1. Giovanni Bellini,
Ritratto di
Jörg Fugger, 1474.
Collezione privata
Un nuovo apporto alla conoscenza della ritrattistica di Giovanni Bellini
nella sua prima fase è recato dal fortunato incontro con un cospicuo,
finissimo ritratto di giovane gentiluomo che i contestuali dati
documentali permettono di situare con certezza adannum e
quanto a identificazione del personaggio, come subito si vedrà, e che ho
qui il piacere di render noto (figg. 1, 3-5): non senza
compiacimento, per l'eccezionale splendore della sua qualità pittorica e
per la grande rilevanza delle implicazioni storiche, e storico
artistiche, ch'esso porta con sé.
3. Giovanni Bellini,
Ritratto di
Jörg Fugger, 1474,
particolare.
Collezione privata
4. Giovanni Bellini,
Ritratto di
Jörg Fugger, 1474,
particolare.
Collezione privata
Il ritratto, dipinto a olio su tavola di cm 50 x 38,6, reca in alto sul
fondo di cielo, quasi lungo il margine superiore, l'iscrizione « JÖRG
FUGGER. AN (D) MCCCCLXXIIII» (fig. 3): ciò che certifica
l'identità del personaggio, Jörg (Georg) Fugger, e la data di
esecuzione, il 1474, quando il ventunenne banchiere (era nato nel 1453,
morirà nel 1506) si trovava a Venezia. Appartenente alla famosa dinastia
tedesca dei banchieri di Augusta, Jörg era fratello di Jakob II, detto
"il Ricco" (1459-1525), il vero fondatore della potenza dei Fugger, non
solo economica, ma, conseguentemente, sociale e politica — grazie alle
sue eccezionali disponibilità finanziarie e al suo 'fiuto', sarà, com'è
noto, il principale sostenitore dell'elezione di Carlo V alla corona
imperiale —; i suoi figli, Anton e Raimund, furono cooptati dallo zio
Jakob nella ragione sociale dell'impresa, Jacob Fugger e i figli dei
fratelli; conti dell'Impero, ricevettero il diritto di battere moneta.
Personaggio cospicuo sotto ogni profilo, Jörg Fugger godette di non
minore prestigio, come stiamo constatando, nel dominio culturale e
propriamente artistico. L'eccellente Ritratto di Jörg Fugger che
qui si esamina si propone infatti come un testo di alta caratura
qualitativa di Giovanni Bellini.
2. Giovanni
Bellini,
Ritratto
di
Jörg Fugger, 1474.
Pasadena, Norton Simon Museum of Art.
Il grande caposcuola della moderna pittura veneziana ritrasse un'altra
volta Jörg Fugger, nello stesso anno 1474, il 20 giugno per la
precisione, come attestato da un'iscrizione che si leggeva a tergo di
quella tavola1,
nel noto dipinto già in collezione Contini Bonacossi, Firenze, ora al
Norton Simon Museum of Art di Pasadena (fig. 2). La redazione già
Contini Bonacossi, proveniente dal castello dei conti Fugger a
Oberkirchberg presso Ulma, poi a Monaco, proprietà W. Schnackemberger,
fu scoperto e pubblicato nel 1926 da August L. Mayer2;
la giusta attribuzione a Giovanni Bellini, accettata da tutta la
critica, fu in un primo tempo non condivisa da Luitpold Dussler3,
ma successivamente anche da lui accolta nel 19494;
nello stesso anno il dipinto fu esposto a Venezia nella mostra di
Palazzo Ducale5.
Mentre non vi è alcun dubbio circa l'autografia, e la qualità, pur essa
assai alta, della redazione già Contini Bonacossi, appare non meno
palese, al confronto, che su di essa la versione inedita che qui si
pubblica sembra per più versi avvantaggiarsi.
L'esemplare già Contini Bonacossi, pur esso su tavola, misura cm 26 x
20. Le dimensioni notevolmente maggiori dell'esemplare in esame,
verosimilmente riconducibili a una differente destinazione, non appaiono
peraltro un fatto meramente oggettuale: perché sono palesemente in
funzione di uno svolgimento diverso del ritratto, di respiro più ampio e
riccamente articolato. La costruzione della figura, nell'abito nero in
entrambe le redazioni, che nella versione ora a Pasadena si accampa sul
fondo uniforme verde scuro, qui si propone in uno spazio ben altrimenti
articolato e svolto in profondità. Il personaggio si affaccia a una
finestra, oltre il vano della quale, ben definito anche dal montante che
nell'apice superiore volge a curvare verso il centro e funge da quinta a
sinistra, e oltre la figura, si apre un cielo atmosfericamente mosso e
vibrante; com'è, a esempio, nelle Madonne col Bambino pressoché coeve
ancora Contini Bonacossi, della National Gallery di Londra, del Museo
Civico di Castelvecchio di Verona; sul davanzale, il personaggio porta
la mano sinistra (fig. 5).
