, "qualcosa"
non è riconducibile a misura ... qualcosa con cui comunque bisogna fare
i conti.
La condizione umana, sinteticamente espressa dal genio vinciano con
questo disegno, rimane in un rapporto apparentemente armonioso, ma in
realtà misteriosamente squilibrato col divino. Una situazione di tipo
spaventosamente esistenziale della quale sembra essersi accorto l'uomo
vitruviano, la cui testa risulta quasi schiacciata dalla linea
orizzontale che, simbolo dell'esistenza, grava pesantemente su di lui.
Interessante è questo volto delineato, a differenza del resto del corpo,
con dovizia di particolari tanto da suggerire alla critica l'idea che si
tratti di un vero e proprio autoritratto dell'artista, nel qual caso
starebbe a rafforzare l'idea di personale coinvolgimento.
In ogni caso, questo volto così precisamente delineato, dallo sguardo
attonito, suggerisce l'idea dello stupore e dell'angoscia che accompagna
l'umanità nel momento in cui riflette sull'Assoluto e fa i conti sul
significato ultimo della propria esistenza.
La profondità di tale messaggio, pur non essendo stata apparentemente
compresa nella sua interezza2, è stata pur tuttavia intuita dall'umanità
che ha amato e ama il disegno leonardesco più di ogni altro al mondo,
forse proprio sentendo in esso qualcosa di vero ed eterno, una sorta di
ritratto della condizione umana.
Silvia Gramigna
_______________________________
1
Altri disegni e scritti di Leonardo dedicati alle proporzioni umane sono
raccolti nei Quaderni di anatomia A,B,C, della Royal Library di
Windsor Castle, nei fogli sciolti
custoditi presso la Biblioteca Reale di Torino e alle Gallerie dell'Accademia
di Venezia, in alcuni schizzi del
Codice Atlantico
e
nei
manoscritti della Biblioteca dell'Institut
de France a Parigi.
2
Numerosi sono i disegni coevi e successivi che si rifanno in vari modi
al nostro, tuttavia in essi a volte compare solo il cerchio, altre solo
il quadrato,
altre
ancora le
due figure geometriche sono l'una
inscritta perfettamente nell'altra.
ARTE Documento
N°14
©
Edizioni della Laguna
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