Art Déco  

                          

                                                                       

 

 

Si tratta, come è noto, di uno stile decorativo affermatosi in Europa e nel mondo occidentale tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento, sviluppatosi sia come reazione all'elaborato e sinuoso stile Art Nouveau di fine secolo, sia come estetica adatta alla nuova era della macchina ed utilizzato in primis per la produzione di oggetti d'arredamento, gioielli, tessuti, ceramiche, e nella progettazione di interni. La denominazione Art Déco è derivazione dall'abbreviazione di Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, mostra seminale sul design tenutasi a Parigi nel 1925. La cifra stilistica del Déco è individuabile nella politezza delle linee, nella simmetria ed eleganza delle forme, di preferenza associate all'impiego di colori brillanti (in genere primari) e di materiali lucidi e perfettamente levigati, quali il metallo cromato, lo smalto, la pietra e la gemma preziosa. Quanto al repertorio figurativo, i principali riferimenti iconografici rimandano all'arte greca arcaica, così come ai motivi egizi, divenuti una moda in seguito alla scoperta della tomba del faraone Tutankhamon, nel 1922; altra profonda suggestione fu esercitata dalle scenografie orientaleggianti e dall'esotismo dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev, così come dall'estetica geometrizzante del cubismo e di certo futurismo italiano. Come è noto, tra i primi esponenti dell'Art Déco furono il sarto Paul Poiret e il gioielliere e vetraio René Lalique, autore di oggetti dalle linee delicate, sciolte e fluide. Negli anni Venti e Trenta si imposero Jacques-Emile Ruhlmann nel design di mobili, Jean Dunand nelle décorazioni a smalto e Jean Puiforcat nella lavorazione dell'argento, mentre facevano scalpore gli "abiti astratti" di Sonia Delaunay.
I disegni Déco non erano in origine destinati alla produzione industriale: anzi, venivano proposti perlopiù come espressione originale di un gusto massimamente raffinato, ideati alla realizzazione in pezzo unico; tuttavia l'intrinseca semplicità li espose presto alla replicazione in serie, soprattutto nei settori della gioielleria, del vasellame e delle suppellettili. Gradatamente gli Stati Uniti soppiantarono la Francia come fucina delle novità Art Déco, imprimendo inoltre allo stile un'ulteriore spinta nella direzione del rigore geometrico e lineare ed improntando l'architettura, la grafica pubblicitaria, il design (apparecchi radiofonici, juke-box, etc.).
In Italia la diffusione del gusto Déco dura fino ai primi anni Trenta. Nel tentativo di rinnovare le arti italiane attraverso un confronto diretto con la produzione internazionale, viene istituita nel 1923 a Monza la Prima Biennale Internazionale della Arti Décorative. L'esposizione era organizzata in sezioni regionali, esibendo diversi saggi della produzione artistica peninsulare, come ad esempio la sala da pranzo di Vittorio Zecchin nella sezione triveneta, e i mobili di Ettore Zaccari in quella lombarda, che nonostante mostrassero residui di certi idiomi `locali', nondimeno dialogavano appieno con il panorama artistico europeo.
Meriterebbe più di un accenno, infine, l'estetica femminile elaborata dal Déco che informa la più parte dell'iconografia della produzione ceramica dell'Ars Pulchra e della altre manifatture coeve. Essa documenta la pervasività del Déco nel consumismo tradizionale e la stessa emersione di una nuova immagine femminile che è certamente funzionale al nuovo ruolo - soprattutto economico - della donna nella società occidentale. Insomma, mentre rifletteva il prestigio crescente della donna moderna, il consumismo ispirato all'Art Déco e mediato soprattutto dall'iconografia cinematografica contribuì alla diffusione di una immagine della femminilità che avrebbe dominato l'immaginazione occidentale per le decadi a venire.
Di fatto, però, la crescente e contraria ondata reazionaria, che attraversò la cultura del secondo conflitto mondiale, spense le pretese di emancipazione e di autoaffermazione delle generazioni precedenti, riducendo l'immagine della donna a puro oggetto di desiderio, pantomima di una sensualità sbrigliata e pruriginosa.

Tra gli esempi più significativi del Déco e a testimonianza della sua vasta diffusione geografica, si ricordano gli ambienti del Radio City Music Hall (1931) di New York, progettati da Donald Deskey; mentre tra gli edifici spicca il grattacielo Chrysler, di William van Alen (1930, New York), con la lussuosa facciata in alluminio laminato e la cuspide ad archi. In Francia, esempi autorevoli di Art Déco nell'architettura furono le sale espositive di Ruhlmann a Parigi, il Pavillon d'un Collectionneur per l'Exposition del 1925 e il Grand Salon della nave di linea Normandie (1930 ca.), con lampade e decori di Lalique. In Gran Bretagna un noto esempio di architettura e design Decò è rappresentato dal Hoover Building di Londra, progettata da Wallis Gilbert nel 1932. Mentre fra i designer e gli architetti italiani che produssero opere in stile Déco vanno citati, tra gli altri, Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Duilio Cambellotti, Gio Ponti.

 

 

 

Maria Grazia Gargiulo

 

 

 


TESTI DI RIFERIMENTO:
 

Maria Grazia Gargiulo - Ars Pulchra 1935-1962, Ceramiche del Novecento Italiano. Pacini Editore