5. Giovanni Bellini,
Ritratto di
Jörg Fugger, 1474,
particolare.
Collezione privata
È questo un particolare che non
esiste nella redazione di Pasadena; ed è di grande rilevanza, per più
ragioni, di cui anche diremo più avanti: è anch'esso un fattore
importante perché 'sonda' lo spazio in profondità; è, ancora, un
elemento che 'canonicamentÈ, nella stima e consuetudine universali,
conferisce al ritratto maggiore autorevolezza e prestigio.
L'ampliamento delle proporzioni del dipinto in larghezza consente anche,
rispetto all'altra redazione, uno sviluppo più armonico della
descrizione, assai bella, dell'abito, il cui spacco a discendere dalla
spalla destra con l'iterato emergere del bianco della camicia nel più
lato contesto dell'abito nero, costituisce efficace contrappunto
compositivo e cromatico alla presenza della mano portata verso lo
spettatore.
Ancora, sul piano cromatico e luministico, una nota assai vivace e
gradevole è qui recata – ed è un altro particolare non trascurabile per
il quale la redazione presente differisce e a mia opinione si
avvantaggia sull'altra – dalla coroncina di fiori che illeggiadrisce il
volto emergendo con efficace effetto pittorico sulla capigliatura
rossastra (fig. 4).
È un complesso di indizi dai quali risulta, a veder mio, fondata
l'ipotesi che l'affascinante redazione che qui si esamina segua di
qualche poco l'altra fin qui unica nota del Ritratto Fugger e ne
accresca e sviluppi la presentazione concettuale e linguistica in un'attitudine
più matura. Senza che ciò abbia a diminuirne l'interesse e il valore, e
nulla tolga alla bellezza di essa e alla giusta considerazione che ne
consegue, si ha l'impressione che la redazione già Contini Bonacossi
presenti la figura in una forma canonicamente 'chiusa', classicamente
bloccata, deferente alle strutture della statuaria antica e della
medaglistica medievale e protorinascimentale, dei modelli pisanelliani,
e forse ancor memore di quest'ultima, ancorché la presentazione si
realizzi non già di profilo bensì frontalmente e in leggero tralice: con
una compattezza immobile, com'è nella fissità ferma dello sguardo, dal
quale pur traspare l'intensità della partecipazione attiva del
personaggio.
Rispetto alla redazione già Contini Bonacossi, questa in esame presenta
uno sviluppo non solo quantitativamente maggiore — il rapporto
dimensionale è
all'incirca di 1:4 – per essere altresì più ampiamente e compiutamente
svolta, in una forma più tenera e aperta, analoga a quella della
scultura antica e di quella di Pietro e Tullio Lombardo; in una parola,
rinascimentale e 'moderna': lo dicono la potenziale, appena accennata
mobilità degli occhi e delle labbra, la stessa descrizione diveniente
delle ombre e delle pieghe dell'incarnato.
Il gesto della mano sinistra portata sul davanzale ha non solo rilevanza
in quanto 'fa spazio' – ed è, anche questo, un fatto squisitamente
rinascimentale – ma perché 'aprÈ, per così dire, a un incontro del
personaggio raffigurato con gli astanti, con lo spettatore. A tutto, fa
riscontro il bellissimo e variegato azzurro del fondo.
6. Giovanni Bellini, Ritratto
di giovane
con berretto.
Washington, National
Gallery of Art, Collezione
Kress, n. 293.
7. Giovanni
Bellini,
Ritratto di giovane senatore. Padova, Musei Civici, Collezione
Erna Capodilista, n. 43.
8. Giovanni Bellini, Ritratto di
giovane. Berlino,
Staatliche Museen, Gemäldegalerie, n. 512.
