Luigi Menegazzi

Il Tempo tarpa le ali a Cupido di Pompeo Girolamo Batoni

 

 

  Fig.1

 

La produzione completa di Pompeo Girolamo Batoni (Lucca 1708 - Roma 1787) non è stata ancora del tutto ricostruita (pur in presenza dell'importante monografia di Anthony M. Clark, edita a New York, 1985, che comprende circa 450 dipinti), in particolare per gli anni 1740-1743 densi di commissioni per l'artista, impegnato in modo particolare con l'esecuzione di diversi dipinti per la famiglia dei conti Merenda di Forlì, che già possedeva, fra l'altro, tele del Reni, del Domenichino e del Guercino. Forse dalla collezione Merenda potrebbe venire il dipinto che qui si studia, Il Tempo che tarpa le ali a Cupido (olio su tela, cm 113 x 87,5) (fig. 1), proprio perché stilisticamente e per la finezza degli accordi cromatici è agevole collocarlo tra il 1740 e il 1743, quando il pittore eseguì numerose 'allegoriÈ muovendo dal più puro filone del classicismo del Seicento proposto dal Domenichino e dal Reni.
"Il bello è quel che piace ai più" diceva Anton Raphael Mengs, contemporaneo di Pompeo Batoni e partecipe della sua stessa esperienza pittorica. "I più", il pubblico del Settecento, coincideva con una classe per cui l'arte aveva ancora una diretta funzione pratica e un valore che oggi diremmo di status symbol. Le corti, l'aristocrazia, l'alta finanza esercitavano una sorta di monopolio sulla produzione e sul mercato artistico, celebravano nell'arte il proprio ideale di vita e la propria aspirazione alla bellezza.
La ricerca assidua della bella forma (o della bellezza formale) diviene nella pittura di Pompeo Batoni raffinato edonismo, calda felicità di impasti cromatici, idoleggiamento della grazia femminile e infantile con note di leggerezza quasi arcadica e nelle figure maschili, soprattutto nei molti ritratti, ricerca attenta e penetrante dei caratteri individuali, sempre, naturalmente, entro i limiti di una compostezza e di una di screzione che corrispondono agli ideali del tempo.
Nel vasto repertorio tradizionale di racconti mitologici e di scene allegoriche che del resto, nel secolo in cui le scoperte archeologiche, gli scavi, il collezionismo di opere d'arte e di oggetti antichi alimentavano un interesse abbastanza generalizzato, acquistano una sorta di nuova o rinnovata attualità, un dipinto come questo, pur in linea con la produzione pittorica del Batoni almeno fino al 1750, per gli effetti di luce e colore, le calde ombre, lo sfondo di rovine architettoniche dell'antichità classica, la composizione a linee traverse che imprime alle forme un orientamento dinamico in profondità, è abbastanza singolare quanto al soggetto che, per il tipo fisico standardizzato dei protagonisti e per gli oggetti 'di corredo' diligentemente registrati accanto a loro, non può rappresentare se non Il Tempo che tarpa le ali a Cupido.
La figura del Tempo, descritto come un bel vecchio dalla nudità ancor piena di vigore, una modesta calvizie e un'onesta canizie, è riconoscibile per le grandi ali che gli consentono di 'volar via' in gran fretta come sappiamo, la clessidra che ribadisce il concetto della fuga del tempo, la falce fienaia che comunemente consideriamo un simbolo esclusivo della Morte, ma che l'iconografia metteva già in alternativa con la falce messoria, l'una e l'altra strumenti ciechi che tagliano tutto ciò che vive, tra le mani del vecchio Saturno, dio zoppo del tempo.

 

 

Fig.3

3. Pompeo Girolamo Baroni, Il Tempo ordina alla Vecchiaia di distrugge la Bellezza,1745-1746.

Londra, National Gallery.

 

 

È lo stesso vecchio "bianco per antico pelo" che "ordina alla vecchiaia di distruggere la bellezza" nel dipinto della National Gallery di Londra (Clark, op. cit., 1985, n. 108, 1745/46) (fig. 3)

 

 

Fig.2

2. Pompeo Girolamo Batoni, Il Tempo scopre la Verità, 1737-1739. Roma, Palazzo Colonna.

 

 

e "svela la verità" nel dipinto di Palazzo Colonna a Roma (Clark, op. cit., 1985, n. 24, 1737/39) (fig. 2).
 

 

Fig.4

4. Pompeo Girolamo Batoni, Il sogno di una fanciulla, 1782. Ubicazione ignota.

 

Anche Cupido, con l'arco, la faretra, la grazia infantile e i riccioli d'oro, è un'immagine ricorrente nella pittura del Batoni, sognato da una fanciulla (Clark, 1985, n. 398, 1782) (fig. 4),

 

Fig.5

5. Pompeo Girolamo Batoni, Venere carezza Cupido, 1774. Ubicazione ignota.

 

accarezzato da Venere (Clark, 1985, n. 337, 1774) (fig. 5),

 

Fig.6

6. Pompeo Girolamo Batoni, Nozze di Cupido e Psiche, 1756.

Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie (Bodemuseum).

 

sposo di Psyche (Clark, 1985, n. 182, 1756) (fig. 6), preso dalle Grazie al centro della loro danza (Clark, 1985, n. 183, 1756/58),

 

 

Fig.8

8. Pompeo Girolamo Batoni, Ritratto di John Damer bambino come Cupido, 1750 ca.

Drayton House, Northamptonshire, L. G. Stopford Sackville.

 

 

perfino identificato con un bambino vero nel Ritratto di John Damer come Cupido (Clark, 1985, n. 129, ca 1750) (fig. 8).

 

 

Fig.7

7. Pompeo Girolamo Batoni, Diana e Cupido, 1761. New York, Metropolitan Museum of Art.

 

Ha sempre un'espressione dolce e lieta, al massimo preoccupata quando Diana sembra voler spezzare il suo arco (Clark, 1985, n. 235, 1761) (fig. 7).

 

 

Fig.1


Qui invece il povero fanciullo strilla disperatamene, graffia e scalcia tentando di sottrarsi al Tempo che lo stringe saldamente tra le gambe, ha già fatto a pezzi il suo arco e gettata a terra la faretra e con tranquilla, indifferente determinazione gli sta strappando a manciate le penne delle ali.
Eppure, "come nel melodramma dove spesso non son commossi se non a parole, così nella pittura del Batoni i personaggi si esprimono psicologicamente in un gesto, in una lacrima, ma il dipinto resta sereno e pieno di vita, diviene spettacolo sapiente ed abile gioco, appagato nell'oblio di ogni male o anche semplicemente dello spiacevole" (I. Belli Barsali, voce Batoni, in Dizionario Biografico degli Italiani, vil, Roma 1965). Qui, più che un gesto o una lacrima, abbiamo grida di dolore e di paura, ma il risultato finale non cambia.

 

Luigi Menegazzi

 

 

ARTE Documento N°19                                                             © Edizioni della Laguna