Giuseppe Maria Pilo

 

Arte Documento N°9

 

 

 

 

 

Editoriale

 


 


'Restituzioni', restituire, ha in sé il concetto di 'ricollocare'. Dal latino restituere, da statuere, porre, qualcosa 'dov'era prima' (re-), ciò implica il significato di 'ridare a qualcuno qualcosa che aveva perduto o gli era stata presa' - o che, anche, aveva prestato o donato. Consegue, da queste accezioni invalse fin dal Trecento, la più recente, e in qualche misura più radicalmente attinente all'idea originaria, di 'rimettere nello stato di prima', che non per caso si consolida a far tempo dai primi decenni del Settecento in uno spirito di pertinente razionalità, perché più intimamente riguarda l'essenza stessa della cosa oggetto dell'azione.
E' difficile sottrarsi al fascino di una tale ricchezza di concrezioni semantiche in presenza della molteplicità di intenti - e della vasta gamma di risultati - che ha in sé il programma "Restituzioni" che il Banco Ambrosiano Veneto persegue da ormai sette anni a vantaggio del patrimonio artistico del territorio in cui l'istituto opera: beni culturali di proprietà di chiese, enti, istituzioni che, quale ideale contropartita, assicurino la disponibilità al pubblico godimento dei beni medesimi oggetto di analisi scientifica e di risarcimento conservativo nell'ambito dell'operazione, una volta a essi restituiti. E, questo, il momento terminale dell'intera operazione restaurativa - e 'restitutiva' -, che corrisponde alla 'filosofia' profonda che sottende l'intero programma.
Procedendo con ordine, "Restituzioni" significa in effetti, prima di tutto, risarcimento del bene culturale, dell'opera d'arte, al suo pristino stato - che non sarà mai, comunque, per ovvie ragioni 'storiche', l'originario: una condizione fisicamente sicura, di dignità, di agevole leggibilità. Ogni intervento restaurativo è preceduto da approfondite analisi tecniche di laboratorio atte a formulare la diagnosi e a stabilire le modalità di intervento nonché dall'acquisizione di ogni dato catalografico utile a determinare lo stato 'anagrafico' del bene; ed è seguito dalla pubblicazione di tutto ciò e dei risultati conseguiti nonché dall'esposizione delle opere restaurate. A questo momento fondamentale dell'operazione, segue la "restituzione" dei beni così risarciti grazie all'impegno finanziario della banca alle rispettive proprietà. Ciò comporta, con il rientro delle opere d'arte nelle sedi per cui son nate, la loro "restituzione" alle comunità alle quali appartengono e la loro reimmissione - "restituite" nelle loro valenze più attive - nel circuito culturale delle idee a vantaggio dei contesti sociali cui pertengono. In tale flusso vitale di pensiero, esse sono così "restituite" alla funzione originaria che ne ha determinato la nascita e la destinazione d'uso; se ne realizza in tal modo la "valorizzazione", che è quanto dire il momento conclusivo e l'obiettivo ultimo di ogni operazione correttamente mirata alla tutela dei beni culturali e che, in quanto tale, sta a fondamento del programma d'interventi che Ambroveneto ha studiato e realizza con cadenza annuale.
Può non aver senso, in un'operazione così pensata e rivolta a tali obiettivi, valutarne i risultati sulla base di una quantificazione numerica. Ma, poiché gli stati di avanzamento, per dir così, del programma, con quest'anno 1995 sono pervenuti alla settima edizione, è anche giusto tentarne un provvisorio bilancio. Si approssimano a centotrenta le opere, o i complessi di opere, restaurate nel corso di questi sette anni e in tal modo restituite alla cultura: nove corredi funerari, numerose altre opere antiche - fra esse emerge, quest'anno, quel Ritratto virile in bronzo rinvenuto nel 1937 sul greto dell'Adige a poca distanza da Verona che si conserva nel Museo Archeologico al Teatro romano di quella città, oggetto fino a ieri di discussioni circa la sua identità, che l'indagine restaurativa testé condotta ha definitivamente restituito al suo carattere di splendido originale di età tardo repubblicana/augustea; cinquanta dipinti; quattordici sculture; corredi e oggetti liturgici, ventiquattro dei quali di oreficeria, specialmente medievale.
E un "bilancio" in crescita, come comporta la qualità dei risultati ottenuti e il favore
che ne consegue; e ne fan fede le cifre, che sono pur sempre significative: nell'edizione del 1989 "Restituzioni" ha curato il restauro di dodici opere; in questa del 1995 sono ventisette i tesori d'arte restituiti alla salvezza e all'attiva circolazione della cultura.
Tutto questo è, a veder nostro, molto positivo, perché rappresenta in modo esemplare la possibilità che il privato intervenga e concorra in forme intelligenti e originali al perseguimento di obiettivi di comune interesse e di pubblica utilità nell'azione di tutela del patrimonio artistico e storico della Nazione. E' un compito gigantesco, nel quale il pubblico non può non impegnarsi senza risparmio: pena la responsabilità inescusabile del non assolvimento di precise e ineludibili disposizioni costituzionali. Questo ribadito con forza, è altrettanto chiaro che ogni apporto di energie e di risorse dall'altro versante, quello dell'iniziativa e dell'inventiva privata, non può che essere salutato con il più grande favore: e ciò non solo nella prospettiva del concreto contributo di capacità e di mezzi che ne deriva, certamente preziosi a fronte del colossale impegno che il compito comporta; ma altrettanto, e fors'anche più, per il significato di profonda coesione, di convergenza su obiettivi che sono di tutti, di sinergia di competenze, di potenzialità, di strumenti operativi nel concorrere dei quali si può confidare per il conseguimento di qualche utile risultato.
Questo tanto più è vero quando prove concrete e meritorie di tal segno si realizzino in stretta sintonia di scelte e di metodi, com'è necessario, con gli organi istituzionali di tutela; com'è il caso del Banco Ambroveneto il cui programma d'interventi si svolge in costante correlazione con le Soprintendenze per i Beni archeologici, per i Beni artistici e storici del Veneto e per i Beni artistici e storici di Venezia.
Anche sotto questo profilo, l'iniziativa del Banco Ambrosiano Veneto in favore dei beni culturali ci è apparsa e ci appare esemplare; e tutto ciò anche motiva la vicendevole attenzione che s'è instaurata fra una tale proposta e una realtà qual'è ARTE Documento: che trova motivo nella conformità di obiettivi e analogie d'impegno operativo.
Una tale collaudata affinità trova per il secondo anno consecutivo concreta applicazione nelle pagine che seguono. Le molteplici connotazioni che fanno il pregio del programma Ambroveneto per i beni culturali nel contesto di una ideologia e di una prassi d'intervento a ciò finalizzata sono qui individuate da Edoardo Pittalis, vicedirettore del Gazzettino, e dal critico d'arte Paolo Rizzi.
L'arco di tempo coperto dagli interventi del programma "Restituzioni" 1995 è assai ampio: spazia, per l'archeologia, da testimonianze del XIV/XIII secolo avanti Cristo a opere del VII secolo dopo Cristo; per l'arte del medioevo e dell'età moderna, abbraccia un percorso di cinque secoli, dal XIII/XIV al XVIII, e comprende, accanto a oggetti liturgici e d'oreficeria sacra e a una problematica intrigante scultura in terracotta del XV secolo della chiesa veneziana di San Giobbe, dipinti di Dario Varotari, fra Semplice da Verona, Vittore Carpaccio, Jacopo Tintoretto, Sebastiano Mazzoni, Sebastiano Ricci, Giovan Battista Tiepolo. Ne danno qui conto, rispettivamente, Giovanna Luisa Ravagnan della Soprintendenza Archeologica per il Veneto e Adriana Augusti, vicesoprintendente ai Beni artistici e storici di Venezia.
L'imminenza del trecentesimo della nascita di Giovan Battista Tiepolo, il 5 marzo 1696, conferisce uno speciale rilievo al risarcimento conservativo dei suoi due splendidi dipinti della Scuola Grande di San Rocco, Agar e Ismaele e Abramo visitato dagli angeli, che ne hanno riacquistato viva luce.