Con l'aura di alta, serena humanitas che ne risulta, sono caratteri
fondanti della ritrattistica di Giovanni Bellini che si ritrovano in
altri incunaboli di spicco di quella stagione: citerei, benché consunto
nel cielo, il Ritratto di giovane senatore dai capelli biondi n. 43 dei
Musei Civici di Padova, collezione Emo Capodilista (fig. 7), ritenuto da
Adolfo Venturi (1915) di Antonello da Messina6 e restituito a Giovanni
Bellini da George Gronau7; il
Ritratto di giovane con berretto, firmato,
della National Gallery of Art di Washington, collezione Kress, n. 293,
già in collezione Carnarvon di Londra poi H. Harding di New York (fig.
6); il Ritratto di giovane n. 512 della Gemäldegalerie di Berlino, il
Ritratto di giovane biondo, firmato, della Pinacoteca Capitolina di Roma
(fig. 9): nel quale, come negli esemplari di Padova e di Washington,
ricorre l'accorgimento compositivo della mensola o davanzale che
ritroviamo nel nostro Fugger; in tutti, quella forza di penetrazione
psicologica e quella gravità umana da cui proviene la consapevole
intensità espressiva.
9. Giovanni Bellini, Ritratto di giovane biondo.
Roma, Pinacoteca Capitolina.
Una tale pregnanza di espressione e, insieme, la data 1474 che il
Ritratto di Jörg Fugger porta con sé non possono non introdurre
l'interrogativo circa i rapporti fra la ritrattistica di Giovanni
Bellini – che qui offre una prova così cospicua e precoce – e quella di
Antonello, alla vigilia della venuta di lui a Venezia: rapporti non
tanto di possibili precedenze, ma nella concezione stessa tipologica
del ritratto.
10. Antonello da Messina, Ritratto d'uomo,
1473 ca. Pavia, Musei Civici, inv. P30.
Una testimonianza certamente precoce, firmata, e molto rivelatrice8 di Antonello da Messina qual è il
Ritratto d'uomo dei Musei Civici di
Pavia (fig. 10), a confronto diretto, come appare del tutto plausibile,
con il nostro Ritratto Fugger, vale a dimostrare, a parer mio, come in
quel momento cruciale dei primi anni settanta i percorsi dei due artisti
si svolgessero in parallelo, di esperienze e di raggiungimenti
espressivi. Giustamente, credo, Stefano Bottari9 vi ravvisava echi
della conoscenza di Piero della Francesca e di Petrus Christus; sul
nome del quale torna ora Mauro Lucco10; che peraltro, risalendo alla
suggestione di lui e dello stesso Jan van Eyck, ravvisa una plausibile
fonte per questa, che è fra le primissime opere di Antonello, nel
ritratto del donatore nella Pietà di Villeneuve-lès-Avignon di
Enguerrand Quarton (Charonton), il capolavoro più significativo della
pittura tardogotica francese, ora al Louvre ma originariamente ad
Avignone, nella parrocchiale o nella certosa di Villeneuve. Il canonico
committente, forse Jean de Montagnac che nel 1453 aveva commissionato
un'altra importante opera a Charonton, alcuni anni prima, dunque, della
Pietà di Avignone, vi è ritratto con straordinaria forza, con grande
incisività e penetrazione. Rilevandone la suggestione certa da esempi
fiamminghi, soprattutto di Rogier van der Weyden, avevo osservato a mia
volta anni addietro come il pittore vi facesse altresì tesoro dell'eredità
tardomedievale della cultura avignonese11. Anche l'accorgimento di
apporre la firma dell'artista sul parapetto anziché, com'era più
consueto, su un cartellino, qui forse per la prima volta inaugurato da
Antonello, appare mutuato dal cosiddetto 'Timoteo' di Van Eyck ora a
Londra, National Gallery. La critica più recente, pressoché unanime,
tende a situare il Ritratto di Antonello ora a Pavia circa il 1473: in
tutta prossimità, dunque, del Ritratto Fugger di Bellini. Una dolcezza
che lievemente inclina alla malinconia sottostà in effetti all'espressione
linguistica di ambedue i ritratti; e li accomuna in questo come nella
sensibilità e nel pensiero.
11. Antonello da Messina, Ritratto di giovane,
1474. Berlino,
Staatliche Museen,
Gemäldegalerie, inv. n.18.
Se, come credo, deve integrarsi in "1474" la lettura della data
parzialmente abrasa che, con la firma di Antonello da Messina, reca
iscritta il Ritratto di giovane della Gemäldegalerie di Berlino12(fig.
