Come Michelangelo concepì la sistemazione della piazza del Campidoglio

 

 

Giuseppe Maria Pilo

 

 

 

 

 

 

1. Pianta della piazza del Campidoglio "ex Michaelis Angeli Bonaroti architectura". lncisione edita da Bartolomeo Faleti; 1567.

 

Comincia in Campidoglio la lunga e intensa attività di Michelangelo architetto nel suo ultimo trentennale soggiorno romano. Nel gennaio del 1538 vi faceva portare dal Laterano, dov'era rimasta conservata per tutto il Medioevo, la statua equestre di Marco Aurelio, l'insigne bronzo romano con estese tracce di doratura del II° secolo dell'Impero. A questo proposito, Michelangelo intraprese una sua opera di consulente nel marzo del 1539. Provvide fra il 1544 e il 1547 a sistemare il monumento nella posizione che ci è pervenuta al centro della piazza e, per conferirgli il massimo spicco, gli sottopose a modo di piedistallo una struttura fondata sulla figura di un'ellisse, forma che svilupperà nella planimetria della piazza individuandola nel disegno a intreccio del pavimento. Oltre al gruppo equestre, sistemò le antiche statue del Nilo e del Tevere, già antistanti il portico del vecchio palazzo dei Conservatori, ai piedi della scalinata a due rampe che adduce al palazzo Senatorio progettata da Michelangelo dopo il 1539 e realizzata fra il 1544 e il 1554.

 

 

2. Etienne Dupérac, Il progetto michelangiolesco di sistemazione del complesso capitolino raffigurato in alzato. Incisione, 1569.

 


La sistemazione del complesso capitolino era un'opera urgente. Tale si era di recente palesata, a esempio, in occasione dell'entrata solenne di Carlo V nel 1536, quando l'assetto in essere si era dimostrato inadeguato alla nuova forma urbis che Roma stava assumendo. Era un problema aperto, non meno che quello del compimento della rinnovata basilica di San Pietro. Non per caso, sono questi i due impegni di maggior momento che Michelangelo affronta a Roma, impegni che coinvolgevano, entrambi, aspetti determinanti in ordine all'assetto urbanistico della città e al loro significato capitale: per la loro importanza, dell'uno nel dominio della storia e del civile, dell'altro nella sfera del religioso.

 

 

3. Prospetto del palazzo Senatorio. Roma, Campidoglio.


Per la sistemazione della piazza del Campidoglio Michelangelo adottò due ordini di soluzioni: l'una a livello architettonico, l'altra a livello urbanistico. Pertiene al primo aspetto la tipologia degli edifici fondata sull'adozione in facciata di un unico ordine gigante di pilastri, con una soluzione che singolarmente si integra, coincidendo nel tempo, con quella adottata da Andrea Palladio per il prospetto del palazzo Chiericati a Vicenza (1551). La soluzione adottata da Michelangelo collima con un'idea ripetuta più volte da Sebastiano Serlio nel settimo libro del Trattato di architettura, acquistato inedito a Lione da Jacopo Strada nel 1550. Questo potrebbe anche meglio dar ragione del simultaneo impiego di un modulo in effetti complementare – e sostanzialmente univoco nel risultato – da parte di Michelangelo e di Palladio. Ma Michelangelo nell'ideare il prospetto del palazzo dei Conservatori, come di quello dei Musei, introduce un elemento del tutto originale, peculiare alla sua concezione della forma dei volumi nello spazio, della loro funzione e del loro significato, tanto da far tornare alla mente idee espresse nel 'ricetto' – il vestibolo – della Biblioteca Laurenziana. Ciascuna facciata, nel telaio dell'ordine gigante apre in basso nelle profonde concavità quadrangolari architravate del portico, che risucchiano lo spazio della piazza, mentre le cornici del coronamento, con il loro forte progressivo aggetto, esercitano una forte presa sullo spazio medesimo, determinando un vicendevole coinvolgimento fra questo e le membrature degli edifici. Che è già un fatto d'incidenza urbanistica di grande rilievo. Su questo specifico terreno, Michelangelo imposta la sistemazione della piazza fondando su una prospettiva ribaltata, tal che i volumi e i prospetti dei due palazzi laterali, anziché convergervi, divergano dal prospetto del palazzo Senatorio, alto sul fondale del colle – per quanto attiene al quale, peraltro, Michelangelo poté portare a termine nel 1554 solamente la scalinata, che ben reca il segno del suo genio; il rimanente, ivi compresa la realizzazione degli altri due palazzi, fu continuato dopo la sua morte e portato a termine da Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi.
Ne risulta un'inconsueta e tesa prospettiva trapezoidale, che avvicina la fronte del palazzo Senatorio a chi s'affaccia sullo spazio vuoto della piazza dal lato opposto, cui adduce la scalinata interrompendo la bassa linea delle balaustre che lo definisce.

 

 

 

Giuseppe Maria Pilo

 

 

 

 

Questo scritto fa parte di un più ampio saggio su un certo numero di aspetti e problemi dell'architettura di Michelangelo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARTE Documento N° 9

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