Adriana Augusti riferisce qui dei restauri sul piano tecnico; Paolo Rizzi, sul filo della memoria e del sentimento, traccia un ideale itinerario dei recuperi 'tiepoleschi' in Venezia dovuti all'iniziativa Ambroveneto, non solo nella presente ma anche nelle passate edizioni: un itinerario che muove dai due incantevoli quadri della Scuola di San Rocco dei primi anni trenta, si continua con la meno nota Estasi di san Francesco di Paola di San Beneto e si completa con due celebri, avvenenti testimonianze del quinto decennio, la Comunione di santa Lucia ai Santi Apostoli e la Madonna con tre sante domenicane dei Gesuati.
Tocca dunque a loro prendere per primi la parola su temi connessi con Giovan Battista Tiepolo in questa vigilia del terzo centenario della nascita del pittore. Nel prossimo volume 1996 ARTE Documento dedicherà a Tiepolo e a problemi con lui correlati un ampio dossier che comprenderà contributi di Giuseppe Ellero, George Knox, Egidio Martini, Andrea Piai, Giuseppe Maria Pilo, Marilede Pilo di Prampero, Pietro Scarpa, Vittorio Sgarbi.
In preparazione alle iniziative che la festa centenaria porterà con sé nel prossimo anno, la cattedra di Storia dell'Arte moderna dell'Università Ca' Foscari di Venezia ha predisposto un programma di lezioni 'sul campo' nei luoghi veneziani della giovinezza di Tiepolo, che si continuerà sui grandi cicli pittorici del maestro a Udine: gli affreschi del Palazzo Patriarcale, la decorazione della cappella del Santissimo Sacramento e le pale della cattedrale, l'oratorio della Purità, gli interventi nel salone del Parlamento della Patria in Castello.
Con la pubblicazione del volume 8 si è concluso il previsto triennio di esperienza editoriale concordato fra ARTE Documento e la Società Finanziaria Editoriale San Marco, editrice del Gazzettino, un'esperienza che è stata soddisfacente per entrambe le parti; esse sono state d'accordo nel ravvisare l'opportunità che sia soprattutto migliorata la distribuzione della Rivista, nel rinnovato spirito di una collaborazione che si vuole continui nel tempo.
Edizioni della Laguna subentra con questo volume nella pubblicazione di ARTE Documento, assicurando la continuità di un impegno in ordine alle finalità che la Rivista persegue, sulla base di un'esperienza ormai collaudata da oltre un quindicennio di qualificata produzione nel settore specifico.

 

 

Giuseppe Maria Pilo

 

 

 

 

 

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