11), la coincidenza cronologica fra i due testi è, in tal caso, ad annum. L'intesa assai stringente che rilega il
Ritratto di Berlino di
Antonello – sia consentita questa parentesi – alla redazione del
Ritratto Fugger di Giovanni Bellini che qui si rende nota, unitamente
alla data 1474 che entrambe le redazioni di quest'ultimo recano, sembra
a chi scrive un coefficiente apprezzabilmente persuasivo a conforto
della lettura "1474" della tanto dibattuta iscrizione nel Ritratto di
Berlino13, che , come testé accennato, a me sembra la più corretta e
coerente con le referenze offerte dall'affascinante testo visivo.
Ciò mi conferma nel convincimento che ipotesi circa possibili precedenze
dell'uno rispetto all'altro pittore, in specie nel dominio
ritrattistico, abbiano a essere superate nel senso, già da altri
suggerito14, di una comune deferenza dei due maestri dalla cultura
pittorica fiamminga — e francofiamminga — che all'epoca a Venezia si
definiva "ponentina" a designare una pittura in tal modo intesa, da
quei pittori che Giovanni Bellini non poteva non conoscere e che
Antonello contemporaneamente aveva frequentato per il loro affacciarsi
almeno in Provenza, non foss'altro a Napoli, entrando nel circuito di
quella koinè tirrenica nella quale ho sempre ravvisato una componente
fondamentale del costituirsi della pittura 'moderna'.
Esperienze che possono forse considerarsi in qualche misura affini a
quelle condotte sulle opere di Van Eyck, Robert Campin, Petrus Christus
da Jean Fouquet prima del viaggio in Italia a Roma avanti il 1447, anno
della morte del papa Eugenio IV Condulmer, del quale dipinse il
ritratto, perduto.
Non si può certo escludere che, com'è anche stato più volte ipotizzato,
Giovanni Bellini abbia potuto conoscere l'opera di Antonello qualche
tempo prima della di lui venuta a Venezia nel 1475 attraverso suoi
dipinti, magari di piccolo formato com'è nel caso di specie, che non è
improbabile fossero presenti anche di buonora nelle raccolte d'arte
veneziane. Ma non è necessario che ciò si sia dato: tanto sono palesi il
comune sentire e le affinità culturali che le opere di entrambi
dichiarano in quel giro d'anni.
12. Hans Memling, Ritratto
di giovane,
1473 ca. Venezia, Gallerie
dell'Accademia, inv. n. 80.
Gioverà ricordare che, erroneamente ma non certo per caso, con l'attribuzione
ad Antonello, poi più volte ripercossa nei decenni successivi, pervenne
a suo tempo dalla veneziana Galleria Manfrin alle Gallerie
dell'Accademia lo splendido Ritratto di giovane, oggi universalmente
conosciuto come capolavoro celebre, e paradigmatico, di Hans Memling (fig. 12), il maestro renano di nascita ma fiammingo di formazione e di
adozione al quale in effetti maggiormente si palesano prossimi sia Antonello da Messina sia Giovanni Bellini, e segnatamente a quella
data. Era stato Cavalcaselle, nell'ascriverlo fra le opere
incerte di Antonello, a ravvisarvi per primo elementi misti di Rogier
van der Weyden e Memling15 – e il primo era stato, come si sa, il più
precoce punto di riferimento di Memling al suo arrivo in Fiandra e prima
di accostarsi anche a Petrus Christus ancora attivo a Bruges; difatti,
il Ritratto d'uomo con paesaggio degli Uffizi e il Ritratto di Jan de
Candida ("Ritratto d'uomo con medaglia") di Anversa, Koninklijk Museum
vor Schone Kunsten, che Cantalamessa aveva fin da principio associato al
Ritratto di giovane dell'Accademia, venivano presto assegnati a Memling,
mentre a rompere gli indugi della direzione delle Gallerie veneziane
interveniva la restituzione a lui a opera dapprima di Kaemmerer16, poi
di Voll17- e di Friedländer18. Voll, in particolare, datava il ritratto
circa il 1473: una situazione che in modo appagante viene a collimare
con il conforme atteggiarsi sentimentale e l'evolvere del gusto e
dell'espressione linguistica di Antonello quale si manifesta nel
ritratto di Berlino e, ciò che qui più direttamente interessa, di
Giovanni Bellini medesimo com'è attestato dal Ritratto Fugger.